cambiare linguaggio
Foto sull'attentato di Barcellona nel sito di Panoama

cambiare linguaggio

dubito che persone "in sonno" come queste, che si muovono all'interno di un sistema democratico stabile, possano preventivamente essere resi inefficaci. E' impossibile. Stati controllati da servizi segreti prestigiosi come quelli Francesi, Spagnoli e la Cia, più volte hanno sfiorato questi personaggi, ma lo stato di diritto, che tutela la libertà di una persona, ha impedito azioni di contrasto che, senza prove decisive, non possono limitare la libertà di una persona almeno fino a quando le cose non succedono, ed è troppo tardi per agire. E' necessario perciò modificare il punto di vista, cominciando dalle parole utilizzate per raccontare questi fatti. Per esempio togliendo lo status di "terrorista" a questi individui, riducendo in questo modo la potenza mediatica delle,loro azioni, che, raccontate dai media in modo irresponsabile, ottengono sempre l'effetto panico nelle masse. L'effetto che si propone chi rivendica questo tipo di strategia è quello di creare il terrore della casualità del gesto omicida, strategia che necessita però di una grande visibilità, profusa gratuitamente da blogger, dai notiziari via web, da quelli delle tv, gli approfondimenti dalla carta stampata di tutto il mondo, media i quali non rinunciando alle lunghissime dirette, alle esposizioni fotografiche di questi eroi della morte, contribuendo alla loro santificazione, riempiendo i loro palinsesti di innumerevoli interviste, ricostruzioni infinite che avvengono senza limiti di tempo, globalmente e tra l'altro senza dare alcun tipo di informazione specifica, diventano, di fatto, la vera arma di queste stragi, amplificando l'incertezza, la paura e la rabbia. Si tratta di una consuetudine che ipocritamente risponde alle regole della libertà di informazione ma che nasconde bel altri scopi che quelli di innalzare la bandiera della libertà. Solo un dato per rafforzare questo concetto; all'ultima finale del super Bowl mezzo minuto di pubblicità è costato agli inserzionisti 4,5 milioni di dollari l'uno ....Per questo se davvero si vuole combattere questa battaglia è necessario raccontare i fatti per ciò che sono attraverso un linguaggio più sobrio, meno sensazionalistico, meno morboso spuntando le armi più potenti di questa lotta. Questi emarginati sociali, che trovano casa in quel progetto circense ( circo dell'orrore) che è l'Isis, arruolati e spinti alla morte o al sacrificio, da persone più malate di loro, vanno ridefiniti prima di tutto mediaticamente. Il termine "terrorista"è oramai diventato un termine di quel giornalismo manicheo in gran voga oggidì, come il " femminicidio", pertanto utilizzato per definire "moralmente" chi compie queste azioni. Per sottolineare questa affermazione mi piace ricordare che all'interno di un congresso internazionale sul diritto consuetudinario, nel 1996, l'assemblea generale non riuscita a predisporre una «convenzione globale sul terrorismo internazionale» perchè i suoi rappresentanti si sono arenati proprio per l’impossibilità di pervenire a una definizione condivisa concreta di un atto terroristico. Dunque non c'è alternativa a quella di un cambio sostanziale di strategia sopratutto linguistica. Se non dovssimo cambiare modalità, e quì mi vengono i brividi, gli stati, appoggiati dai propri cittadini opereranno incidendo significativamente su quelle conquiste , acquisite dai cittadini in occidente, limitando le libertà individuali inchinandosi alle esigenze del controllo. Dio non voglia che questa seconda ipotesi prenda strada, mai dare vantaggi di questo tipo ad uno Stato. Nei nostri paesi occidentali infatti, da un po di anni, aleggia un significativo e pericoloso dibattito sulla " sindrome cinese" vista come il toccasana per la creazione di una post democrazia che di queste problematiche si ciba per erigere un controllo poliziesco nel suo interno

Giorgia Agnese

Amo l'arte in tutti i suoi aspetti dalla fotografia alla recitazione, alla moda. PER adesso disoccupata

5 anni

Bravissimo e concordo pienamente in tutto cio Che ha scritto. Ho voluto pertanto inviarlo come su Twitter.

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