Cafè Europa - Monsieur Europe - Nr. 6
Emmanuel Macron e Xi Jinping

Cafè Europa - Monsieur Europe - Nr. 6

L’editoriale: Monsieur Europe

Dalla Cina all’Olanda, dall’incontro istituzionale con Xi Jinping, al discorso all’Aia con proteste annesse. Quella appena trascorsa è stata la settimana di Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica francese che, nonostante le continue proteste dei suoi concittadini contro la riforma delle pensioni, non ha perso occasione per far discutere di sé e delle proprie ambizioni anche a livello europeo. Le sue dichiarazioni sul ruolo dell’Europa che dovrebbe affermare la propria autonomia e diventare una terza super-potenza per competere con Cina e Stati Uniti, hanno suscitato reazioni dalle cancellerie europee. Macron è il nuovo portavoce dell’Europa? Sta eclissando il ruolo della Von der Leyen? Ambisce a raccogliere l’eredità di Angela Merkel che resta ancora vacante? Domande che si sommano alle polemiche nate dopo le sue dichiarazioni sui rapporti tra Cina e Taiwan, da molti giudicate troppo filo-Pechino e distanti dalle posizioni statunitensi sul tema. Riavvolgendo il nastro e tornando alla Comunità Politica europea che Macron ha lanciato un anno fa – progetto politico che ha l’ambizione di aprire un dialogo con i Paesi non-UE che vogliono far parte dell’Unione – è chiaro come il Presidente francese abbia in mente di essere il king-maker dell’Europa che verrà. Approfittando di un vuoto di leadership a livello europeo, con un Cancelliere tedesco ancora debole e che deve tenere le fila di una maggioranza molto tribolata, un governo italiano insediatosi da poco e ancora non accreditatosi presso i vertici europei, Macron ha tutte le carte in regola per ambire ad un ruolo politico di rilievo. È già al secondo mandato all’Eliseo, la sua carriera politica sulla scena nazionale volgerà al termine nel 2027. Sono ancora diversi gli anni che ha davanti a sé alla guida della Francia. Ma il terreno del futuro politico si prepara con largo anticipo, soprattutto quando in patria il consenso sembra erodersi sotto le spinte delle proteste di massa. Immaginarsi Macron al vertice del Consiglio europeo o della Commissione europea alla fine del 2024 non è idea peregrina: significherebbe interrompere il suo mandato nazionale con ampio anticipo, ma, allo stesso tempo, gli garantirebbe l’autorità di guidare un’istituzione e plasmarla a sua immagine e somiglianza.

Sui contenuti – critiche a parte – Macron centra il nocciolo della questione: la sfida per l’Europa del futuro è porsi come leader globale, al pari di Cina e Stati Uniti. E questo non significa che dovrà per forza scegliere uno dei due lati del globo. La pratica italiana del cerchiobottismo non è nota in Europa, ma viene spesso mascherata nelle forme di indecisionismo che finiscono per creare malcontenti istituzionali e esacerbare rapporti diplomatici. Un esempio? La fredda accoglienza che Xi Jinping ha riservato a Ursula Von der Leyen due settimane fa. Esperti e commentatori hanno infatti osservato come il Presidente cinese abbia riservato onori ed elogi al Presidente francese, bacchettando velatamente la Commissione europea. Nonostante i dubbi sollevati sulle parole di Macron, soprattutto quando ha parlato di sovranità europea e della posizione su Taiwan, non c’è dubbio che il Presidente francese ha smosso le acque di un’Europa che, vicina al prossimo ciclo elettorale, non ha ancora un’idea chiara della direzione e del ruolo che vuole assumere sullo scacchiere internazionale.

Questa settimana il Parlamento europeo torna a riunirsi in sessione plenaria dopo la pausa pasquale. È di pochi giorni fa la notizia che Eva Kailli, ex-Vice-Presidente dell’Eurocamera e principale accusata dello scandalo Qatar-gate, è stata rilasciata dalle carceri belghe per andare agli arresti domiciliari. Il destino di Kailli segue quello di Panzeri prima e Cozzolino poi, due degli altri protagonisti dello scandalo che ha scosso il Parlamento europeo lo scorso dicembre. Sembra passata un’epoca storica, ed invece si tratta di soli quattro mesi. Eppure di questo scandalo non si parla quasi più, non se ne capiscono ancora né i contorni né le ulteriori, possibili implicazioni. Anche l’annunciato irrigidimento delle regole per le attività di lobby è rimasto soltanto tale. La macchia della vergogna resta sull’istituzione, l’unica direttamente eletta dai cittadini degli Stati membri. Così come resta il punto interrogativo sull’accusa che è stata mossa agli eurodeputati coinvolti. Di quei soldi, di quelle valigie, degli incontri in hotel e dell’ambaradan mediatico che ha assuefatto i corridoi degli uffici di Bruxelles, non si sa cosa sia rimasto. Quando le autorità porteranno a conclusione le indagini si avrà un quadro più chiaro di cosa questo Qatar-gate sia e sia stato. Se una copia sbiadita di una Tangentopoli in salsa europea o un modus operandi che ha colpito la credibilità dell’Eurocamera.

 

 

Lavori in corso – L’agenda della settimana europea

17-20 – Sessione plenaria del Parlamento europeo

19 – Coreper I

19 -  Coreper II

Monday – Lunghe letture per una lunga giornata

The total eclipse of Margrethe Vestager – POLITICO dipinge il ritratto della Commissaria europea alla Concorrenza, la danese Vestager. Rinomata per aver comminato multe ai giganti del tech, si appresta a chiudere la sua carriera politica alla fine del mandato della Commissione.

Donald Trump, Rupert Murdoch, the Dalai Lama: living proof that no one is too big for retirement – Il Guardian si chiede se anche le personalità di spicco non debbano valutare di andare in pensione. Soprattutto considerando il declino e le loro gaffe pubbliche.

The perils of Emmanuel Macron’s strategic assertiveness – A proposito di Macron e delle polemiche che hanno scatenato le sue parole sul ruolo strategico dell’UE.

Cafè corretto – Dolcificanti per iniziare bene la settimana

Le due vite di Garry Kasparov

L’Irlanda da Nord a Sud e la «relazione speciale» di Joe Biden

Anna Carson unisce il mondo antico alla contemporaneità

 

 

 

 

 

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