IL NUOVO PATTO GENERAZIONALE.

IL NUOVO PATTO GENERAZIONALE.

CHI DEVE SOSTENERE IL COSTO PER L’INTEGRAZIONE DELLA PENSIONE DEI GIOVANI DI OGGI?

Forse sarebbe utile un nuovo patto generazionale sancito con un’onesta stretta di mano.

Oggi i giovani si prendono cura economicamente degli anziani ma sono in affanno, il vecchio patto generazionale non tiene più e rischia di compromettere le loro aspettative.

E’ un fatto che i più penalizzati nei diritti sono loro, se hanno avuto la fortuna di studiare e di non finire tra i disoccupati o tra i NEED, oggi devono accettare condizioni lavorative da sotto-occupati, che li costringono a non pianificare una famiglia oltre a rinunciare ad una pensione onorevole.

Le Imprese pensano al profitto, i Pensionati a vivere con i frutti del loro lavoro, i Disoccupati e i NEED ad ottenere il lavoro, e gli Immigrati ad integrarsi.

Lo stato deve far quadrare le entrate con i capitoli di spesa posti a garanzia dei nostri diritti, ma il diritto alla pensione dei giovani si è volatilizzato.

 

COME GIRANO I SOLDI OGGI? QUANTO E CHI PAGA I CONTRIBUTI E PERCHÉ?

Il costo di un dipendente è maggiore del suo cedolino paga dove a fine mese troviamo:

  • Il netto percepito
  • Il costo dell’INPS nella misura di 1/3 del 33% della retribuzione lorda
  • Il costo dell’ IRPEF

In aggiunta l’impresa deve:

  • Pagare all’INPS i 2/3 del 33% della retribuzione lorda
  • Accantonare il TFR.

La domanda che lo Stato si fa è: con questi soldi, come posso risolvere il calo demografico e una crescita anemica del PIL Italiano?

Questa è stata la risposta per i lavoratori:

  • Liberalizzare i contratti di lavoro
  • La legge Fornero
  • Favorire l’immigrazione (prima di Salvini)

Tutto ciò consente di far quadrare i conti e rimanere credibili agli occhi dei creditori ma a scapito dei diritti.

 

SENZA SOLDI NON SI PUÒ FARE CIÒ CHE SI VORREBBE È COSÌ ANCHE IN FAMIGLIA.

Come in famiglia si rinuncia a desideri, bisogni e diritti, così anche nella nostra società, se non ci sono i soldi bisogna rinunciare.

Però in famiglia viene in aiuto la solidarietà, la condivisione e il lavoro dei membri attivi professionalmente e non.

Quindi perché non invitare il giovane pensionato, il disoccupato, lo scoraggiato o l’immigrato, con redditi di cittadinanza o assistenza, ad impegnarsi in semplici lavori di utilità comune che fanno risparmiare denaro alle casse comuni?

Potremmo trovarci con risparmi utili alla ricostruzione della pensione negata ai nostri giovani e tanto altro ancora.

 

I NUMERI SU CUI RIFLETTERE.

E’ vero che abbiamo 6.630.000 di Volontari in Italia che si dedicano alle più svariate attività molte delle quali sono già un concreto contributo a questa causa.

Ed vero che la legge sul reddito di cittadinanza prevede che il beneficiario lavori….ma per 8 ore a settimana!

Pensiamo però a:

  • 2.900.000 persone che non cercano lavoro
  • 2.866.000 disoccupati
  • 17.886.623 pensionati

I contributi INPS e l’IRPEF versati da chi lavora permettono di pagare 10 MLD di indennità e 200 MLD di pensioni.

Pensiamo al risparmio se solo il 10% di questa popolazione si occupasse di attività comuni a fronte di ciò che ricevono a vario titolo dallo stato.

 

RIASSUMENDO

I giovani devono già mantenere una famiglia, la casa, l’istruzione dei figli , i pensionati e se stessi, dove li trovano i soldi per rimpiazzare l’ammanco pensionistico della Fornero?

Sarebbe così disdicevole chiedere a NEED, disoccupati, immigrati e pensionati che hanno capacità, tempo e salute, di ricambiare il proprio mantenimento con un lavoro che contribuisca alla pensione futura dei giovani?

Potrebbe essere il nuovo patto generazionale, un’accordo, da onorare con una stretta di mano, per un testimone che torna alla staffetta precedente perché non è ancora pronta quella successiva.

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