L'obbligo di assicurazione contro le Catastrofi Naturali non è una "tassa", ma un prerequisito necessario.

L'obbligo di assicurazione contro le Catastrofi Naturali non è una "tassa", ma un prerequisito necessario.

Anche se il dibattito in corso sulle assicurazioni catastrofali per imprese e famiglie si esprime diversamente, l'obbligatorietà è una pre-condizione necessaria ad operare un'assicurazione catastrofale, e non una tassa.

Provo a spiegarlo con un esempio sulla "carta del pane", volutamente super-semplificato, per concentrarci sulla sua logica e non sul tecnicismo.

Con esso cercherò di chiarire due concetti fondamentali:

1. La MUTUALITA'

2. Il c.d. "CUMULO" dei sinistri catastrofali



1. LA MUTUALITA’

Immaginiamo di voler assicurare contro le catastrofi naturali la popolazione di Faenza (una località che le recenti cronache ci confermano come molto rischiosa) e quella di Milano (una località molto meno problematica).

I Clienti di Faenza soffrono un rischio elevato di alluvione. Diciamo (invento…) che esista il 10% di probabilità di dover risarcire 200.000€ a polizza entro 5 anni dalla sottoscrizione.

Conseguenzialmente, una polizza catastrofale a Faenza costerà almeno 4.000€/anno (per semplicità non considero tasse, costi operativi, margine di Compagnia e Distributore, etc), rendendo il prodotto "impossibile" - perché troppo caro - per la maggioranza dei clienti, nonostante il forte desiderio spontaneo degli abitanti di Faenza di assicurarsi, poiché consapevoli per esperienza diretta della necessità della copertura.

I Clienti di Milano corrono invece un rischio normale. Diciamo (invento anche ora…) il 2% di probabilità di risarcire 200.000€ a polizza entro 5 anni dalla sottoscrizione.

La loro polizza costerà 800/€anno. Un prezzo ragionevole, ma insufficiente a convincere molti Milanesi ad assicurarsi, per via della scarsa percezione del rischio (che comunque c'è anche a Milano, vedi esondazioni del Lambro…).

Se non c’è obbligo di sottoscrizione, pochi clienti si assicureranno a Faenza, e pochi anche a Milano, con due conseguenze problematiche in caso di alluvione:

  • la maggioranza delle persone, in quanto non assicurata, non riceverebbe un risarcimento (utile ricordare che lo Stato non è tenuto a farlo verso i beni privati, e comunque da tempo non ha più le risorse per accantonare fondi in tal senso, per cui…)
  • in caso di alluvione, le poche polizze sottoscritte genererebbero risorse insufficienti a coprire i costi dei sinistri catastrofali, col risultato che le Compagnie opererebbero in perdita, e prima o poi smetterebbero di assicurare contro questo rischio

Se invece esiste obbligo di sottoscrizione, lo scenario di questo "giochino didattico" è completamente diverso. Infatti, si realizzano due conseguenze fondamentali:

  • la MUTUALITA' tra gli abitanti di Faenza (59.000 abitanti - 4% del mix ) e Milano (1.360.000 abitanti - 96% del mix) consentirebbe di mediare il prezzo della polizza, che andrebbe a costare circa 930€/anno per tutti: una cifra che assomiglia a quella necessaria per assicurare chi rischia poco (nel nostro giochino, 800€/anno), ma permette di assicurarsi anche a chi rischia molto (che altrimenti nel nostro giochino pagherebbe la ragguardevole cifra di €4.000!)
  • la ADEGUATEZZA DELLE RISERVE ASSICURATIVE rispetto ai sinistri, ossia il fatto che se si assicurano tutti, si generano risorse economiche tendenzialmente sufficienti a risarcire i sinistri catastrofali (approfondirò questo concetto fondamentale nel prossimo capitolo).


2. IL “CUMULO” DEI SINISTRI CATASTROFALI

Dal punto di vista assicurativo, le catastrofi naturali hanno una pessima abitudine: causano tantissimi sinistri contemporaneamente, e per importi economici elevati.

Se assicuri un appartamento (o un magazzino) contro l’incendio, al verificarsi dell’evento dovrai risarcire i danni di 1 appartamento. Nei casi più sfortunati, i danni anche agli appartamenti dei vicini.

Se avviene un’alluvione, almeno tutto ciò che esiste al piano terra e negli interrati di quella località, andrà risarcito.

Nei fenomeni catastrofali, la regola è che non si verifica un singolo sinistro, ma centinaia di sinistri (se non migliaia) contemporaneamente.

Questo le assicurazioni lo chiamano “cumulo”, e significa che quando si verifica l’evento catastrofale (es. alluvione, terremoto, etc) partono tantissimi soldi per i rimborsi

Quando un’assicurazione affronta questo genere di rischi, è fondamentale la massa critica: ossia che esistano tantissimi assicurati, i cui pagamenti contrattuali generino risorse economiche sufficienti a coprire sinistri che – quando si manifestano – producono costi immensi.

