SUPPLY CHAIN NEL MONDO DEI FASHION RETAILERS
L’aspettativa del cliente sta aumentando e si sta diversificando sempre piu’. C’è chi ama la tradizionale “shopping experience” in un grande e moderno centro commerciale, dove avere un contatto fisico con il prodotto ed interagire con un operatore; viceversa, molti clienti clienti utilizzano portali On Line per i loro aquisti, identificano i loro prodotti target e li mettono nelle wish list in attesa di un’offerta speciale o del famoso Black Friday. Tra questi due approcci estremi di acquisto, che semplificando potremmo definire come “brick&mortar” ed “e-Commerce”, esiste tutta una scala di grigi fatta da modelli misti quali il “Try & Buy” (negozi fisici di test del prodotto, propedeutici all’acquisto on Line), il “Clic&Collect” (dove il prodotto è ordinato on line e ritirato presso il negozio) e molti altri ancora, che sono resi possibili dal concetto di Omni Channel che negli ultimi anni sta rivoluzionando la Supply Chain dei vari retailers.
In estrema sintesi, possiamo definire l’Omni Channel come un insieme inter correlato delle modalità di fornire un prodotto al cliente, che influisce decisamente nella supply chain del retailer; quello che distingue l’Omni Channel dal tradizionale Multi Channel, è il fatto che i processi di quest’ultimo sono intimamente connessi tra loro e che la logistica a supporto deve tener conto di tutti questi processi simultaneamente.
In pratica, la distribuzione di prodotti ad un negozio, oppure la distribuzione degli stessi direttamente al cliente finale, che ha fatto l’ordine on line, possono generare processi logistici separati, all’interno dello stesso centro di distribuzione oppure, nei casi di aziende piu’ strutturate, in centri logistici distinti.
Vediamo di approfondire il concetto con esempi concreti: immaginiamo un centro logistico di un grande fashion retailer, progettato e realizzato nei propri processi interni per garantire costante rifornimento ai punti vendita europei.
INBOUND (ricevimento merci). Il centro di distribuzione riceve quotidianamente migliaia di pallets provenienti dalla rete di fornitori che quotidianamente gli operatori ricevono ed accettano grazie all’utilizzo di terminali portatili, quali lo Skorpio , oppure tramite Hand Held quali il Powerscan.
Una volta accettata la merce, sulla base di una conferma da parte del WMS del retailer (Warehouse Management System, ovvero “il braccio armato” del gestionale aziendale per la gestione del magazzino), e facendo il match con la documentazione di trasporto dello spedizioniere, il primo passo è fatto, e i prodotti ufficialmente “appartengono” al centro di distribuzione.
WAREHOUSING (Magazzino). Una volta entrata la merce, servono le strategie piu’ corrette per un efficace e rapido immagazzinamento. Semplificando molto le cose, possiamo individuare due macro strategie: a) Immagazzinamento del pallet intero, in un’area di stock temporaneo, b) split (spacchettamento) del pallet in pacchetti/cartoni , che andranno a popolare i magazzini di picking. Nel caso a) un terminale da carrello come il Rhino II, in combinazione con il Powerscan aiuta a velocizzare le operazioni ed a minimizzare gli errori di allocazione fisica dei pallet, specialmente nei piani piu’ alti che, solitamente, sono quelli che ospitano i codici (o SKUs) che ruotano piu’ lentamente.
In altre parole, qualora non sia presente un magazzino automatico interamente dedicato ai pallets, cosa che avviene solo nei centri di distribuzione di grandi dimensioni, si posizionano in alto i pallett che fungono da polmone per i prelievi , ovvero per i pallet che vengono posizionati a piano terra o al primo piano. Qui gli operatori (pickers), iniziano a popolare la lista di prelievo, con l’aiuto di varie tecnologie. Le piu’ comuni sono il picking by voice oppure il prelievo attraverso la tecnologia RFID.
Su quest’ultima conviene spendere qualche parola in piu’, perché si tratta di una tecnologia molto utilizzata nel campo del fashion retailer. A fronte di un costo superiore del tag RFID, dove risiede il valore aggiunto di questa tecnologia? Per rispondere a questa domanda, è bene osservare il processo logistico nella sua interezza: in particolare, il riordino in tempo reale dello stock a scaffale nei negozi, è un’esigenza tanto piu’ sentita quanto minore è il valore del capo o della calzatura; questo perché, durante la shopping experience, se manca la taglia desiderata difficilmente il cliente è disposto ad aspettare e ritornare . Presumibilmente, visto che stiamo parlando di capi commerciali, egli troverà qualcosa di analogo in un altro negozio che dispone di un assortimento maggiore. La velocità di operare un inventario, per avere sempre gli scaffali riforniti, è dunque un primo importante valore aggiunto dell’RFID. Un secondo vantaggio di questa tecnologia è legato alla possibilità di operare tracciabilità ed antitaccheggio del capo con il medesimo tag. Questo è un vantaggio non trascurabile per gli oggetti di un certo valore, come si puo’ bene intuire.
