Ricominciare. Di fuoriuscite aziendali e rinascite
Foto originale di Cristiana Carvalho

Ricominciare. Di fuoriuscite aziendali e rinascite

Avreste voluto non dover ricominciare. Trovate ingiusto, dopo aver molto dato ad un'organizzazione, doverlo fare magari a fronte di tanti anni di investimento, dedizione, commitment e/o a seguito di una lunga gavetta e una grande seniority acquisita. 

Eppure delle logiche e politiche hanno deciso per voi e siete fuori.

Questo è lo scenario in cui più di frequente mi imbatto quando mi avvio ad accompagnare le persone nell'ambito del supporto alla ricollocazione professionale. 

Dinanzi a me persone alle volte arrabbiate, altre deluse, altre tristi, altre depresse, altre scoraggiate, raramente pronte con entusiasmo per il nuovo inizio.

Talvolta ci si vergogna o ci si sente in colpa. 

Le emozioni fluttuano e sono comprensibilmente mutevoli a seconda della fase in cui io stessa incontri la persona in questione. 

"Cos'avrò fatto per meritarmi questo?", anche a fronte di chiusure di divisioni o corpose riorganizzazioni se lo chiedono spesso, come anche "E ora da dove comincio?". 

Bisogna ricominciare da noi, non c'è alternativa dal mio punto di vista.

Il mercato è strumento valido di interlocuzione solo se è da lì che diamo senso al nuovo inizio. 

Bisogna attivarci in una lettura maggiormente consapevole e chiara di ciò che sappiamo e vogliamo, di ciò di cui abbiamo bisogno, di quello in cui crediamo. 

Bisogna spalancare le porte alla scelta di dove direzionare la propria bussola, anche usando una guida che ci indichi la rotta quando questa non si è ancora schiarita. 

"Ricominciare è il verbo di chi decide cosa fare in base alle proprie intenzioni, il verbo di chi non fa scegliere allo scoraggiamento la propria direzione", afferma l'esperta di Mindfulness Nicoletta Cinotti in un articolo di oggi. 

Come ogni altro stato d'animo che può intervenire, lo scoraggiamento è legittimo e umano; attraversiamolo, prendendoci il tempo che occorre, ma senza arrestare la corsa. 

Le nostre vite sono costellate di nuovi inizi e di rinascite. 

Ricominciare può voler dire CONOSCERE e COLTIVARE ulteriori UNIVERSI che sono opportunità. 

E chissà quante galassie meravigliosamente inesplorate potranno allora materializzarsi difronte ai nostri occhi. 

Ettore Marongiu

Trainer and training manager

4 anni

Non mi sono mai trovato in una situazione simile con il lavoro. Ma nella vita privata si. Ancora le parole inglesi non erano di moda, ma tanti mi dissero queste stesse cose. Adesso ti faccio la domanda che feci loro, a cui nessuno rispose. Me lo traduci in una scaletta di azioni concrete? Fin da ragazzino smontavo e rimontavo di tutto. Qualunque cosa non sia riconducibile ad azioni concrete non la capisco. Anche il mio modo di fare training si riconduce a questo. 5 punti, anche 4. Giusto per capire se mi sono perso qualcosa. Grazie

Rovena Bronzi

Orientatrice ASNOR | Job coach | Operatrice Nucleo Inserimento Lavorativo | Politiche attive 🌟 Ti aiuto a raccontare e valorizzare nel tuo Cv la tua storia 🌟 Ti accompagno nel cercare lavoro e a #rivederlestelle

4 anni

Annadebora Morabito complimenti per l'articolo! Ho appena finito di leggere un libro proprio sull' outplacement e ho ritrovato nel tuo articolo, molti dei passaggi che più mi hanno colpita del libro, quali la definizione delle emozioni che possono caratterizzare chi sta vivendo certe situazioni e che rappresentano le varie fasi dell'elaborazione del lutto (perché per molti è proprio di quello che si tratta, di un vero e proprio lutto). Le varie fasi del diniego, della rabbia, della contrattazione, della depressione e finalmente l'accettazione che porta finalmente alla rinascita. Prima di tutto, quindi, chi si occupa di ricollocazione, prima di iniziare qualsiasi percorso, dovrebbe capire il suo utente in quale fase si trova, perché altrimenti qualsiasi approccio potrebbe risultare controproducente. Eppure l'idea che mi sono fatta è che nei percorsi di outplacement c'è una prima fase proprio dedicata a ciò e parallelamente alla ricostruzione dell'autostima e dell'identità professionale e umana dell'utente, in molti altri percorsi, più legati alle PAL, questa parte spesso viene bypassata. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.

le parole di Annadebora Morabito sono lievi e cariche di speranza. Resta a noi (a me) interiorizzarle per farne pietre su cui poggiare le fondamenta di questa nuova casa...

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