“Una matita alla settimana” – 4
La matita Nazionale Presbitero

“Una matita alla settimana” – 4 La matita Nazionale Presbitero

Quest’anno è un anno particolare per la matita italiana. Cento anni fa, in tre luoghi distinti della nostra penisola, furono fondate tre aziende di matite che hanno fatto storia di buona parte o della totalità di questi anni. Presbitero, Fim e FILA sono i loro nomi e di queste storie di aziende, di queste storie di persone, parleremo nei prossimi tre post di “una matita alla settimana”; partiamo dalla Presbitero di Milano.

La società nasce il 29 luglio 1920 come Società Anonima Pietro Presbitero ma in pochi anni cambia il suo nome in Società Anonima Matita Nazionale Presbitero e infine in "Società Anonima Matita Nazionale Pennino Nazionale Presbitero”. Per noi, e per tutti, semplicemente Presbitero.

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Fondatore è Pietro Presbitero nato a Bajo Dora, a meno di dieci chilometri da Ivrea, nel 1872. Il Presbitero inizia come commesso in un negozio per poi aprirne uno suo gestito a livello familiare, in diretta concorrenza con i suoi ex datori di lavoro. È un grande lavoratore e la sua azienda di aste per cornici cresce rapidamente; negli anni successivi partecipa, ad esempio, all’Esposizione di Torino del 1898 e di Milano del 1906.

La svolta arriva nel 1913. Qui si rivelerà la sua natura da vero industriale. In quell'anno la Cooperativa Aste Dorate di Milano sita in Via Farini è sull'orlo del fallimento. Il maggior creditore è proprio il Presbitero. È lui che salva l’azienda diventandone il proprietario e tenendo i vecchi soci cooperativi come dipendenti.

Tutto va bene fino al termine della Grande Guerra. Il clima politico è acceso. Gli operai manifestano in tutt'Italia rivendicando contratti, orari e trattamenti diversi da quelli prima della guerra. Gli ex soci della Cooperativa non sono da meno, spinti anche da quello che pensano di aver perso per poche lire. È un periodo in cui i “padroni” in Italia devono andare in stabilimento armati o sotto scorta. Presbitero non ci sta a questo clima di intimidazioni e paura; così chiude la fabbrica, per sempre! Negli stessi locali ne apre un’altra in cui si fabbricheranno solo matite. In un suo memoriale scrive che l’azienda aveva già iniziato a lavorare in questo settore nel 1916. Probabilmente fornendo le tavolette per la Pangrazzi che si trovava nella stessa via Farini.

I primi anni sono drammatici. Non solo per gli investimenti necessari per lo stabilimento ma anche per le spese di pubblicità necessarie a far comprendere agli italiani che il prodotto Presbitero è all'altezza di quello estero usato per decine di anni nelle scuole del nostro Paese. Presbitero è un forte sostenitore dei prodotti italiani. La sua battaglia contro le matite straniere è ben visibile nelle prime pubblicità degli anni Venti. Il suo messaggio è addirittura anticipatore di molti slogan fascisti di pochi anni dopo.

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 Alla fine degli anni Venti Presbitero affianca alle matite anche la fabbricazione dei pennini in acciaio che saranno pubblicizzati da un disegno di Marcello Dudovich: una testa di un laureando con una feluca (il tipico cappello della goliardia universitaria) su cui è montato un pennino.

Pietro Presbitero è ora coadiuvato nella gestione dell’azienda dal genero, l'ingegner Emilio Mongini, che ne ha sposato l’unica figlia. Ma se, dei documenti storici, devo riconoscere un erede, almeno come spirito e “risolutezza imprenditoriale”, come capacità di cogliere un’occasione dal mercato, questo lo ritrovo non nel genero ma in Renato Candela: entrato in Presbitero come semplice chimico, ne scala velocemente le posizioni fino a diventarne, giovanissimo, nel luglio del 1942 Procuratore e nel maggio del 1946 Amministratore Delegato.

Sue sono le idee alla fine degli anni Trenta di produrre una matita copiativa a base tannica e di utilizzare il procedimento di lavorazione colloidale per la grafite dei lapis. O le matite autarchiche fatte a tutta mina. Sua è l'idea delle linee di matite colorate importanti come la Grafocolor e la linea Canova, dei pastelli scolastici lanciati nel 1949 come alternativa e in concorrenza ai Giotto della FILA.

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Nell'ottobre del 1942 lo stabilimento fu colpito dal bombardamento alleato e Candela, con l’operaio Pirovano che si trovava con lui nei locali di via Farini, si salvano miracolosamente.

La ricostruzione non fu facile ma nel 1946, anno della morte di Pietro, la Presbitero fu, insieme alla Lyra Italiana, l’azienda che fornì allo Stato italiano le 600.000 matite per la votazione per scelta tra Monarchia e Repubblica. Questi contatti con l’azienda, costola della Lyra tedesca, portarono a dei progetti di fusione o di acquisto da parte della Presbitero dell’azienda che all'inizio degli anni Trenta aveva rilevato la vicina Pangrazzi.

Però il mercato della matita e ancora di più quella del pennino viene colpita dai nuovi attrezzi di scrittura come la penna a sfera o il pennarello; la famiglia Mongini –Presbitero, con l’ingegnere Emilio allora Presidente e con il figlio Pier Luigi vicepresidente, non si sentì di fare questo passo che invece il Candela ritenne di fare in prima persona, come probabilmente avrebbe fatto Pietro Presbitero.

Renato Candela rimase ancora come azionista in Presbitero anche dopo la sua acquisizione della FILA fatta pochi anni più tardi.

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Nel dicembre del 1967 lo stabilimento e gli uffici amministrativi si trasferirono da via Farini a Limbiate in un nuovo stabilimento. Il progetto era quello di vendere l’area di via Farini: in prospettiva un’area residenziale che poteva coprire l’investimento del nuovo stabilimento e rilanciare l’azienda. Purtroppo gli anni successivi videro i primi anni di crisi e l’area non riuscì ad essere venduta. Così lo stabilimento fu dato a Renato Candela in cambio della sua quota di azioni Presbitero. Anche in questo caso l’azzeramento dell’uso del pennino , completamente inutilizzato nelle scuole italiane nei primi anni Settanta, fu, in qualche modo, una spinta a smettere di produrre direttamente.

La Presbitero ebbe un grosso ridimensionamento; il business si spostò sulla commercializzazione di materiale per uffici come schedari, cestini e con pochi prodotti ancora richiesti come il pennarello Lampostyll. Il marchio venne dato in affitto a terzi.

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Una storia, quella della Presbitero, che rimane nella cultura e nella memoria italiana grazie a un simbolo entrato nell'immaginario collettivo: quell'uomo con le matite ritte in testa al posto dei capelli che entra nei modi di dire italiani e dialettali per la grande diffusione dei prodotti e delle matite Presbitero.

Manuela Lombardi Borgia

Strategic Advisor | Business Designer & Mentor | Innovation Consultant

4y

Che meraviglia! 🌹

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