LE RADICI EUROPEE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE Quali sono le radici europee del più sanguinoso e feroce conflitto della storia? Potrebbe sembrare una provocazione chiamare le due guerre mondiali “guerre civili europee”, ma certo non sarebbe una scelta priva di senso, dato che i conflitti più sanguinosi della storia sono nati in Europa a causa di problemi specificamente europei. Nel 1870 la guerra franco-prussiana, tra il 1912 e il 1913 le guerre balcaniche, tra il 1914 e il 1918 la Prima Guerra Mondiale, tra il 1936 e il 1939 la guerra civile spagnola e tra il 1939 e 1945 la Seconda Guerra Mondiale…. https://lnkd.in/dvqMTMVf
Post di Francesco Pigozzo
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“La Guerra Grande deve vendicare la Grande guerra. Il fine della guerra è rovesciare il destino avverso che ha travolto l’impero ottomano tra il 1911 e il 1918, riprendere lo slancio cui diede impeto Gazi Mustafa Kemal sul fiume Sakarya nell’agosto-settembre 1921. Quando l’esercito kemalista non vinse solo la prima grande battaglia della guerra di liberazione nazionale. Invertì il processo di arretramento territoriale iniziato a Vienna il 13 settembre 1683, come da celebre e celebrata intuizione dello storico İsmail Habip Sevük. La Guerra Grande è manifestazione epifanica della grande occasione che i turchi attendono da decenni per tornare a fregiarsi dello status di grande potenza (…). I turchi si sono preparati con abnegata dedizione, presentandosi ai nastri di partenza della Guerra Grande con un piano tattico finora apparentemente infallibile. Basato su tre regole auree. Prima regola: la Guerra Grande è un insieme di conflitti geopoliticamente slegati tra loro, vince chi sa ricomporre i pezzi del puzzle e recarlo in dono all’imperatore americano (…). Seconda regola: nella Guerra Grande non ci sono né amici né nemici, sono le dinamiche del singolo fronte a stabilire coalizioni ed eventuali alleati. Non il contrario (…). Terza regola: la Guerra Grande è guerra di successione americana (…). Fermo restando che la Guerra Grande ha una tanto selettiva quanto tautologica barriera all’entrata. È una guerra – o meglio un coacervo di guerre – dunque può parteciparvi solo chi è (stato) addestrato a combattere. Ed è questo il vantaggio competitivo più decisivo di cui dispone la Turchia”. Nell’ultimo volume di Limes, Rivista Italiana di Geopolitica, intitolato significativamente “Fine della guerra”, ho provato a delineare i contorni della grande strategia della Turchia nella Guerra Grande. Buona lettura!
LA STRATEGIA VINCENTE DELL’IMPERO TURCO
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Premiere 8/5/2024 ore 11:00 >>>>https://lnkd.in/dFUawg_8 Guerra Fredda - Dalla destalinizzazione alla crisi dei missili di Cuba e al Vietnam Il confronto tra le grandi potenze tra gli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo. La fine dello stalinismo, il XX Congresso del PCUS, la rivoluzione cubana, figure e meccanismi della decolonizzazione, il mondo sull'orlo della guerra nucleare, la liquidazione di Kennedy, la corsa allo spazio, la Guerra in Vietnam, i conflitti made in USA. Conoscere la storia contemporanea per comprendere il presente.
