IL VIAGGIO DELL'EROE•20 Nuovo Equilibrio

IL VIAGGIO DELL'EROE•20 Nuovo Equilibrio

Dopo aver gettato Excalibur nel lago per la Dama da riprendere, Parsifal torna al campo di battaglia; non c'è anima che sia ancora viva, anche Lancillotto è spirato. Parsifal grida il nome del suo re: "Artù! Artù!". Ed ecco la vede: una bianca nave di angeli prendere il largo. E Artù posto ai loro piedi, finalmente ammesso nel suo riposo eterno. Sorge l'alba su quel regno distrutto, un'alba nuova per una nuova era, mentre Wagner risuona nel suo tripudio di trombe.

Il capitano Jack scopre dal dottor Stephen che il medico della corsara Acheron era in realtà morto, e quello che ha incontrato era il loro capitano sotto mentite spoglie. Irritato chiede di cambiare immediatamente rotta e di mettersi ai posti di combattimento. Stephen abbassa gli occhi sulla cartina delle agognate Galapagos: "esigenze della marina permettendo". Jack: "ah … beh, Stephen, è un uccello senz'ali?" "Sì?" "… non si muoverà di lì". E sorridendo comincia a strimpellare il violino, invitando Stephen a seguirlo su La Musica Notturna delle Strade di Madrid.

Carl e Russell siedono sul marciapiede con Doug mangiando un cono gelato, e giocano a "macchina blu-macchina rossa". Doug prova a giocare anche lui, ma vede solo macchine grigie, e intanto Carl comincia a barare, chiamando bici rossa e idrante rosso. La telecamera si alza e vediamo il dirigibile sospeso su di loro, e dipinto sul lato, a chiare lettere: "Spirito di Avventura", il motto di Muntz, e di Carl ed Ellie quand'erano bambini. Ma oltre le nuvole, molto lontano, nel sud-America, c'è una grande cascata; e in cima a quella cascata una casetta colorata, atterrata lì per il vento, il caso, o qualunque forza misteriosa che la voleva al suo posto.


Il viaggio è finalmente concluso. Tutto ciò che doveva essere detto e provato è stato fatto. Sam abbraccia i figli dicendo loro "sono a casa". È il Nuovo Equilibrio:

l'equilibrio e l'ordinarietà del mondo che erano stati infranti, hanno trovato nuovo ordine.

Non c'è altro da aggiungere, perché ciò che verrà di nuovo, sarà per una nuova storia.

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Se posso permettermi, però, vorrei fare ancora una considerazione rispetto alla rappresentazione grafica, e dunque l'accezione filosofica che essa assume, per questa conclusione.

Il modello di Campbell, che poi è quello di Vogler – e che ammetto essere il modello grafico che preferisco – , indica il racconto come un cerchio che si chiude. L'idea è propriamente quella folkloristica dell'Eroe che abbandona il villaggio, entra nel mondo selvaggio, sconfigge il mostro, e quindi torna al villaggio. Il movimento dell'Eroe dunque è inscritto nella ricerca del bene perduto, la riparazione della quiete infranta, la cacciata dall'Eden e il ritorno alla Casa.

Quest'idea però presuppone che il Mondo Ordinario sia sempre un mondo paradisiaco. Abbiamo già veduto che l'opposizione dei 2 mondi può al contrario essere molto variegata. Non solo: è forse ben più veritiero per la vita e per ciò che le storie significano – viaggi di trasformazione per la maturazione nella conoscenza – che il Mondo Ordinario non sia mai un mondo perfetto. Pacifico, forse – e non sempre – ma in conclusione piccolo. La vita è fatta per crescere, non per rimanere tranquilli.

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La ricerca della tranquillità perduta non è solo "una" visione morale del mondo. È una visione antinarrativa.

La narrativa vede l'espandersi e il crescere dell'Eroe che diventa nuova sostanza, che abbraccia i confini del mondo che si allarga, divenendo lui stesso più grande. Uscire nel mondo e incontrare cose nuove, e tornare dunque al mondo di prima, abbandonando quella novità, è una violenza: è il significato della tragedia. Se una storia avesse per Rivelazione che tutto ciò che è ostacolo è male, e solo la quiete perduta conta, in pratica sta impedendo il verificarsi di nuove storie, di nuove rivelazioni. Non ci saranno più rivelazioni, perché l'ultima rivelazione è stata che non esistono rivelazioni nuove che siano buone.

Non da meno, lo schema circolare perplime per le sue origini culturali. Si rifà infatti all'idea delle età circolari di Esiodo, dell'oro, dell'argento, del bronzo, degli eroi e del ferro. È il lento proseguire e deteriorare del tempo, che però Virgilio dice comincerà ancora.

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È un eterno ritorno; è la storia che si ripete, sono le culture supreme che crollano perché nuove prendano il loro posto, abbiano lo stesso progresso, compiano gli stessi errori, infine cadano di nuovo.

