L'ITALIA E LA POLITICA DELLO STRUZZO

Negli ultimi 10 anni Alitalia è costata ai contribuenti circa 8 miliardi, una media di 800 milioni all’anno.

Questo solo dai tempi della decisione di Berlusconi di abbracciare le demagogiche tesi di difesa della cosiddetta “italianità” e di bloccarne l'acquisto da parte di Air France. 

La cordata dei cosiddetti “capitani coraggiosi”, imprenditori famosi ma rivelatisi tutti incompetenti nel settore delle linee aeree, fu infatti una scelta scellerata che però riusci nel suo l'intento primario, ovvero di abbindolare ancora una volta gli elettori e far vincere le elezioni al "mago di Arcore".

Ho trovato quindi sorprendente che il pur bravo conduttore di Prima Pagina, Pier Luigi Vercesi, si sia detto tuttavia convinto che - ancor’oggi - si dovrebbe imparare dai francesi e dal loro modo di tutelare l'immagine nazionale e che lui auspica ancora di cercare di trovare all’interno dell’Italia le competenze gestionali. Ha poi aggiunto che "vendere ad aziende straniere sarebbe un’ammissione di non essere in grado di gestire una compagnia di bandiera in Italia”.

Quello poi che mi impressiona ancora di più è il contesto generale surreale. Un buco enorme di 800 milioni di euro all’anno come quello di Alitalia impallidisce di fronte al costo annuale degli interessi sul debito pubblico che, pur in un contesto internazionale irripetibile di tassi di interesse ai minimi storici, oscilla tra i 70 ed gli 80 MILIARDI di euro all’anno! E` come se ci sobbarcassimo OGNI ANNO il passivo combinato di ben 100 Alitalia.

Ovviamente la politica economica del governo dovrebbe essere tesa a far diminuire il debito pubblico prima che i tassi inevitabilmente risalgano ed il Quantitative Easing della BCE cessi. Al contrario invece i partiti, consapevoli che questa sarebbe una politica impopolare che gli farebbe perdere le elezioni, sono tutti a fare a gara a chi propone come accumulare ancora più deficit.

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