Guerra Fredda - Dalla destalinizzazione alla crisi dei missili di Cuba e al Vietnam
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4 novembre l’italia metteva fine alla sua partecipazione alla Prima guerra mondiale con l'armistizio di Villa Giusti. Una proprietà del conte Vettor Giusti del Giardino, senatore ex sindaco di Padova, in cui il comando del regio esercito italiano ha ip suo comando. È qui che la diplomazia di entrambi gli schieramenti è a lavoro da alcuni giorni ed è anche da qui che passano le ultime ore di guerra. Il giornalista Ugo Ojetti ne dà un giudizio implacabile sul Corriere della Sera. «Più brutta non si poteva trovare, ma gli austriaci la meritano. Brutta, sì, gialla, stinta e nuda. Milano, 5 novembre 1918. Le rotative del quotidiano Il Corriere della Sera hanno appena stampato una prima pagina dell’edizione pomeridiana che passerà alla storia. Il titolo è a dir poco sensazionale: «L’Austria ha capitolato». E’ la fine di una guerra durata quarantuno mesi, dal maggio 1915 al novembre 1918, l’Italia ha combattuto ininterrottamente e dalla quale circa 650mila italiani non hanno fatto più ritorno a casa. L’armistizio firmato fra il regio esercito italiano e l’imperial regio esercito austro-ungarico entra in vigore alle ore 15 del 4 novembre. Ottobre 1918 l’esercito italiano ingaggia un gigantesco scontro che passa alla storia come Battaglia di Vittorio Veneto. È l’ultimo conflitto armato fra i due schieramenti e segue un’altra gigantesca battaglia, combattuta a giugno e battezzata da Gabriele D’Annunzio come Battaglia del Solstizio, che ha visto il fallimento dell’offensiva austriaca. Ho un nonno cavaliere #cavalieredivittorioveneto Prima Guerra Mondiale non è assolutamente un evento del “passato”. È un evento le cui conseguenze sono ben presenti nel giorno d’oggi e nelle crisi peggiori che dobbiamo affrontare. È difficile, prima di tutto, trascurare le macro-conseguenze politiche della guerra. Il conflitto scoppiato in Europa pose fine alla prima globalizzazione e alla prima grande era liberale della storia, nota come Belle Epoque. Ci sono, invece, conseguenze pratiche, militari, che discendono direttamente dalla Prima Guerra Mondiale, crisi aperte nel 1914 e mai richiuse. La ex Jugoslavia è la prima che viene in mente. Soprattutto considerando che il pretesto per scatenare la guerra fu proprio l’attentato a Sarajevo, attuale capitale della Bosnia Erzegovina, allora protettorato austro-ungarico. La Jihad islamica venne proclamata il 14 novembre 1914 dallo sceicco ul Islam, allora la massima autorità religiosa dell’Impero Ottomano, cioè la prima potenza musulmana del mondo. L’Impero Ottomano non esiste più dal 1918, il califfato è stato ufficialmente abolito dalla Repubblica Turca nel 1923. Jihad contro le potenze occidentali (l’Impero Ottomano era alleato di Germania e Impero Austro-Ungarico) non venne mai formalmente Non solo: il collasso e lo smembramento dell’Impero Ottomano nel 1918, sono tuttora alla base del revanscismo islamico Elisabetta Failla "Economia & Finanza Verde®" ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale
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Un mio breve articolo sul Camposanto monumentale di Pisa durante la seconda guerra mondiale.
Dalla distruzione riaffiora il passato – Il Camposanto Monumentale di Pisa | Il Giornale dell'Umbria - il Giornale on line dell'Umbria
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Il ritorno della guerra Combattere, uccidere e morire in Italia 1861-2023 di Marco Mondini 408 pp. Viaggio nell’immaginario e nel ricordo delle guerre degli italiani, oggi che armi e morte sono tornate a occupare il nostro spazio quotidiano sfidando la tentazione di distogliere lo sguardo. ** La battaglia perduta e vinta Napoleone a Marengo, 14 giugno 1800 di Gianluca Albergoni 224 pp. Una delle più celebri battaglie dell’epopea napoleonica. All’inizio dominati, i francesi riuscirono a capovolgerne l’esito. Il libro ci offre il quadro generale, i momenti che precedettero lo scontro, il racconto dello svolgimento, e poi la fortuna e le successive rivisitazioni. ** Sud/Nord La frontiera globale nel Mediterraneo di Egidio Ivetic 136 pp. Se la frontiera può richiamare l’idea di apertura al futuro e all’ignoto, nel Mediterraneo essa è l’opposto, e cioè limite, chiusura, difesa. L’attrito tra un’Europa chiusa in se stessa e un Sud globale in forte trasformazione ha aperto un tragico solco, una ferita. Possiamo pensare di ricucirla? #libri #lettura #storia
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Da GAZA UNDERGROUND Iron Swords: le nuove sfide dell’offensiva terrestre nella guerra Israele-Hamas. Come ho evidenziato nel mio libro ("Gaza Underground"), la guerra urbana è una delle sfide più complesse e multiformi che un esercito possa affrontare. Questo tipo di conflitto si distingue per la sua intensità e per le implicazioni profonde non solo dal punto di vista tattico, ma anche percettivo ed etico-morale. A livello percettivo, la guerra urbana mette in luce un contrasto marcato tra le aspettative di una società incline alla moderazione e alla ricerca di una condotta eticamente accettabile nel conflitto, e la realtà brutale dei combattimenti urbani, dove i costi in termini di vite umane, distruzione materiale e perdita di legittimità internazionale possono essere devastanti. Questa discrepanza crea una sorta di dissonanza cognitiva, rendendo difficile per gli eserciti moderni, ancorati ai valori delle società liberali, prepararsi adeguatamente alla brutalità intrinseca di questo tipo di combattimento. https://lnkd.in/dwCaDKGd
Iron Swords: le nuove sfide dell’offensiva terrestre nella guerra Israele-Hamas.