Ma che crescita è la crescita se è inevitabile quanto il suo deterioramento?
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Manca qualcosa. Manca un significato, ossia qualcosa di cui questa realtà sia segno e attesa, un oltre. Manca un mistero, una meta lontana da raggiungere, per la quale siamo sempre in corsa. Se il cerchio è un cerchio chiuso e inscritto in sé, allora non c'è nulla per noi fuori dal cerchio.


E allora forse l'avevano capita i medievali.

L'età "di mezzo", i secoli bui sono esistiti, ma son durati ben poco: tre secoli tra la caduta dell'Impero e l'amicizia del Papa con i Franchi. I tre secoli dell'esarcato e della minaccia longobarda. Non a caso si tratta di secoli quasi senza documenti, secoli senza arte. Per 300 anni il corso della storia sembrava essersi arrestato, e nessuno sapeva più chi stesse proseguendo cosa; tre secoli senza un protagonista, senza un destinante, non evidenti perlomeno. Si sarebbe ripetuto qualcosa di simile dopo il '500.

Poi, con l'ascesa di Pipino il Breve, Carlo Magno, il tempo di Papa Gregorio III e Zaccaria e Stefano II, l'Europa trovò un nuovo ordine. I medievali si sentivano un tutt'uno con i loro predecessori: l'età classica non era mai terminata, sarebbero stati i rinascimentali ad accusarli di averla interrotta. Ma per loro invece non c'era separazione; non era un'età di mezzo, era il presente che avanzava. Cristo era giunto nell'età classica per farla fiorire, non per sovvertirla. E pertanto nelle università gli studi si inscrivevano in quelli degli antichi, e così la botanica, l'astronomia, la matematica; e la filosofia del tempo e della storia.

Anche i medievali credevano che il tempo fosse circolare. Dopotutto non esiste un ciclo nell'essere? Al giorno segue la notte, il sole girava intorno alla terra, le stagioni seguivano ciclicamente, e i figli divenivano padri, e dalla polvere nascevamo per tornare alla polvere. Tutto è un cerchio; il cerchio della vita.

Ma i medievali avevano capito una cosa:

non è un cerchio chiuso.

Se il cerchio fosse aperto, allora nessuna fine sarebbe mai la fine; tutta la vita, tutta l'esistenza, del singolo come della moltitudine, LA Storia, sarebbe l'eterna rincorsa verso LA Rivelazione.

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È la spirale forse la forma più adeguata a raccontare la storia. Un movimento circolare, ma che avanza, che contempla il progresso e la novità. La storia sì si ripete, ma ogni volta è nuova! I nostri figli lo sono come noi lo eravamo per i nostri padri; ma lo sono anche di più, perché sono i figli di domani. Ci ri-innamoriamo cadendo nello stesso vecchio imbarazzo, ancora e ancora; ma anno dopo anno, non siamo più i ragazzini di ieri, e anche se la coscienza non fosse maturata, la nostra pelle si sarà fatta più spessa.

È questa la prospettiva nella quale penso che valga leggere le storie; la nostra storia. Un'eterna rincorsa, una tensione verso un punto solutivo che non è mai veramente raggiunto, ma che a ogni giro di vite è come ripromesso, rilanciato. Le rivelazioni sono la continua intuizione di quell'ultimo punto: la chiusa del Big Bang, l'omega che si inscrive sull'alfa. E allora correremo verso la Casa, ma senza rinunciare a nulla di quanto abbiamo incontrato sul nostro cammino.

Ma per il momento riprendete fiato e ammainate le vele. Verrà il tempo per un nuovo viaggio. Le acque che sono state tagliate dalla tempesta, ora sono tornate a nuova calma. Non sono le stesse acque di ieri, ma sono acque silenziose; è tempo di dormire.

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Per questo giro il cerchio si chiude. Abbiamo raggiunto un nuovo equilibrio.


Imparare lo  Storytelling non serve solo a saper scrivere, ma anche a saper leggere, e a saper interpretare. Per questo  stiamo organizzando corsi di formazione per i docenti in storytelling. Desideriamo formare professori e insegnanti che siano in grado di guidare i loro allievi nel mare magnum delle storie.          
Dall' Odissea a  Il Padrino, dalla  Divina Commedia a  Game of Thrones: esiste un solo racconto che si ripete nelle più svariate e mirabili forme, eppure rimane lo stesso viaggio. È il viaggio dell'eroe.          
Stay tuned.


Ciao Alberto, mi interessa il corso per formatori di storie: mi fai sapere qualche dettaglio in più? Un abbraccio.

Viola Marzorati

Computer Validation Engineer presso Adeodata

5 anni

Ciao Alberto! Tienimi informata, il corso mi interessa. Grazie

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