Le pittrici dell’Impressionismo

Le pittrici dell’Impressionismo

Come più volte ho detto, nei secoli che precedettero il XIX  la figura della donna pittrice fu piuttosto anomala. 

Alcune artiste riuscirono ad emergere nel panorama internazionale dell’arte, potendo affermare il proprio grande talento; tuttavia, esse rimasero tendenzialmente isolate o comunque legate all’ingombrante figura di un padre-maestro. 

Solo con l’Impressionismo, per la prima volta, non solo si creò un clima di “pittura al femminile” ma le donne pittrici fecero gruppo, come i loro colleghi maschi, ed entrarono - per così dire - nell’agone dell’arte in una condizione di assoluta parità, condividendone l’ambizione a rivoluzionare la pittura e, purtroppo, anche gli strali della critica conservatrice.

Vediamo insieme i principali nomi che hanno reso grande l’Impressionismo al femminile.


Berthe Morisot (1841-1895)

Berthe è stata un’artista donna in un mondo di artisti uomini (dato che l’École des beaux-arts avrebbe aperto le proprie porte al gentilsesso solo nel 1897, due anni dopo la sua morte) e dimostrò la sua passione fin dalla tenera età, supportata anche dalla famiglia (in quanto nipote del celebre pittore Jean-Honoré Fragonard). Tuttavia la sua lapide, nel cimitero di Passy, nei pressi di Parigi, reca una sola scritta: “Berthe Morisot, vedova di Eugène Manet“ (fratello di Éduard). Nessun riferimento alla sua carriera, meritevole di un cenno se non in virtù delle sue opere, quanto meno del suo carattere e della sua dedizione. 

Dal punto di vista stilistico, Morisot incarnò alla perfezione i caratteri di novità dell’Impressionismo. Era solita dipingere all’aperto, assorbendo la luce solare e modulandola nei suoi repentini mutamenti, adottando un tratto sciolto, spontaneo e quasi improvvisato. Le sue opere emanano un netto sentimento di leggerezza, come se le sue opere sfumate avessero il peso di una piuma in volo, libera di interpretare il dato reale secondo legge intimi e delicate.

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La culla

Eva Gonzalès (1849-1883)

Eva nacque a Parigi, da madre musicista e padre scrittore. Emmanuel Gonzalès, infatti, fu un celebre romanziere spagnolo naturalizzato in Francia. Visse l’infanzia e la giovinezza in un ambiente frequentato da letterati, giornalisti ed intellettuali. Nel 1865, cominciò a prendere lezioni di disegno dal ritrattista Charles Chaplin, che teneva dei corsi di pittura per donne e poco dopo divenne prima modella e poi allieva anche di Manet. 

Bella, vivace, intraprendente, dotata di una sensibilità e di un talento straordinario, la donna sviluppò ben presto un suo stile personale, adottando le morbidezze dei pastelli che gli valgono il consenso della critica. 

Nel 1870 partecipò ad una collettiva nel mitico Salón de París e da quel momento inizia la sua prestigiosa carriera. Le sue opere sono esposte presso gli uffici della rassegna d’arte “L’Arte nel 1882” e alla “Galerie Georges Petit” nel 1883. Sposò Henri Guérard, fratello del grafico Henri Guérard, e amico di Manet. Morì per un’embolia durante il parto a soli 34 anni, sei giorni dopo la morte del suo maestro Manet, morto a 51 anni. Due anni dopo, nel 1885, venne allestita in suo onore una retrospettiva di 88 opere, presso il “Salons de La Vie Moderne”.

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Le Petit Lever

Marie Bracquemond (1840-1916)

Marie Anne Caroline Quivoron nacque a Argenton-en-Landunvez, in Bretagna. Fin da subito dimostrò un forte interesse per il mondo dell’arte e per questo iniziò a studiare con il pittore e restauratore Auguste Vassort. 

Dopo il suo trasferimento a Parigi, ebbe accesso all’atelier del maestro neoclassicista Jean Auguste Dominique Ingres, dove continuò la sua formazione.

Marie ricevette l’incarico dal Conte Emilien de Nieuwekerke, responsabile dei musei francesi dell’epoca, di effettuare le copie di alcuni dipinti esposti al Louvre. Qui conobbe il pittore Félix Bracquemond, anch’egli allievo di Ingres. La coppia si sposò nel 1896 ed ebbe un figlio, Pierre.

Nel 1859 espose per la prima volta le sue opere al Salon, ricevendo anche i complimenti di Edgar Degas. Poco dopo, l’artista abbandonò lo stile neoclassicista ispirato da Ingres, avvicinandosi alla corrente impressionista. Adottò colori vivaci e luminosi, e iniziò a dipingere en plein air. Acquisì una grande padronanza della tecnica pittorica e una spiccata sensibilità nell’uso del colore. Partecipò quindi alla quarta esposizione impressionista, nel 1879, e alle successive.

I temi principali trattati da Marie Bracquemon furono quelli del ritratto, della natura morta e del paesaggio. L’artista amò, inoltre, cimentarsi nelle composizioni floreali. Realizzò anche decorazioni murali e progettò vasi in maiolica e ceramica.

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Sulla terrazza a Sèvres

Mary Cassatt (1844-1926)

Tra gli spiriti liberi che contribuirono alla rivoluzione impressionista non si può non parlare dell’americana Cassatt.

