ALBEDO: il potere mentale nascosto negli agrumi
Gli agrumi, oltre al loro sapore e valore nutritivo, racchiudono un elemento affascinante e meno noto: l’albedo, o mesocarpo, cioè la parte bianca, spugnosa e ricca di fibre, situata tra la buccia esterna (epicarpo) e la porzione più interna (endocarpo), cioè la polpa a contatto con i semi. Dal punto di vista botanico, l'albedo ha funzioni specifiche legate alla protezione della buccia e al nutrimento dei semi, fungendo da cuscinetto protettivo e reidratante. Ma questa struttura ha anche un interessante valore simbolico: può rappresentare una dimensione mentale interiore di calma e riflessione, un mediatore tra esterno e interno, capace di creare un ambiente “pacifico” in cui l’essere umano può accedere alla propria creatività, memoria e chiarezza.
Il valore metaforico dell'albedo
L'albedo, come del resto l’albume nell'uovo, favorisce un tipo di equilibrio dinamico in grado di difendere l'organismo dalle condizioni esterne, rispondendo contemporaneamente alle istanze interne del frutto. La sua posizione di mezzo e le sue qualità di mediatore, lo rendono un organo affabile, ossia a cui si può rivolgere la parola [dal lat. "ad + fari"]. In botanica, l'albedo si sviluppa in condizioni di equilibrio gentile, potremmo dire. Quando le condizioni esterne smettono di essere instabili, secche e fredde, allora l'albedo cresce, come avviene nel cedro, che ha un albedo molto sviluppato. Allo stesso modo, è stato dimostrato che alcune zone del nostro cervello, quando escono da uno stato di allarme continuo, provocato dalle troppe urgenze, ed entrano in uno stato di attenzione focalizzata, crescono lasciando emergere risposte straordinarie. Questo stato viene chiamato "meditativo" e corrisponde a quello che il buddismo e l'induismo chiamano "Samādhi", il frutto dell'unione della tecnica meditativa del śamatha ("dimorare nella calma", ovvero calmare la mente) con l'altra tecnica meditativa denominata vipaśyanā ("visione profonda"). Numerose sono le evidenze scientifiche che si stanno accumulando in maniera esponenziale, negli ultimi venti anni (Davidson e Lutz, 2008). Lo stato meditativo può essere raggiunto in qualsiasi modo che unisca calma e attenzione focalizzata. In questo stato, rallentando i pensieri intrusivi e riducendo l'attività mentale orientata al problem-solving o al giudizio, l’individuo sperimenta una calma interiore, una maggiore connessione con il presente, e modalità di pensiero che trascendono quelle discorsive. Spesso viene associato a un incremento di consapevolezza corporea e sensoriale, un’accettazione non giudicante delle esperienze, delle emozioni e un focus attivo e sostenuto su oggetti, come il respiro, o su qualità specifiche, come compassione o gratitudine. In queste condizioni, il tipo di connessione che si mantiene con il mondo esteriore e con quello interiore lascia emergere contenuti a livello di coscienza, sotto forma di memorie profonde e intuizioni creative non raggiungibili nella fretta o nella distrazione. Sono debitore alla dottoressa Nazareth Castellanos, neuroscienziata, ricercatrice e divulgatrice scientifica spagnola, della scoperta di questa metafora. Fu durante una puntata del podcast "Lo que tú digas" di Álex Fidalgo, intitolata "El Poder Del Cuerpo Sobre La Mente", che la Castellanos fece riferimento all'albedo (minuto 24'32"), pur non citandolo, per spiegare il funzionamento della corteccia cingolata. Questa parte interna del cervello, situata lungo il corpo calloso, agisce come ponte neurologico tra conscio (corteccia) e inconscio (aree sub-corticali del sistema limbico, tronco dell'encefalo e midollo spinale), facilitando la presa di coscienza, l'intuizione e l'insight.
