Split payment: professionisti con "doppia ritenuta" - Proibitivo lavorare con la PA ?

Nicola Forte - Dottore commercialista in Roma

La Manovra correttiva 2017 ha confermato l’applicazione dello split payment anche nei confronti dei professionisti. Conseguentemente, gli esercenti arti e professioni subiscono una “doppia” ritenuta: se da un lato il sostituto d’imposta è obbligato a trattenere la ritenuta IRPEF pari al 20% dei compensi, lo stesso soggetto deve ora trattenere l’IVA che sarà successivamente versata nelle casse dell’Erario, con ricadute in termini di (forte) contrazione di liquidità. Le esigenze di controllo e l’applicazione di meccanismi anti frode rendono il sistema sempre più complicato, in controtendenza con l’esigenza di semplificazione più volte invocata da imprese e professionisti.

Uno degli argomenti più dibattuti della Manovra correttiva 2017 ha riguardato l’estensione dello split payment alle prestazioni poste in essere dagli esercenti arti e professioni. I primi commentatori si sono espressi negativamente sulla nuova misura. 

Gli esercenti arti e professioni subiscono, a seguito della novità recata dal D.L. n. 50/2017, una “doppia” ritenuta: 

- infatti, da una parte il sostituto di imposta è obbligato a trattenere la ritenuta IRPEF pari al 20 per cento dei compensi, 

- lo stesso soggetto deve ora trattenere l’IVA che dovrà successivamente essere versata nelle casse dell’Erario. 

Ne consegue automaticamente una forte contrazione di liquidità. Per tale ragione, nel corso dell’iter di approvazione del provvedimento, una delle numerose modifiche proposte prevedeva l’applicazione parziale del meccanismo. Secondo uno degli emendamenti presentati, il committente avrebbe dovuto trattenere il 70 per cento dell’IVA e versare al professionista il 30 per cento del tributo.

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La modifica proposta è stata completamente superata e lo split payment troverà applicazione integrale anche per le prestazioni poste in essere dai professionisti. La conferma è avvenuta per il tramite dell’abrogazione del comma 2 dell’art. 17-ter del decreto IVA, che originariamente escludeva questi soggetti.

È stata altresì confermata l’estensione riguardante i soggetti destinatari delle prestazioni. 

Dal 1° luglio 2017 il meccanismo interesserà le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate nei confronti delle amministrazioni pubbliche, delle società controllate direttamente ed indirettamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dai Ministeri, delle società controllate direttamente dagli enti territoriali: regioni, province e comuni. Sono altresì soggette allo split payment anche le prestazioni effettuate nei confronti delle società quotate inserite nell’indice FTSE - MIB. 

Il problema che gli operatori dovranno affrontare ogni volta riguarda la corretta individuazionedei soggetti destinatari delle prestazioni obbligati a trattenere l’IVA in base allo split payment. 

La legge di conversione della Manovra correttiva ha previsto una novità. 

In particolare, i cedenti o i prestatori potranno richiedere ai cessionari o committenti il rilascio di un documento (un’attestazione) in grado di confermare l’applicazione del meccanismo alla prestazione posta in essere. 

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Al fine di fare fronte alla carenza di liquidità dovuta all’applicazione dell’art. 17-ter in rassegna, la legge di conversione prevede ulteriori novità per favorire la restituzione delle eccedenze a credito. I rimborsi saranno pagati direttamente dal Dipartimento delle entrate, Direzione centrale per la riscossione, a valere sulle risorse finanziarie disponibili sulla contabilità speciale tenuta dall’Agenzia delle Entrate. L’attuazione richiederà l’emanazione di un decreto del MEF entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione. 

Inoltre, per la restituzione delle eccedenze che si sono formate in conseguenza dell’applicazione del meccanismo dello split payment si potrà fruire, come già in passato, di una corsia preferenziale che dovrebbe rendere più veloce la restituzione delle somme oggetto di rimborso.

É evidente, però, che le esigenze di controllo e l’applicazione di meccanismi anti frode rendono il sistema più complicato, in controtendenza con l’esigenza di semplificazione più volte invocata da imprese e professionisti.


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