Ella, in particolare, è portatrice di un punto di vista unico, frutto di un crogiolo tra due culture e mondi differenti – quello statunitense e quello francese/europeo – che la porta a diventare un’icona della pittura del tempo e una bandiera della lotta per l’indipendenza femminile, che renderà il suo lavoro speciale e indispensabile nella storia pittorica internazionale.

Nacque a Pittsburgh, in Pennsylvania, in una ricca famiglia di origine francese. Ricevette un’istruzione cosmopolita e, come tutte le bambine di buona famiglia dell’epoca, studiò le lingue straniere – francese e tedesco –, pittura e musica. 

Trascorse parte dell’infanzia in Europa, dove in particolare a 11 anni ebbe la possibilità di visitare l’Esposizione Universale di Parigi, immergendosi fin da bambina nei capolavori artistici del suo tempo.  

Vincendo le accanite resistenze della famiglia, che nel frattempo si era trasferita, frequentò la Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Philadelphia, dove conobbe le sorelle Alcott (ideatrici del libro “Piccole donne” e portatrici dei valori di lotta femminile). Con loro, infatti, condivide l’amore per l’arte e per l’indipendenza delle donne e - spinta anche da questo incontro - diventò una delle prime donne a tentare la carriera artistica, con determinazione e coraggio, sfidando ogni canone imposto.

Girò l’Europa e proprio a Parigi si innamorò dell’Impressionismo, folgorata da un quadro di Edgar Degas esposto in una vetrina. Conobbe il grande pittore nel 1874 e tra i due si creò una profonda amicizia e un grande rispetto. Cassatt imparerà molto dal maestro francese, che a sua volta la farà posare in alcuni dei suoi quadri. 

Grazie anche a questo incontro, la donna entrò a pieno titolo nel mondo impressionista, esponendo in quattro delle otto mostre che vennero organizzate presso il Salon (1879, 1880, 1881, 1886). 

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Il té delle cinque

Cecilia Beaux (1855- 1942)

Cecilia nacque a Filadelifia e, rimasta orfana di madre in tenera età, venne cresciuta insieme alla sorella da alcuni parenti, dopo che il padre andò a vivere in Francia.

Si formò in principio con Catharine Ann Drinker e Francis Adolf van der Wielen. Successivamente, alla Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Filadelfia studiò con Camille Piton e William Sartain. Durante la sua formazione, si guadagnò da vivere realizzando litografie e dipingendo su porcellana.

Dopo aver rifiutato diverse proposte di matrimonio, decise di dedicarsi totalmente all’arte e allo studio della ritrattistica. I suoi primi lavori si ispirarono all’opera di James Abbott McNeill Whistler.

Nel 1888 raggiunse Parigi, dove frequentò l’Académie Julian e l’Académie Colorossi. Nella capitale francese fu allieva di Tony Robert-Fleury e William-Adolphe Bouguereau. In Bretagna, a Concarneau, lavorò con Alfred Guillou e il suo gruppo. Inoltre, visitò l’Italia e presentò i suoi dipinti all’Esposizione di Parigi.

La pittrice si occupò in maniera prevalente del ritratto, dedicandosi ad un accurato studio della figura femminile. Dipinse le ricche signore dell’aristocrazia americana, ma anche donne umili, conferendo loro uguale dignità ed eleganza. Componente ricorrente nell’opera di Beaux è la luce, che irrompe scolpendo i lineamenti dei modelli oppure si diffonde soffusa, offrendo la possibilità all’artista di dimostrare la sua grande capacità di padroneggiare le tecniche luministiche della pittura impressionista.

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Confidenze al tramonto

Anna Ancher (1859-1935)

Chiude questa carrellata la pittrice danese nata a Skagen, nel nord dello Jutland. Il talento artistico di Anna Ancher divenne evidente in tenera età, e si sviluppò anche grazie ai tanti artisti che si stabilirono a dipingere nella sua città. 

Studiò disegno per tre anni al Vilhelm Kyhn Collegio di Pittura a Copenhagen, dove sviluppò il suo stile personale, dimostrandosi una pioniera dall'osservazione dell'interazione dei diversi colori nella luce naturale. Ha anche studiato disegno a Parigi presso l’atelier di Pierre Puvis de Chavannes.

Nel 1880 sposò il collega pittore Michael Ancher, che incontrò a Skagen. I due ebbero una figlia, Helga Ancher. Nonostante le pressioni da parte della società che voleva che le donne si dedicassero solo alle faccende domestiche, lei continuò con la pittura anche dopo il matrimonio.

Anna Ancher è stata considerata come una dei più grandi artisti pittori danesi in virtù delle sue capacità di colorista. La sua arte ha trovato la sua espressione nella moderna innovazione dell’arte nordica verso una rappresentazione più veritiera della realtà. La Ancher prediligeva dipingere interni e temi semplici della vita di tutti i giorni delle persone di Skagen, soprattutto pescatori, donne e bambini, rappresentando l’arte e la vita danese all’estero.

É stata premiata con la Ingenio et Arti medal nel 1913 e con la Tagea Brandt Rejselegat nel 1924.

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Donna che legge con papaveri

Conoscevi qualcuna di queste straordinarie donne e artiste? Fammelo sapere in un commento!

Importante ed interessante articolo !! Bravissima

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