Il potere dell'albedo è quello della corteccia cingolata
La corteccia cingolata (CC) è anatomicamente e funzionalmente simile all'albedo. Come superficie d'appoggio, della corteccia esterna, e come copertura, del corpo calloso e delle aree subcorticali, media la comunicazione tra pensiero, emozioni e azione attraverso tre sotto-regioni principali:
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La corteccia cingolata non immagazzina dati, come fa soprattutto la neo corteccia, e non fornisce modelli di risposta automatici, come fanno le aree sub-corticali. Il suo ruolo è quello di permettere il "rendersi conto", ossia l’emergere di contenuti a livello cosciente, provenienti dalla corteccia o dalla sub-corteccia, e valutando la loro pertinenza in base al "qui e ora". Lungi da essere un semplice concetto New Age, l'ascolto dell'attualità, di ciò che è presente fuori e dentro di noi, è una modalità adattiva superiore, non automatica. Molto spesso bypassiamo questa modalità interpretando rapidamente il presente, grazie a modelli del passato. In questo modo, velocemente, uno stimolo provoca una risposta, un fatto provoca un'azione, che può essere spinale, ossia istintiva, o corticale, ossia ragionevole. In entrambe i casi non utilizziamo la corteccia cingolata e, molto spesso, va bene così. In altri casi, tuttavia, le nostre risposte non sono efficaci perché non sono realmente consapevoli di ciò che è presente dentro e fuori di noi. La stessa dinamica può essere letta, attraverso la teoria polivagale (Porges, 2014), come attivazione di risposte rapide, di fuga, attacco e congelamento o mimesi (sistema vagale simpatico e dorsale), e lente, aperte al cambiamento, al dialogo e disposte a guardare alle possibilità (sistema vagale ventrale). Le risposte veloci, benché vitali in momenti di estrema urgenza, diventano inutili e dannose, quando protratte a medio e lungo termine. Quando lo stress continua e la soluzione definitiva sembra mancare, l'elaborazione dell'informazione, l'ascolto, il dialogo, il calore umano sono la soluzione, perché nutrono la creatività con informazioni attuali. Smettendo di reagire impulsivamente o di rimuginare, facendo silenzio, lasciando emergere quello che c'è "out of the box", le cose si vedono diversamente e nasce l'insight. Le risposte complesse, infatti, hanno bisogno di rallentare, dilatare, calmare, creare condizioni di ascolto e di riflessione serena, per poter accogliere altri elementi, nuovi fatti, parti rinnegate e ristrutturare opinioni, inferenze, sistemi di credenze, di azione e di valore.
La corteccia cingolata si nutre di Embodied Congition
Gli stati meditativi rientrano nelle modalità di embodied cognition, approccio secondo cui la mente e il corpo sono inscindibilmente legati nella costruzione dell'esperienza e della conoscenza. L'embodied mind (Varela, 1991) è una mente situata nel corpo, radicata nelle sensazioni fisiche, nei movimenti e nei vissuti corporei. L'interazione tra il cervello, il corpo e l'ambiente è imprescindibile perché influenza il modo in cui percepiamo, pensiamo e apprendiamo. Sotto questo approccio teorico è possibile far rientrare tutta una serie di pratiche particolarmente adatte allo sviluppo di modalità di ascolto, riflessione e azione consapevole. Qui di seguito, propongo una mia personalissima suddivisione, delle principali tecniche che ritengo in linea con lo sviluppo di queste capacità:
Conclusione
L’albedo, con le sue proprietà protettive e nutrienti, ci offre un’importante lezione: solo in uno spazio interiore di calma, ascolto e riflessione è possibile costruire risposte autentiche, creative e appaganti. Le pratiche che coltivano la quiete mentale e la contemplazione del presente sono essenziali non solo per la salute mentale, ma anche per accrescere il benessere complessivo della persona, creando un equilibrio stabile tra il “mondo esterno” degli stimoli e il “mondo interno” delle emozioni e delle intuizioni. Per quanto la nostra mente e un certo tipo di cultura cerchi di convincerci del contrario, non siamo esseri razionali, consapevoli e autonomi. Automatismi, semi-automatismi, irrazionalità, partecipano inevitabilmente alla forma percettiva, mnemonica, emotiva e comportamentale che diamo alla realtà. Dando pari diritti e opportunità al silenzio, alla stasi e all'ascolto come al clamore, all'azione e alla parola, l'individuo aumenta le possibilità di scegliere cosa fare, non fare o fare diversamente. La corteccia cingolata, come modulatore di consapevolezza, oltre a favorire l'emergere di contenuti favorisce anche la loro immersione, attenuando l'attenzione su di loro e lasciandoli andare. In questo modo, pensieri ossessivi, preoccupazioni immotivate, sensibilità nocive, credenze distorte, vecchie abitudini negative, legami e situazioni che non ci gratificano, possono dissolversi, liberando il campo e permettendoci di accedere a un nuovo presente, sgombero di vecchie risposte e abbondante di novità.