PMI: quali contenuti postare sui social media per non essere troppo autoreferenziali?
Qualche settimana fa la frequentazione a un seminario mi ha dato l’occasione per sviluppare una breve riflessione sulla differenza che esiste per un’azienda fra il “vendere” e il “farsi acquistare”. Il lavoro di chi si occupa di comunicazione e marketing, al di là delle esigenze contingenti, dovrebbe essere orientato a fare in modo che l’azienda si metta soprattutto nelle condizioni di “essere acquistata”. Si tratta di un percorso non breve, un lavoro di continua semina che passa attraverso il tentativo di diventare un punto di riferimento per i propri potenziali clienti, anche attraverso la gestione dei profili sui social media.
E’ proprio con questa filosofia che quotidianamente ritengo si debba affrontare la gestione di qualsivoglia profilo sui social network. Un’attività che in azienda può dare sorprendenti risultati specialmente se, chi la gestisce, riesce a coinvolgere le altre aree aziendali nella propria attività e l’area commerciale in particolare come ho già scritto in altri post nei mesi scorsi. Il più delle volte c’è sintonia con l’imprenditore riguardo a certe esigenze e opportunità di engagement, poi però può capitare di scivolare su una buccia di banana quando non si riesce a spiegare fino in fondo l’utilità di creare contenuti e condividire post che, apparentemente, poco hanno a che fare con i prodotti che l’azienda commercializza.
Perché i social media non sono le piattaforme giuste per promuovere solo e sempre prodotti e servizi aziendali, ma sono comunque sempre importanti perché individuano i segmenti di clientela, da individuare in base ai loro interessi, nonché i mercati a cui gli stessi prodotti/servizi sono destinati. Ecco perché è necessario allargare la cerchia dei contenuti da creare a tutti i mercati potenzialmente interessanti per i prodotti commercializzati dall’azienda. E’ anche in questo modo che un utente può scegliere di seguire l'attività di un'azienda sui social network, individuandola come punto di riferimento del mercato per la qualità dei contenuti postati, al di là delle dimensioni aziendali.
Si tratta di una logica che risponde alle caratteristiche stesse degli strumenti social utilizzati e all’evoluzione che ha avuto il marketing negli ultimi anni, considerato l’avvento dei social network. Sono sempre più lontani i tempi in cui con il marketing si doveva convincere, oggi la parola d’ordine è coinvolgere. Per farlo, il marketing è passato (senza dimenticarle) dalle 4P di Jerome McCarthy alle 4C (che rimangono C anche con i concetti tradotti in italiano) individuate da Philip Kotler nel suo Marketing 3.0 (2009):
- Contenuto: creare e condividere contenuti di qualità sono le due attività che creano coinvolgimento sui social media.
- Conversazioni: ascoltare, monitorare e rispondere nel più breve tempo possibile.
- Comunità: si costruisce attraverso lo scambio di idee, di esperienze e di consigli.
- Connessioni: si stabiliscono attraverso interazioni e dialogo.
Tutte pratiche che puntano alla quinta C, quella del Coinvolgimento che ha imposto nel marketing la rivoluzione a lungo termine guidata dai Social Network focalizzata su:
- Visione a lungo termine
- Relazioni forti e durature
- Guadagno che aumenta nel tempo
L’obiettivo è quello di costruire Fiducia con i propri potenziali clienti cambiando metodo rispetto all’idea autorefenziale di comunicare unicamente la propria azienda e i relativi prodotti. Si è allargato il contesto che oggi richiede di contestualizzare, informare, educare, ascoltare intercettando i bisogni dei potenziali clienti e stakeholders. Di tutto questo deve tener conto ogni buon piano editoriale di cui deve dotarsi chi si occupa di gestire profili aziendali sui social media.
Strategic Marketing Manager at Idrobase Group Srl
9 anniNuotare a testa bassa ti acconsente di non distrarti e quindi di mantenere il ritmo per poi magari, una volta tanto che alzi la testa, accorgerti che sei andato in una direzione diversa rispetto a quella programmata. A mio avviso i social network, fra i loro tanti vantaggi, ne hanno uno molto caro a noi uomini marketing; ti dicono fuori dai denti dove sei, cosa ne pensano del tuo prodotto, azienda, azione e questo da te l'opportunità, se necessario, di modifcare la rotta, o di avere conferma di essere nel giusto. Tutto questo a patto che tu sia capace di stimolare un feedback.
Associate Director Marketing Campaigns EU @ Audible
9 annimirko carpentiero Leggi :)
Marketing Communications, Sales & Business Development
9 anniVista la diffusa cultura di content management - anche o soprattutto digital - non posso che condividere le tue osservazioni. Mi preme però sottolineare che fino a poco tempo fa il buon Kotler (ad esempio nel sul ultimo passaggio a Milano... o penultimo) dichiarava che le aziende non dovevano investire in attività social oltre il 10% del budget complessivo di marketing. Alla lecita domanda "perché", rispondeva molto semplicemente che i social media sono ambienti generalisti nei quali porsi come ascoltatori nel dialogo user/user e user/azienda per cogliere motivazioni e interessi, ma che non danno ad oggi certezze su risultati quantitativi. Sorvolando sulle statistiche che ancora oggi ci parlano di 'uno strumento' a bassa efficienza di vendita - personalmente traduco la visione 'limitata' di Kotler con un caposaldo del marketing, per cui 2 dei driver fondamentali dell'attività di marketing sono mantenere (profittevoli) i clienti e trovarne di nuovi, vale a dire retention e acquisition. Due paroline che, come sai bene anche tu, sono molto care e considerate dalle pmi. OK, se poi dobbiamo spiegare loro cosa sia la autoreferenzialità da evitare, che detto in termini ben più banali di quanto tu abbia fatto significa "non postare sempre info su te e i tuoi prodotti", allora rischiamo che non sia chiaro il filo che unisce la strategia di contenuto da quella più terra-terra di vendita o di promozione; ma qui le tue motivazioni sono azzeccatissime. Varrebbe tuttavia la pena misurare l'incomprensione, o presunta tale, in rapporto con la dimensione del budget digitale e social, che a mio modo di vedere è direttamente proporzionale. Forse prima di educare o coinvolgere gli utenti è meglio pianificare istruire e coinvolgere dirigenti e titolari d'azienda. Sono troppo tradizionalista?
Gestione comunicazione web e social presso I.Brain srl
9 anniMolto interessante!