Sbloccare il Potere della Mindfulness Relazionale
Ho visto lui che guarda lei, che guarda lei...

Sbloccare il Potere della Mindfulness Relazionale

La Mindfulness non è solo una pratica solitaria.

Inizio con questa affermazione perché siamo circondati da esempi di meditazioni che invitano il praticante a trovare un posto tranquillo, lontano dalle persone, in cui mettersi seduto e restare in silenzio, ma nessuno ha detto che si possa meditare solo così. Lo stato meditativo si può portare ovunque, anche in piazza, come fa Street Wisdom di David Pearl e Chris Baréz-Brown.

In questo articolo presento due modalità che riguardano dialoghi meditativi che possono avvenire tra due o più persone. Non troverete la Street Wisdom, citata in precedenza perché la meditazione camminata, che conosco, pratico e apprezzo, resta comunque un'esperienza personale che, anche nei momenti di condivisione previsti, non richiede l'utilizzo di uno stato meditativo relazionale.

L'interesse che ho nei riguardi di questo argomento, si alimenta dalla convinzione che la complessità delle nostre interazioni quotidiane si svolge quasi sempre in società, con amici, familiari, colleghi o perfetti sconosciuti. Privare questi contesti da forme di presenza come quelli raggiungibili attraverso la meditazione è uno spreco oltre che un danno. Credo fortemente che, in un mondo frenetico e complesso come l'attuale, avere strumenti per recuperare il contatto umano sia essenziale per il nostro benessere e, forse, anche per la nostra sopravvivenza.

1) Interpersonal Mindfulness

Protocollo Midfulness sviluppato dal Massachusetts Center for Mindfulness (CFM) dal professor Gregory Kramer, ideatore del metodo di Insight Dialogue. Essendo una pratica riservata a chi ha partecipato ad almeno un protocollo MInfulness, come MBSR, MBCT, posso parlarne solo attraverso le mie letture. Si tratta di un tipo di meditazione Vipassana che propone degli argomenti di contemplazione, quali invecchiamento, malattia, morte, preziosità della vita umana, natura, gratitudine, ecc., un po' come la tecnica Kammathana, su cui però è possibile confrontarsi. Il metodo attraversa quattro fasi:

  • Pausa: momento iniziale in cui uscire dai pensieri ed entrare nella consapevolezza del momento presente.
  • Relax: calmare il corpo e la mente, ricevere e accettare qualsiasi sensazione, pensiero e sentimento sia presente.
  • Apertura: estendere la consapevolezza dall'interno per includere l'esterno e il momento relazionale con l'altro.
  • Sintonizzarsi con l'emergenza: prestare attenzione a tutto ciò che emerge, nell'impermanenza di pensieri e sentimenti.
  • Ascoltare profondamente: restare pienamente presente e ricettivo all'offerta di chi parla.
  • Dire la verità: parlare di ciò che è vero in noi nel qui e ora, senza aggirare aspetti difficili dell'esperienza umana o nascondersi nel silenzio e nell'isolamento della pratica tradizionale.


2) Authentic Relating (AR)

Questa metodologia, che potremmo tradurre come "connessione autentica", è una pratica di autoconsapevolezza, autoespressione ed empatia che consiste nel creare uno spazio protetto in cui è esprimersi liberamente e sentirsi ascoltato con benevolenza. L'aspetto più straordinario della pratica è quello di poter liberare la propria onestà, scegliendo liberamente il tema e ricevendo l'ascolto degli altri. In un certo qual modo può ricordare quella dimensione che a volte si raggiunge in momenti ebrezza. Da ubriachi, ad esempio, si può trovare la forza o perdere l'inibizione di accedere forti, di condividere la propria "veritas, in vino". In questo caso, senza droghe, è possibile mettersi a nudo di fronte a qualcuno che fa lo stesso. Certo, è un'attività in cui si cammina sul filo del disagio che deriva dalla mancanza di abitudine a essere veramente sinceri. La nostra autenticità è o è stata spesso schiacciata da giudizi e critiche sia interne che esterne. Durante un incontro di Authentic Relating, questa abitudine può essere invertita.

  • Una volta creato il contesto adeguato, ogni persona può esprimere liberamente ciò che sta attraversando nel suo momento presente, in presenza di una persona o più.
  • L'espressione parte sempre dal vissuto di ognuno ed è priva di qualsiasi tipo di giudizio sull'essere che parla o che ascolta.
  • In questo modo, nessuno è mai sbagliato, incompleto, troppo o troppo poco. Ciò che ognuno è è solo ciò che sente, partendo da una base comune per cui siamo tutti non giudicabili.