Proviamo a tornare al nostro giochino, e immaginiamo che – in assenza di obbligo assicurativo – si assicuri solo il 10% degli abitanti di Faenza (...sanno tutti di rischiare, ma la polizza costa troppo e la comprano solo i benestanti!), e l’1% degli abitanti di Milano (qui la polizza costa molto meno, ma i Milanesi non percepiscono a sufficienza il rischio, e nessuno ama spendere in assicurazioni…!).

Secondo il nostro giochino, il sistema assicurativo incasserebbe poco meno di 138 milioni di euro in 5 anni, e al verificarsi dell’evento a Faenza, il 10% di assicurati potrebbe generare 590 milioni di euro di costi per risarcimenti.

Ossia costi di risarcimento pari a oltre 5 volte i premi assicurativi incassati in 5 anni: un problema molto serio!

Se invece introduciamo l’obbligo assicurativo per le Catastrofi Naturali, nel nostro giochino si assicurerebbero tutti gli abitanti di Faenza e tutti gli abitanti di Milano, e il sistema assicurativo incasserebbe circa 5,3 miliardi di euro in 5 anni.

Al verificarsi dell’alluvione di Faenza, le Compagnie dovrebbero risarcire sinistri per 5,9 miliardi di euro, e dunque il rapporto fra incassi assicurativi e costi per sinistri sarebbe quasi in equilibrio: un approccio decisamente più sostenibile.

E’ certamente vero che la realtà è molto più complessa del mio "giochino", ma i concetti sono i medesimi.

L’obbligo assicurativo per le Catastrofi Naturali – sia che riguardi le imprese che i privati cittadini – non è neanche da lontano una tassa, ma una precondizione necessaria per operare l’assicurazione a prezzi adeguati, e in modo sostenibile nel tempo.


P.S. Nei miei articoli adotto sempre, intenzionalmente, un approccio semplificato (ma verosimile), nella speranza che possa agevolare la comprensione delle tesi che propongo. Me lo perdoneranno i tecnici, ma mi sta a cuore una maggiore comprensione della realtà assicurativa.


Giovanni Rosario Clemente

Quadro Direttivo presso Banco BPM

2 mesi

Corretta analisi e valutazione perfetta. Sicuramente la cultura assicurativa nel Ns. Sistema Paese non è mai stata una priorità. Ma con obbligatorietà di Legge, opportunità di fornire agevolazioni fiscali sia alle imprese che alle persone fisiche si può stimolare la crescita e la sottoscrizione di polizze catastrofali.

Ion Marian

Sales Manager @Facile.it| GruppoTCS | Assiflavia | Insurance |

2 mesi

Trovo condivisibile la riflessione fatta a voce alta. In questo processo ritengo però che manchi un aspetto, per il mio punto di vista importante, il coinvolgimento dello Stato. Credo sia opportuno che nel processo che vede coinvolte compagnie e clienti, lo Stato dovrebbe rappresentare il ruolo del coassicuratore. Le scelte politiche hanno influenzato buona parte dei cambiamenti climatici(influiscono su eventi catastrofici). Se non c'è una assunzione di responsabilità da parte dello Stato, rischiamo di arrivare in un secondo step alla "non assicurabilità" del rischio. La politica deve attuare politiche finalizzate a stoppare il surriscaldamento globale. I clienti devono imparare a crearsi fondi finalizzati a tutelare le proprie aziende(sicuramente occorre anche un alleggerimento della pressione fiscale). Le compagnie sviluppare prodotti idonei alla copertura del rischio.

Resta un tema: perché e’ considerato tema aprioristico il mancato intervento dello Stato sulla messa in sicurezza di quello che si puo’ fare sul territorio? Questo e’ il Paese che sta investendo per l’ennesima volta sullo Stretto di Messina. Ad Ancona, altro esempio grottesco, sembra di guidare sulle montagne russe. Al contempo, si chiede disinvoltamente ai privati di farsi carico da se’ di rischi che potrebbero forse non essere elisi del tutto ma quantomeno attutiti da interventi statali. Con il rischio di fare saltare ogni saldo tecnico del ramo. Io lo trovo stucchevole. Al netto della sua competenza tecnica e degli atti di proskinesis che riceve da competenti ma infelici colleghi quando lei scrive. Il tema resta. Ma con le tasse, che diamine paghiamo? Visto che funziona poco e niente?

Un'ottima panoramica sull'importanza dell'obbligo di assicurazione contro le catastrofi naturali: non si tratta di una tassa, ma di un prerequisito fondamentale per garantire una protezione adeguata. Il concetto di mutualità è cruciale: assicurare una popolazione con diversi livelli di rischio consente di abbattere i costi per i più vulnerabili. La semplificazione proposta, pur essendo un "giochino", aiuta a comprendere come il sistema assicurativo possa funzionare in modo più sostenibile quando tutti partecipano. È essenziale vigilare affinché il sistema assicurativo funzioni correttamente, garantendo protezione e equità per tutti.

Mauro A. Moschin

Consulenze Tecniche at Mauro Moschin

2 mesi

Allianz Italia. Aaahhhhh....ecco. 😂

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