Dal Metaverso allo Storyverso: la storia di Massimo e Pannella
Viviamo in un'epoca dove la tecnologia accelera inesorabilmente, cambiando il nostro modo di comunicare, relazionarci e vivere. Questo ritmo frenetico ci spinge verso un progressivo allontanamento dai valori più profondi, quelli che rendono l’essere umano, umano!
Assistiamo alla spasmodica ricerca della storia virale, dove il successo sembra dipendere dal numero di visualizzazioni o like, piuttosto che dalla profondità del messaggio. Ma in questa frenetica corsa alla popolarità, rischiamo di perdere di vista ciò che è davvero sotto i nostri occhi: la "ricerca di prossimità", quelle storie semplici e quotidiane che ci circondano. Situazioni, momenti, persone, sentimenti autentici, frammenti di vita reale che meritano di essere narrati, ma che spesso vengono mortificati da storie costruite ad arte per ottenere un'immediata attenzione.
L’effimera esplosione di concetti e modelli distopici, rischia di allontanarci ancora di più dalle relazioni reali. In tutto questo rumore, si è parlato sempre meno di quello che possiamo definire lo "Storyverso", il mondo delle storie autentiche, che è il vero pilastro della comunicazione umana. Le storie sono il linguaggio che connettono le persone, che permettono di condividere esperienze, valori e insegnamenti.
Il pericolo di un uso inconsapevole della tecnologia può portarci a una forma di inaridimento relazionale, dove l’empatia e la comunicazione emozionale vengono messe da parte a favore di una relazione veloce e superficiale.
Ma la soluzione non è rifiutare la tecnologia. Piuttosto, dobbiamo imparare a integrare l’innovazione con i valori umani che ci rendono unici. La tecnologia deve essere uno strumento al servizio delle storie, non il contrario. Dobbiamo riappropriarci del senso di una storia, riportando al centro della nostra comunicazione le storie vere, quelle che nascono dalle esperienze vissute e che creano legami reali.
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Nel corso dell'ultima BTO, io e Simona Tozzi abbiamo avuto l’opportunità di raccontare la storia di Massimo Emiliani, l’ultimo degli analogici :). Massimo non ha mai cercato la viralità o la fama digitale. Eppure, un video spontaneo in cui rimprovera la sua vacca Pannella è diventato virale, raccogliendo centinaia migliaia di visualizzazioni su Instagram e TikTok con tantissimi commenti. Non c’era nulla di costruito in quel video, solo un frammento di vita reale. Questa storia ci ricorda quanto sia forte il desiderio di autenticità, e quanto le persone siano pronte a connettersi con ciò che è vero, se solo viene offerto loro, e del rapporto unico di Massimo con la natura e gli animali. Una buona occasione per riflettere insieme su come le storie genuine, quelle che nascono dall’autenticità, siano ancora in grado di suscitare emozioni e creare connessioni profonde. In un mondo che corre verso il futuro, dobbiamo ricordarci che il vero potere delle storie risiede nella loro capacità di farci sentire umani.
Guarda il video introduttivo dell'intervento:
Un abbraccio, Antonio