Se non ora, quando?
Da oltre 100 giorni assistiamo al conflitto in Ucraina, in pandemia ci siamo ancora, l’inflazione è ai massimi storici, il prezzo del gas tocca i 150 euro per megawattora, il cambiamento climatico è sempre più visibile a tutti: insomma, è umano essere preoccupati.
Ma possiamo mai vivere nella paura? No, perché la preoccupazione ha solo un effetto, quello di paralizzarci.
Ora, cancellare gli eventi che ho appena elencato è impossibile ma possiamo ragionarci sù e guardarli da lontano, come quando si guarda un paesaggio e la visuale prospettica ci fa percepire lo spessore delle cose. Grazie alla distanza noi possiamo apprezzare il volume degli alberi, la potenza delle montagne, la profondità del cielo e la consistenza delle nuvole.
Romantico?
Anche, ma in questo caso ho indossato gli occhiali della consapevolezza. La consapevolezza di riuscire a guardare le cose da lontano per apprezzarne l’insieme e averne così un disegno completo. Ed è con la stessa consapevolezza che mi approccio con i colleghi che di fronte ad una scelta professionale, si aggrappano alle frasi “adesso non è il momento, i mercati non sono stabili” o “adesso proprio no, sarebbe troppo rischioso”.
Ma perché i mercati tranquilli lo sono mai stati? Ma pianificare e gestire il rischio, non sono alcuni degli aspetti fondamentali della nostra professione?
Se guardiamo con professionalità il mondo della finanza, la volatilità dei mercati finanziari è ineliminabile, è una costante (con picchi certamente), quindi ancorare le proprie scelte professionali a queste turbolenze rappresenta una giustificazione più che una motivazione.
I rischi, è vero, ci sono e sono ovunque ma è la capacità personale di ciascuno di noi di mitigarli e affrontarli a fare la differenza.
Ma allora che cosa c’è dietro quel tentennamento, quel procrastinare una scelta? Conviene fare un’analisi interiore e comprendere quale sia la motivazione che ti ha fatto pensare al cambiamento professionale.
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Occorre chiedersi “perché sento il bisogno di cambiare lavoro? perché sto pensando di affacciarmi al mondo della libera professione? Che cosa sto cercando dalla nuova realtà?
Il vero punto è infatti riflettere su che cosa si vuole dal proprio lavoro e da se stessi.
La mia esperienza mi insegna che le persone si muovono da A a B quando si sentono fasciati in logiche antiche, costretti a svolgere mansioni ripetitive, quando i ritmi di lavoro diventano poco conciliabili con la vita personale o quando il cliente è solo un portafogli da gestire (e purtroppo talvolta da spremere).
Se invece si è alla ricerca ad esempio di autonomia nella gestione dei clienti, un migliore work-life-balance, un riconoscimento economico direttamente proporzionale al lavoro svolto e un percorso formativo solido, è chiaro che il passo verso il cambiamento esiste, è germinale ma c’è e non c’è evento esterno che debba smuoverti dai tuoi bisogni. Certo, queste motivazioni devono essere poi supportate da concrete riflessioni.
Devi immaginarti il domani e chiederti: come saprò gestire le novità? Quale sarà il mio atteggiamento di fronte alle difficoltà? Che relazione intendo attivare nel nuovo team e con i clienti? Chi sarà il manager che mi aiuterà nel cambiamento?
Inoltre non basta una sede di prestigio a rendere di valore la nuova realtà. Verifica quali sono i valori che guidano la nuova realtà, come (e se) è svolta la formazione, se le competenze sono riconosciute e apprezzate, se il bilanciamento tra vita personale e professionale è reale e, infine, se la consulenza patrimoniale è svolta per il cliente.
Dopo un confronto approfondito con chi ha già fatto il tuo passo, dopo aver smarcato tutte queste riflessioni, così da aver raggiunto una adeguata consapevolezza di ciò che sarai, ecco, quello è il momento giusto: è il tuo e diventa reale - con tanto di data sul calendario.
Il passo più difficile, in un nuovo viaggio, è sempre il primo, quello sulla soglia di casa.
Concordo con le sue riflessioni, e traggo alcuni spunti interessanti. Grazie per la sua condivisione
Consulente finanziario Sanpaolo Invest Parla di #consulenzafinanziaria# pianificazione finanziaria# progetti di vita# privatewealthmanagement#
2 anniConcordo Riccardo con le tue riflessioni. Consapevolezza è proprio la parola che oggi, ad un anno dalla mia scelta di cambiamento professionale, mi rappresenta. Diventare un consulente consapevole la spinta al cambiamento che mi ha motivato!
Partner dell'imprenditore e dell'alta direzione nei progetti di cambiamento. Agente di cambiamento. Mentore, Facilitatore, Business Coach, Family Business Advisor, Management Consultant
2 anniÈ molto interessante il tuo articolo Riccardo Miazzo e mi dà la possibilità di inserire una riflessione che ritengo utile. Non possiamo modificare nel breve gli eventi in cui siamo immersi ma possiamo cambiare l'atteggiamento con cui li affrontiamo. Questo dipende da noi e quindi è una nostra responsabilità. Non facile ma assolutamente possibile. Il primo passo è acquisire questa consapevolezza. Il secondo passo è assumersi la responsabilità del nostro atteggiamento. Grazie Riccardo per l'opportunità.