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Il mio nuovo articolo sulla Turchia ✍ 🇹🇷 #Çannakale #1915
Mustafa Kemal Atatürk a Gallipoli: l’inizio della leggenda Nel 1915 l’alleanza franco-inglese decise di colpire quello che loro credevano fosse il ventre molle durante la Prima Guerra Mondiale: l’Impero Ottomano. Il piano ideato dalle potenze dell’Intesa era semplice: sbarcare sulla penisola, prendere il controllo dello stretto dei Dardanelli e costringere alla resa gli ottomani. Tuttavia, un giovane ufficiale ottomano riuscì a fermarli, divenendo l’ultimo eroe di un impero in declino: Mustafa Kemal Atatürk. A cura di Gabriele Avallone
Mustafa Kemal Atatürk a Gallipoli: l’inizio della leggenda - Opinio Juris
https://www.opiniojuris.it
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giusto per fare capire a chi non vuole capire o fa finta di non capire..
La Seconda Guerra Mondiale non terminò il 25 aprile 1945, ma durò ufficialmente fino al 2 maggio. Nonostante ciò, il 25 aprile rappresenta una data molto importante nella storia del nostro Paese perché segnò l’inizio della ritirata dei soldati tedeschi e fascisti da Milano e Torino, innescando in seguito l’insurrezione generale in tutti i territori italiani ancora occupati dai nazifascisti. Dopo il Giorno della Liberazione, infatti, iniziò il crollo definitivo del regime fascista e il processo di democratizzazione del nostro Paese che permise successivamente all’Italia di dotarsi di una nuova legislazione, la Costituzione, i cui articoli fondamentali tutelano ancora oggi le nostre libertà e garantiscono alla popolazione italiana i diritti più importanti. Per questo il 25 aprile venne scelto nel 1946 dal presidente del Consiglio Alcide de Gasperi come data simbolica a celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, tanto che nel 1949 diventò ufficialmente festa nazionale. Oggi, a quasi 80 anni da quella data, è ancora necessario continuare a ricordare cos’abbia significato la Liberazione per il nostro Paese, perché sono sempre meno le persone che, avendo vissuto la guerra, possono tramandare queste memorie e sta diventando più difficile per le nuove generazioni comprendere quanto la vita fosse diversa al tempo rispetto a quella presente. Aver ottenuto certi diritti e libertà nel passato, infatti, non assicura che anche nel futuro questi verranno garantiti. Per questo è importante tramandare l’eredità del 25 aprile e di ciò che rappresenta, affinché l’Italia possa continuare ad essere democratica e libera.
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Attualissimo anche in epoca moderna, Tucidide (460 a.C. - 404 a.C.), storico ateniese, è considerato uno dei primi esempi di analisi degli eventi storici, il quale sostiene che in ogni tempo e in ogni luogo, la politica si esplicherà attraverso rapporti di forza e la guerra sarà il naturale esito del confronto tra due centri di potere collocati all'interno di uno stesso territorio. Tucidide riconosce l'importanza delle basi materiali grazie alle quali gli uomini si fanno la guerra, vale a dire il denaro. Senza denaro non si fa la guerra, considerando le riserve finanziarie l'elemento essenziale per sostenere una guerra di grandi dimensioni. Senza risorse economiche non è possibile armare un esercito, pagare i soldati, costruire una flotta, sostenere un assedio. Secondo Tucidide la guerra nella storia è diretta dagli uomini e dalle risorse materiali, non dagli dei o da considerazioni di ordine diverso. Egli è considerato uno dei principali esponenti della letteratura greca grazie al suo capolavoro storiografico: “La Guerra del Peloponneso” (guerra tra Atene e Sparta, 431 - 404 a.C.). #culture #society #history #economy #politics #war #peace Padova, 02/04/2024 by Giada Maragno
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Un tassello poco noto e interessante della seconda guerra mondiale è l'esperienza bellica dei musulmani. Iniziamo parlando delle SS balcaniche di religione islamica col mio nuovo articolo per la rubrica Mosaico Internazionale di Criminalità e Giustizia.
Musulmani nella seconda guerra mondiale - Le divisioni di SS balcaniche | PortaPortese - Notizie e annunci da Roma e dal Lazio
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