(R)esiste anche l'Abruzzo: non abbandoniamolo!

Questo reportage "sul campo" di Paolo Rumiz parte dal Lazio (Amatrice) per arrivare nelle Marche attraversando l'Umbria (Norcia). Resta fuori l'Abruzzo, pur essendo una regione che condivide con le sorelle confinanti la drammatica emergenza del sisma infinito che ha avuto inizio il 24 agosto 2016 e proseguita ancor più violentemente con la nevicata epocale di gennaio. Un territorio martoriato ma che rimane sempre sullo sfondo, in secondo piano, nel racconto pubblico di ciò che è successo. Si parla di ricostruzione, non solo fisica (degli edifici lesionati, delle attività produttive e agricole crollate, delle infrastrutture distrutte come le strade) ma anche economica e sociale. Ma non si sa ancora come sarà garantita, con quali risorse, con quali regole, con quali indirizzi e obiettivi. Nel frattempo le aree interne sono a un punto di non ritorno.

La situazione nell'entroterra teramano (il più colpito dalla combinazione terremoto+maltempo) è simile a quella descritta da Paolo Rumiz durante il suo viaggio lungo la faglia. La differenza principale sta nella mancata devastazione di interi paesi, ma gli effetti sono stati analoghi: migliaia di sfollati hanno lasciato le case inagibili, abbandonando i luoghi dove affondano le loro radici. E anche chi è stato più fortunato ha deciso, in molti casi, di lasciarsi alle spalle la vita prima del terremoto, per paura o per senso di impotenza. E così muore un tessuto economico, sociale, culturale. A meno che non si riparta proprio dalle radici per ricostruire, in via prioritaria, le comunità. 

Il primo passo è quello di dare voce a chi, strenuamente, sta provando a resistere (come i tanti esempi incontrati lungo il cammino da Paolo Rumiz). A tutti coloro che non hanno ceduto, non hanno abbandonato paesi semivuoti, silenziosi, spettrali. A chi vuole restare a casa propria, provando in tutti i modi a portare avanti attività, lavori, mestieri già difficili prima, proibitivi adesso. Ma che sono pur sempre il lascito di un modello sociale ed economico endemico e tramandato da generazioni, basato sulla conoscenza, la cura, lo sfruttamento sapiente delle risorse della natura. Agricoltura e allevamento, contadini e pastori. Lo si può essere anche nel XXI secolo, in modo nuovo.

E' necessario, dunque, compiere analogo viaggio ai piedi del Gran Sasso e dei Monti della Laga, lungo le valli dei fiumi che solcano la fascia pedemontana: il Tordino, il Vomano, il Salinello. Un cammino nell'Abruzzo Teramano per raccontarne i volti, le storie, le esperienze, le richieste, le necessità. Lancio lo spunto per un progetto ampio che possa aiutare a non spegnere le luci su questo angolo di territorio. Io sono pronto a partire: chi vuole aiutare con la sua collaborazione, professionalità, sensibilità è il benvenuto.

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