Vittoria dei Repubblicani

Vittoria dei Repubblicani

Il contesto

Nella settimana delle quarantasettesime elezioni statunitensi, gli indici azionari sono saliti in modo importante.

  • S&P 500 +4.66% e nuovi massimi storici a 6017 punti (!!!)
  • Nasdaq 100 +5.41%
  • Dow Jones Industrial +4.61%
  • Russel 2000 (small cap) +8.57%

Record: S&P 500 ha messo a segno il rialzo giornaliero maggiore da novembre 2022: +2.53%.

  • Si tratta inoltre della migliore performance in una giornata elettorale di sempre.

 

I settori: anche dopo la vittoria di Trump, sono ancora i settori ciclici a sovraperformare con consumi discrezionali, finanziari e industriali in testa.

  • I peggiori sono stati i tipici settori difensivi, tra cui consumi non discrezionali e health care.


 

Le obbligazioni: la giornata elettorale ha visto rendimenti in salita su tutte le scadenze in vista di:

  • Maggiore spesa pubblica => Maggiore crescita economica => Maggiore inflazione

Il rendimento del 2 anni è quello salito di più in vista di una minore probabilità che nelle prossime riunioni la Banca Centrale USA continui a tagliare i tassi.

  • Questo ha riportato il differenziale 10-2 anni a soli 4 punti base.

 

Approfondimenti: entriamo ora nel dettaglio degli eventi della settimana per capire questi movimenti di mercato.


Trump vince le elezioni con largo margine

Donald Trump è diventato il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti.

  • La sua vittoria è stata schiacciante sia in termini di voti popolari (circa 4 milioni di voti di vantaggio).
  • Sia, soprattutto, in temini di voti elettorali: ben 86 voti di vantaggio.

Ricordiamo che gli Stati Uniti d’America sono divisi in 538 elettori, in base alla dimensione di ogni Stato, e il presidente viene eletto a maggioranza assoluta (almeno 270 voti).


 

Il programma elettorale: in seguito al suo effettivo insediamento alla Casa Bianca, il 20 gennaio 2025, Trump potrà avviare il suo programma che si basa su:

  • Imposizione di tariffe sulle importazioni
  • Lotta all’immigrazione irregolare
  • Riduzione della tassazione
  • Deregolamentazione dell’attività economica

 

Camera e Senato: lo stesso meccanismo di voti funziona anche per la Camera e il Senato degli Stati Uniti.

  • Il Senato è andato ai repubblicani superando la maggioranza assoluta dei 51 seggi.
  • La Camera non è ancora stata assegnata ma, molto probabilmente, andrà al partito di Trump essendo in testa con 214 seggi contro i 203 dei democratici (la maggioranza si ha con 218 seggi).

Perché è importante: il controllo del Congresso è un aspetto estremamente rilevante perché determinerà in quale misura la nuova amministrazione sarà in grado di attuare i programmi della campagna elettorale.

  • Le decisioni su tariffe e immigrazione possono essere prese con ordini esecutivi presidenziali.
  • L’approvazione del Congresso è necessaria su tutto ciò che riguarda la spesa pubblica e le tasse.

È positivo un controllo completo dei repubblicani? Non sempre.

  • Una presidenza repubblicana in genere è ben vista dal mercato perché più propensa a tagli delle tasse.
  • Una presidenza repubblicana con un Congresso diviso o democratico, è maggiormente preferito perché si riesce a controllare meglio l’operato del presidente senza cadere in estremismi.

Presidenza e Congresso repubblicani rischia di creare un enorme deficit pubblico che verrebbe sostenuto con un aumento del debito:

Aumento deficit pubblico => Aumento debito => Risalita dei tassi => Problemi al mercato azionario

 

Trump trade: sulla scia di una maggiore crescita economica e deregolamentazione, l’elezione di Trump ha portato alla sovraperformance dei settori ciclici tradizionali (finanziari, energia tradizionale, consumi discrezionali, industriali e difesa) e del Bitcoin (+30%).

  • Sottoperforma invece ciò che è difensivo (health care e consumi non discrezionali) o correlato inversamente ai tassi (utilities, real estate e oro)


La FED ha abbassato ancora i tassi

In settimana si è riunita anche la Banca Centrale USA che ha abbassato i tassi, in una riunione con poche indicazioni per il futuro

  • Taglio di 25 punti base (come da attese)
  • Tassi attuali a 4.50%-4.75%

La decisione: La FED ha deciso di tagliare i tassi per portarli ad un livello più “neutrale”.

  • Powell ha fatto notare che l’aumento dei rendimenti degli ultimi giorni è dovuto principalmente ad una revisione al rialzo delle prospettive di crescita.

 

Taglio giusto? Nonostante le affermazioni di Powell sul fatto che la FED non sia preoccupata dall’aumento delle aspettative di inflazione, i mercati non hanno potuto non notare che da settembre, le attese sull’inflazione a 10 anni USA sono salite dal 2% al 2.35%.

  • Dal giorno dell’elezione le attese sono salite da 2.27% a 2.35%.

Lo spettro dell’inflazione: al di là delle attese di mercato, non bisogna sottovalutare il programma elettorale di Trump. In un mercato con consumi già forti, tutta questa spinta sulla crescita economica, non potrebbe far risalire l’inflazione?

Le politiche inflazionistiche: gran parte delle politiche di Trump hanno l’effetto di aumentare il prezzo dei beni finali in modo diretto (tariffe sulle importazioni) o indiretto (aumento del costo della manodopera per effetto della lotta all’immigrazione o aumento del reddito disponibile a causa del taglio delle tasse).

Le politiche deflazionistiche: d’altra parte, il programma elettorale presenta anche delle politiche che potrebbero tenere bassa l’inflazione come la deregolamentazione e l’aumento della produzione di combustibili fossili a discapito delle energie alternative.

 

Le attese sui tassi: il mercato prezza attualmente 3 ulteriori tagli dei tassi entro la fine del 2025 con un tasso obiettivo a 3.75%-4%.

Trump e FED: il nuovo Presidente, tuttavia, rischia di mettere in serie difficoltà l’operato della Banca Centrale che non potrà più essere solo “data dependent” ma dovrà iniziare a prezzare la prospettiva di politiche fiscali decisamente inflazionistiche.

Indipendenza di Powell: il Presidente della FED si è mostrato anche piuttosto duro affermando che non sarebbe disposto a farsi da parte neanche se Trump glielo chiedesse.

  • Powell sa già che non sarà riconfermato a maggio 2026 e questo potrebbe garantirgli una certa indipendenza dalla nuova amministrazione.

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