L'umorismo come strumento di integrazione culturale e inclusione sociale
I fenomeni migratori che caratterizzano la società moderna pongono in primo piano la necessità di individuare nuovi mezzi d’integrazione culturale e inclusione sociale. Tra di essi, la dimensione artistica sembra favorire uno spazio creativo di espressione identitaria e incoraggiare il dialogo interculturale. In questa cornice si inserisce il teatro comico che, attraverso il linguaggio dell’umorismo, punta alla ricerca di un terreno comune dove poter ridere dei medesimi aspetti della vita.
L'anno scorso ho terminato un progetto teatrale e letterario con stranieri residenti in Italia che hanno dato vita allo spettacolo “Il Sogno di Enea: se possiamo ridere per le stesse cose non siamo poi così diversi” (portato in tournée per due mesi in Italia) e al libro "Pubblichiamoli a Casa Loro: appunti letterari di umorismo migrante (curato a "due menti" con Raffaele Taddeo). L’obiettivo del progetto era utilizzare l’umorismo come strumento di integrazione culturale e stabilire canali di connessione tra attori e pubblico. Attraverso questa sperimentazione è stato possibile lavorare sul comico di gruppo e individuare un contesto linguistico culturalmente flessibile, dimostrando le potenzialità dell’umorismo quale mezzo di integrazione culturale e condivisione di esperienze.
Sul nuovo numero di RISU, la rivista italiana di studi sull’umorismo, ne parlo in un articolo scritto in collaborazione con Elena Amore.
Buona lettura.