L'Authentic Relating viene praticato in vari contesti, come workshop e sessioni di gruppo, con esercizi che promuovono vulnerabilità, ascolto profondo e connessione emotiva. Qui di seguito vi propongo due varianti e due esercizi.

2a) Circling

Si tratta di una forma di gruppo di AR, in cui i partecipanti esplorano, in cerchio, l'autenticità e la presenza reciproca, creando uno spazio sicuro per esprimersi liberamente e ricevere feedback empatico. L'esperienza del cerchio è molto forte perché, oltre a mettere tutti sullo stesso piano, espone tutti allo sguardo di tutti. In questo modo, anche se non si è costretti ad intervenire, si è presenti. Quello che normalmente potrebbe essere visto come una gogna, un esporsi al pubblico ludibrio o un momento di egocentrismo diventa tutt'altro, grazie alle modalità della Mindfulness Relazionale. La cosa che mi ha colpito maggiormente è stata la possibilità di non lasciare che la paura, di essere giudicati in maniera negativa o di essere mal giudicati, freni la propria autenticità o neghi il proprio diritto di esistere. Incredibile come un'esperienza culturalmente terrificante possa essere vissuta in maniera catartica: la cultura siamo noi!

Esistono diversi formati di Circling, come il Focus Circle, in cui un individuo è al centro dell'attenzione del gruppo, e il Surrendered Leadership, in cui seguendo l'energia del momento una persona diviene leader senza essere designato.

2b) Autenticità a Due

Questa tecnica la adoro perché ho iniziato a proporla ad alcune persone a me care, con cui posso meditare, senza chiedere di partecipare a un gruppo. In ogni modo, viene proposta anche all'interno di una dimensione di gruppo, che poi si divide in coppie. La tecnica prevede di trascorrere cinque minuti al giorno interagendo con un partner in modo deliberato, prestando attenzione all'ascolto, al parlare e al proprio corpo.

Esercizio a coppie

  • Trovate una persona che voglia connettersi in modo autentico con voi, può essere il proprio partner, un amico o un conoscente, e domandatevi: "cosa penso che tu pensi di me?"
  • Dopo che la prima persona si sarà espressa, attraverso una sola affermazione, chi ascolta può prendersi il suo tempo, prima di tornare in relazione, e rispondere dando un numero da 1 a 5 che esprima quanto ciò che ha ascoltato gli corrisponde. Questo evita di innescare un dibattito che non è l'obiettivo dell'attività. dopo che anche l'altro ha fatto lo stesso, si può decidere di ripetere l'attività su un'altra credenza. In realtà, nulla vieta di aggiungere un altro livello, quello di chiedere dei chiarimenti sul numero dato, aggiungendo un altro scambio, in cui rispondere alla domanda: "perché quel numero e cosa pensi veramente di me sull'argomento di cui ho parlato?".

Esercizio con uno sconosciuto

Questa modalità, si avvicina alle pratiche di meditazione camminata, e può essere svolta anche in solitario. Si tratta di portare la consapevolezza nell'interazione quotidiana che si ha quando si fanno degli acquisti e ci relaziona con chi ci sta servendo in quel momento.

  • Quando acquisti qualcosa, riconosci veramente la persona che ti serve? Beh, la prossima volta, se vuoi, prova a guardala negli occhi, sii presente e tratta l'altro come un essere umano, non come un mezzo per un fine. Chiedi come va la sua giornata e ascolta davvero la risposta. Trasformare questa routine in una pratica di mindfulness è semplice ma potente e trasforma il luogo in cui vivi.

Conclusione

La mindfulness relazionale, si sta sviluppando nei paesi anglosassoni e già si trova qualche riferimento in lingua spagnola e in francese. Nel mio fare psicologia, la dimensione sociale è sempre presente, anche quando lavoro con i singoli. Queste nuove tecniche di meditazione mi affascinano perché permettono all'autenticità di venire al mondo, di essere condivisa, superando la vergogna di essere, di sentire e di esprimersi. In questo modo, le interazioni quotidiane diventano opportunità di crescita personale e professionale per i singoli e contribuiscono a sviluppare una sorta di intelligenze collettiva. Certo, sono pratiche di vulnerabilità che possono essere difficili da mettere in atto, ma chi ha detto che doveva essere facile? Questo è anche il mio ruolo, aiutare le persone a integrare queste pratiche nel loro quotidiano, ricavandone benessere. Bussate pure, quindi, la porta su consapevolezza, comunicazione di qualità e qualità delle relazioni, è aperta e si affaccia su ambienti di vita e lavorativi nuovi, perché più sani e soddisfacenti.

PS

Per i più curiosi: avete riconosciuto che nell'immagine di copertina c'è un lui che guarda lei, che guarda lei, che guarda lei?

Beh, da oggi si può cantare, perché non dirselo direttamente allora?

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