Intelligenza emotiva: la caratteristica dei nuovi talenti
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Intelligenza emotiva: la caratteristica dei nuovi talenti

È il nostro comportamento a fare di noi ciò che siamo. Questo è proprio ben spiegato dal concetto di "intelligenza emotiva". Da decenni si parla del quoziente intellettivo come parametro per definire le nostre capacità, ma le più recenti analisi scientifiche mostrano che da alcuni anni e nell'immediato futuro le migliori competenze di cui disporre - nella vita personale come nell'attività professionale - non sono e saranno più "semplicemente" tecniche quanto piuttosto quelle relazionali.

Difficile aggiungere elementi ad un tema che è da approfondire innanzitutto da me stesso, però penso sia necessario intanto condividerne la rilevanza in quanto si tratta di un'intelligenza che permette di vivere meglio e che soprattutto si può allenare (come la mindfulness). Esiste già, più o meno evidente, in tutti noi, ma gli studi recenti ci permettono di analizzarla più facilmente.

In estrema sintesi consiste di queste 5 principali abilità:
1. Consapevolezza, accettando di sè e degli altri i punti di forza e di debolezza;
2. Gestione delle emozioni, potendosi relazionare a quelle altrui sapendo sia adattarsi che cambiare le circostanze;
3. Capacità sociali nel gestire le relazioni verso direzioni immaginate;
4. Empatia, soprattutto nel comprendere gli altri durante la presa di decisioni;
5. Motivazione ed auto-guida nel raggiungere obiettivi specifici superando gli ostacoli.

In un mondo che cambia velocemente, le capacità di dinamismo e di connessione più che quelle enciclopediche, possono fare la differenza. Da parte mia riconosco alcune di queste capacità in certe amicizie con persone che, in effetti, sono straordinarie nell'applicare quanto appena accennato. Parliamo di leader (di contenuto, non di apparenza) capaci di diffondere le loro azioni come esempio che facilmente chi li osserva sceglie di seguire.

Chi è intelligente emotivamente si permette anche azioni inaspettate, perché è in grado di gestirle (insieme alle conseguenze e ai loro eventuali fallimenti) ed ha una visione a medio-lungo termine. Mi permetto di aggiungere quindi anche alcune valutazioni personali: tendenzialmente i più talentuosi mettono prima la gratitudine alla felicità (perché si è coscienti che è questo l'ordine da considerare migliore per sè e per gli altri), coinvolgono chi è in disparte (in quanto avendo più sensibilità possono aver dimostrato timidezza a loro volta o comprendono più facilmente la situazione), mostrano affetto anche a livelli diversi da quelli tradizionali (es. "banale" un ragazzo che abbraccia un altro ragazzo) ed applicano abitualmente nel concreto la creatività.

Insomma, buon allenamento (o, come direbbe Bergonzoni, "allenamente")!

Davide Boraso

Psicologo - Psicoterapeuta - coach aziendale presso Bi-Mind

8 anni

Goleman si è infuso in te 😃

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