L'architettura e la bellezza

Il pensiero occidentale è unito nel considerare la bellezza dell'architettura con le caratteristiche dell'equilibrio, della proporzione e della misura.

Aristotele collegava il bello agli ideali di grandezza e di disposizione regolare fra le cose.

Infatti nella " Metafisica " affermava che " Le supreme forme del bello sono: disposizione, simmetria, il definito e le matematiche le fanno conoscere più di tutte le altre scienze ".

Per Nietzsche interpretare il bello come perfezione della forma significa collegarlo con Apollo.

Però quella perfezione si rivela il segno di un equilibrio delicato e precario ben più che una caratteristica eterna e come tale immutabile.

La parola "bellezza" ci richiama un'idea familiare, quotidianamente formuliamo giudizi su che cosa è bello e su che cosa è brutto.

Proviamo a domandare agli Architetti cosa è per loro il "bello", sono loro ad avere vissuto le maggiori esperienze di "bellezza", chiediamogli se possono trovare il significato di questa parola su un dizionario o un'enciclopedia.

Il risultato legato alle risposte potrebbe essere articolato e dettagliato ma comunque legato ad opinioni personali.

Proviamo allora a scegliere una strategia più scientifica riconoscendo un fondamento fisiologico nelle nostre radici ed esaminando che cosa accade nel nostro cervello quando esprimiamo giudizi sulla bellezza o no.

Si potrebbe dire che bello è tutto ciò che crea piacere, indipendentemente dal fatto che sia reale o immaginario, oppure considerarlo come una categoria vera e propria, un termine tecnico, ma in questo caso si dovrebbe considerare la bellezza divisa in categorie, ma quante? Dieci, cento mille? E allora si potrebbe continuare a sostenere che la bellezza intesa come armonia e proporzione delle parti è immune da critiche?

Si potrebbe allora dire che la bellezza è diversa a seconda dell'alternarsi di diverse vicende storiche?

Chiaro che la bellezza è una nozione complessa e stratificata appartenente a concetti non omogenei che hanno turbato uomini e donne.

Per i greci era normale domandarsi quale era la cosa più bella, era quasi fare filosofia, però questo concetto astratto non deve fare dimenticare il particolare, l'individuo.

Il bello per l'architetto deve essere la forza grazie alla quale deve affrontare qualsiasi ostacolo, deve esserne rapito anche se sappiamo che le persone non desiderano ciò che è bello di per se, ma trovano bello ciò che desiderano.

Dobbiamo quindi rinunciare al dibattito sul bello?

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