Verso una previdenza privata: sei al passo con i tempi?
In Italia, la nuova etichetta di "welfare complementare" sta contrassegnando sempre di piu' un tipo di previdenza che integra il pubblico al privato, in materia di pensioni, sanita' e assistenza sociale. Per chi e' all'estero, la pianificazione privata e' spesso l'unico modello possibile di gestione delle finanze personali e si sostituisce interamente alle prestazioni erogate da enti pubblici.
Il concetto di "previdenza" stesso sembra essersi espanso negli ultimi anni, giungendo ad integrare temi di matrice assicurativa, che la dottrina classica avrebbe considerato di carattere prettamente indennitario (danni, infortuni, incidenti...) e che oggi invece coinvolgono politiche di "wealth management" e gestione delle finanze personali.
Quello che in termini tecnici viene definito come "un approccio integrato a rischi e bisogni", raccoglie l'insieme di comportamenti in tema di gestione delle proprie finanze che il moderno professionista deve adottare per costruire una situazione finanziaria stabile e solida, che conferisce priorita' alle proprie esigenze e non lascia aree scoperte.
Il punto e': sei al passo con i tempi?
Al giorno d'oggi, gestire bene le proprie finanze significa innanzitutto anticipare tutte le voci di costo. Oltre ai costi "provenienti dal passato", come i debiti e le passivita', e quelli legati alla situazione presente, relativi al tenore di vita mantenuto, il bravo amministratore del proprio patrimonio e' un grado di anticipare tutti i costi potenziali: tra questi vi sono i costi possibili legati a prestazioni mediche e prestazioni di assistenza sociale che potrebbero essere necessarie. Persino la futura scuola dei figli e' una voce di costo a cui bisogna pensare quando i bambini sono ancora piccoli. Molte di queste voci di costo vengono spesso sottovalutate perche' vengono reputate come attribuibili al settore pubblico. Tuttavia, la situazione attuale di chi vive in Italia o all'estero, spesso non prevede tale forma di supporto da parte di enti pubblici, con il risultato che ci si trova senza risorse nel momento del bisogno. Lamentare di aver pagato regolarmente i propri contributi serve a poco. Cio' che conta realmente e avere i capitali che servono quando le esigenze lo richiedono. E gran parte di questo lavoro oggi passa per il privato, non per il pubblico.
Al concetto di previdenza integrativa o pianificazione privata, si contrappone la logica del "materasso". Mettere i soldi sotto il letto o, se si preferisce, accumularli sul conto in banca, e' una pratica di finanze personali che ha caratterizzato le famiglie italiane e europee in generale, per buona parte del secondo dopo-guerra. Ma tale pratica risulta obsoleta nella societa' di oggi, dove parte (e in alcuni casi, la totalita') della ricchezza che ci serve per mantenere e accrescere il proprio status finanziario, e' generata in maniera autonoma, senza ricorrere a dispositivi di redistribuzione pubblici.
A tale proposito, il regolamento stilato dall'Unione Europea sui piani pensionistici individuali paneuropei (PEPP), parla chiaro: “Le famiglie dell’Unione figurano fra i più grandi risparmiatori al mondo, ma buona parte di tali risparmi è ferma in conti bancari a breve scadenza. Un aumento degli investimenti sui mercati dei capitali può contribuire a rispondere alle sfide rappresentate dall’invecchiamento della popolazione e dai bassi tassi di interesse”.
Negli Stati con Welfare State generale, la tassazione relativamente alta dei salari e' stata giustificata dall'idea di un sistema pubblico che si prende cura del cittadino in molteplici aree, dalla sanita', all'assistenza sociale, alla pensione. La conseguenze e' che le aliquote fiscali dedotte dagli stipendi dei cittadini, non hanno mai invogliato l'individuo e il nucleo familare a investire ulteriormente e in maniera privata le proprie risorse extra: con le tasse, il cittadino sente di aver "fatto il suo compito" e di essersi garantito le risorse per la propria sicurezza finanziaria attraverso la redistribuzione previdenziale; pertanto non se la sente (e non ritiene necessario) mettere in circolo altri capitali, in maniera privata, in attesa di un ritorno finanziario. In tal modo, i capitali extra si accumulano "sotto il materasso" (o in banca), fornendo liquidita' a disposizione e un airbag finanziario in caso di emergenza o di spese impreviste, o magari in vista dell'acquisto di qualche immobile.
Tale mentalita', tuttavia, risulta oggi obsoleta per una molteplicita' di ragioni: dall'invecchiamento della popolazione che ha reso sempre piu' arduo il compito di redistribuzione previdenziale degli enti pubblici, alla forte migrazione verso contesti esteri per ragioni professionali, che ha portato a irregolarita' contributiva e a flessibilita' lavorativa. In altre parole, la logica del "materasso", oggi, rappresenta un costo: un costo che non e' solamente quello relativo all'inflazione e alla perdita di valore del capitale fermo in banca, ma e' sopratutto quello legato alle opportunita' mancate di mettere a lavoro il capitale e generare valore.
In conclusione, comprendere che la propria ricchezza non e' solo quella redistribuita dallo Stato o quella accumulata sul nostro contro in banca, e' essenziale per lo stato di salute delle nostre finanze. Al giorno d'oggi, una valida misura della nostra ricchezza e' legata all'ammontare del capitale che abbiamo allocato e messo in circolo in maniera autonoma e privata, puntando alla creazione di rendite e ritorni di investimento. La generazione di risorse indipendente e proattiva costituisce oggi e costituira' sempre piu' in futuro, le fondamenta di una situazione finanziaria stabile e solida, per l'individuo e per il nucleo familiare.