Vittoria dei Repubblicani
Il contesto
Nella settimana delle quarantasettesime elezioni statunitensi, gli indici azionari sono saliti in modo importante.
Record: S&P 500 ha messo a segno il rialzo giornaliero maggiore da novembre 2022: +2.53%.
I settori: anche dopo la vittoria di Trump, sono ancora i settori ciclici a sovraperformare con consumi discrezionali, finanziari e industriali in testa.
Le obbligazioni: la giornata elettorale ha visto rendimenti in salita su tutte le scadenze in vista di:
Il rendimento del 2 anni è quello salito di più in vista di una minore probabilità che nelle prossime riunioni la Banca Centrale USA continui a tagliare i tassi.
Approfondimenti: entriamo ora nel dettaglio degli eventi della settimana per capire questi movimenti di mercato.
Trump vince le elezioni con largo margine
Donald Trump è diventato il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti.
Ricordiamo che gli Stati Uniti d’America sono divisi in 538 elettori, in base alla dimensione di ogni Stato, e il presidente viene eletto a maggioranza assoluta (almeno 270 voti).
Il programma elettorale: in seguito al suo effettivo insediamento alla Casa Bianca, il 20 gennaio 2025, Trump potrà avviare il suo programma che si basa su:
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Camera e Senato: lo stesso meccanismo di voti funziona anche per la Camera e il Senato degli Stati Uniti.
Perché è importante: il controllo del Congresso è un aspetto estremamente rilevante perché determinerà in quale misura la nuova amministrazione sarà in grado di attuare i programmi della campagna elettorale.
È positivo un controllo completo dei repubblicani? Non sempre.
Presidenza e Congresso repubblicani rischia di creare un enorme deficit pubblico che verrebbe sostenuto con un aumento del debito:
Aumento deficit pubblico => Aumento debito => Risalita dei tassi => Problemi al mercato azionario
Trump trade: sulla scia di una maggiore crescita economica e deregolamentazione, l’elezione di Trump ha portato alla sovraperformance dei settori ciclici tradizionali (finanziari, energia tradizionale, consumi discrezionali, industriali e difesa) e del Bitcoin (+30%).
La FED ha abbassato ancora i tassi
In settimana si è riunita anche la Banca Centrale USA che ha abbassato i tassi, in una riunione con poche indicazioni per il futuro
La decisione: La FED ha deciso di tagliare i tassi per portarli ad un livello più “neutrale”.
Taglio giusto? Nonostante le affermazioni di Powell sul fatto che la FED non sia preoccupata dall’aumento delle aspettative di inflazione, i mercati non hanno potuto non notare che da settembre, le attese sull’inflazione a 10 anni USA sono salite dal 2% al 2.35%.
Lo spettro dell’inflazione: al di là delle attese di mercato, non bisogna sottovalutare il programma elettorale di Trump. In un mercato con consumi già forti, tutta questa spinta sulla crescita economica, non potrebbe far risalire l’inflazione?
Le politiche inflazionistiche: gran parte delle politiche di Trump hanno l’effetto di aumentare il prezzo dei beni finali in modo diretto (tariffe sulle importazioni) o indiretto (aumento del costo della manodopera per effetto della lotta all’immigrazione o aumento del reddito disponibile a causa del taglio delle tasse).
Le politiche deflazionistiche: d’altra parte, il programma elettorale presenta anche delle politiche che potrebbero tenere bassa l’inflazione come la deregolamentazione e l’aumento della produzione di combustibili fossili a discapito delle energie alternative.
Le attese sui tassi: il mercato prezza attualmente 3 ulteriori tagli dei tassi entro la fine del 2025 con un tasso obiettivo a 3.75%-4%.
Trump e FED: il nuovo Presidente, tuttavia, rischia di mettere in serie difficoltà l’operato della Banca Centrale che non potrà più essere solo “data dependent” ma dovrà iniziare a prezzare la prospettiva di politiche fiscali decisamente inflazionistiche.
Indipendenza di Powell: il Presidente della FED si è mostrato anche piuttosto duro affermando che non sarebbe disposto a farsi da parte neanche se Trump glielo chiedesse.