Da ultimo, è interessante segnalare che in caso di applicazioni Data Collection (è importante rilevare chi è presente, senza necessariamente sapere la disposizione degli oggetti nello spazio) il portale RFID permette, ad esempio, la lettura al volo di un pallet di cartoni movimentati da un operatore su un muletto. Viceversa, l’aspetto piu’ complicato dell’ RFID è legato all’impossibilità, o meglio all’inefficacia di una sua implementazione parziale : in altre parole, per beneficiare dei vantaggi dell’ RFID è necessario limitare al massimo li SKUs “No Tag”, e questo comporta investimenti importanti da parte del retailer.
Le operazioni di prelievo possono essere svolte in vari modi, e possono anch’esse suddivise un due grandi categorie: a) l’operatore si reca sul punto di prelievo (People-To-Goods), b) Gli oggetti arrivano ad una postazione di preparazione ordini (Goods-To-People). Un caso tipico del caso a) sono le aree di picking, molto spesso occupate da scatoloni in scaffalature contenenti, ad esempio vari tipi di magliette, che vengono identificate e prelevate manualmente da un operatore munito di Skorpio.
Altro esempio tipico è dato dalle aree Pick-To-Light, dove l’operatore preleva i vari oggetti in funzione delle indicazioni luminose sugli scaffali, e da la conferma dell’avvenuto prelievo, premendo il corrispondente bottone luninoso. ll caso b), ovvero il Goods-To-People si presta molto bene ad automazione dei processi, e tante sono le soluzioni automatiche disponibili, dalle rulliere automatiche a sistemi totalmente automatizzati con mini loads. Datalogic fornisce a questi sistemi sensori di varia natura, sistemi di sicurezza e lettori di barcode, 1D e 2D per la tracciabilità. Una volta completato l’ordine di prelievo, il pacco o il pallet sono pronti per la fase finale di permanenza nel centro di distribuzione, ovvero la spedizione.
Spedizione (Shipping). In questa fase è molto importante non commettere errori e, se proprio è inevitabile che accadono, è molto meglio poterli intercettare prima della spedizione, perché una spedizione sbagliata è molto onerosa e, a seconda dei casi, lede fortemente l’immagine del retailer. Per minimizzare la possibilità di errori, è molto importante tenere sotto controllo le zone di ambiguità, ovvero quelle aree dove ad esempio un operatore controlla due o piu’ moli di spedizione. Immaginiamo che un operatore riceva da un sistema GTP (Goods-To-People) una sequenza di pacchi che dovranno essere posizionati su uno di quattro pallet, che andranno in altrettante città italiane. Negli ultimi tempi sono stati sviluppati sistemi di conferma luminosa , con led colorati, puntatori laser e simili, collegati al WMS, concepiti proprio per avvisare l’operatore di un errore nell’assegnamento di una destinazione.
Nel caso di sistemi automatizzati, il pacco puo’ venire riconosciuto automaticamente da un lettore fisso di barcode che, in caso di lettura di un etichetta non attesa, dichiara un’anomalia e ferma l’avanzamento del nastro trasportatore.
e-Commerce. Tutti questi processi, descritti in modo sintetico, possono applicarsi al caso dell’e-commerce, che da qualche anno sta sempre piu’ influenzando le supply chain dei retailers. Questo essenzialmente per due motivi: 1) gli imballi degli oggetti sono in grande quantità e di dimensioni mediamente piccole, 2) il reverse logistic, ovvero la logistica dei resi impatta in maniera decisa sulla profittabilità del business.A questo proposito, Datalogic ha sviluppato un portale compatto, il JADE, che riesce a leggere il barcode di un pacco sui 6 lati geometrici, ne calcola la dimensione e ne traccia un’immagine.
L’apertura del business on line, molto spesso comporta che un’area del centro di distribuzione, o una sezione di un sistema di smistamento automatico venga assegnata alla gestione di questo tipo di vendita. Molte sono le strategie per preparare le spedizioni on line: tra queste segnaliamo il Put-To-Wall che permette una flessibile interfaccia tra il magazzino e la zona spedizioni.
Il punto vendita del futuro. Al fine di rendere sempre piu’ semplice l’esperienza di acquisto del cliente all’interno del negozio, assisteremo a un insieme di tecnologie complementari tra loro, che comunicheranno i dati ad una piattaforma software che li elaborerà e li analizzerà al fine di ottenere analisi predittive di vario tipo. Tali analisi saranno in grado di ottimizzare la logistica in tempo reale, in funzione dei picchi orari, dei giorni settimanali e di eventi promozionali particolari quali Black Friday, Festività e Saldi. Dunque la partita si giocherà su piu’ fronti: una serie di sensori intelligenti, dai lettori di barcode ai sistemi di visione/riconoscimento forme che opereranno nei punti vendita, una piattaforma software in grado di elaborare i dati dei sensori, ed una logistica che permetterà l’implementazione pratica di queste elaborazioni.
Datalogic è l’unica azienda in grado di fornire prodotti e soluzioni lungo tutta la supply chain del retailer, dalla produzione, fino al punto vendita passando dal centro o dai centri di distribuzione che la supportano.