Mi piace pensare all’Altruismo, come a una sofisticata forma di Egoismo

Mi piace pensare all’Altruismo, come a una sofisticata forma di Egoismo

Per semplificare, e iniziare a capire cosa intendo con quanto affermo nel titolo di queste note, possiamo usare la storia ipotetica di una comunità composta da due sole persone: io e te.

Se ci mettiamo d’accordo di dare all’altro il superfluo per se, ognuno di noi due riceverà qualcosa in più e probabilmente di diverso da ciò che aveva in origine.

Forse io avrò più bisogno di “certe cose” e tu di altre, ma di sicuro, saremmo ambedue “più ricchi” che se avessimo trattenuto per noi tutto ciò che possedevano all’inizio dello scambio.

Trascuriamo per il momento il fatto che uno di noi due possa avere più dell’altro. Il concetto, è di donare il di più e che oggi purtroppo, l’attitudine a donare, aumenta se si possiede poco e diminuisce se si possiede di più, come alcune ricerche indicano in maniera molto esplicita. Chi meno ha, in proporzione, di solito dona di più.

Se ampliamo la magnitudo del piccolo esempio sopra descritto ad una collettività più grande, gli effetti sarebbero ancora più positivi, perché ognuno potrebbe sempre dare ciò che ha in abbondanza e magari ricevere ciò che ha di scarso, ma con un ventaglio più ampio di scelta e più possibilità di poter a sua volta utilizzare virtuosamente il dono investendolo, per moltiplicarne il valore, in un circolo virtuoso continuo.

Momenti di scarsità, sarebbero così naturalmente compensati dalla rete di solidarietà in atto e il desiderio/necessità di accumulare per i cosiddetti “momenti difficili”, verrebbe a mancare.

Mi pare di poter affermare che molto del successo economico del saggio popolo ebraico, derivi dalla applicazione di questo semplice principio.

Quindi donare ciò che abbiamo oltre il necessario, secondo questo modello, è solo il primo passo per innescare un circolo virtuoso che inevitabilmente ci porterebbe a ricevere di più di quanto avevamo in partenza.

Per questo, sostengo che “L’Altruismo, è una sofisticata forma di Egoismo”.

L’obiezione più frequente che mi sento fare è questa: <<come si determina la quantità necessaria per rimettere in circolo il di più?>>

Obiezione pertinente che ha a che fare con il tema del potere. Oggi chi ha di più, esercita una qualche forma di potere su chi ha di meno. Se questo potere, venisse a mancare, cosa succederebbe?

  • Cosa succederebbe se non avessi più bisogno dell’imprenditore che mi dà lavoro per campare?
  • Cosa succederebbe se non avessi più bisogno di chi ci governa?
  • Cosa succederebbe se non avessi più bisogno di giudici?
  • Cosa succederebbe se non avessi più bisogno di insegnanti?
  • Cosa succederebbe se non avessi più bisogno di medici?
  • Cosa succederebbe se non avessi più bisogno di un clero per soddisfare le mie domande esistenziali?

Nel mondo che immagino io, l’unico potere che vorrei esercitare, è quello su me stesso, per fare di me l’agente del cambiamento interiore che desidero proiettare nel mondo esterno.

Ti chiedo: “si può essere altruisti, se non si ha nulla da dare?”. Direi proprio di no e non mi riferisco solo a beni materiali.

Ma come posso affermare di non volere nulla per me stesso? Posso, se ho la opportunità di possedere tutto. (Michael Laitman - I Segreti del Libri Eterno)

Mi fraintendono coloro che assimilano questo modello a quello comunista. Non immagino un mondo di “tutti uguali” dal punto di vista economico, sociale e intellettuale.

Sono più che convinto che se distribuissimo equamente tutte le risorse a disposizione sul nostro bel Pianeta, queste tornerebbero in breve tempo nelle mani di chi le aveva prima della distribuzione e non perché chi ha di più, è un disonesto, ma perché conosce i meccanismi che stanno dietro alla creazione della ricchezza.

E’ ovvio che non sto sostenendo che non ci sono ricchi disonesti, come d’altra parte, non si può sostenere che tutti i poveri, sono onesti.

Ci saranno i ricchi, i meno ricchi e chi si accontenta.

Possederemo in proporzione ai nostri bisogni e ai nostri meriti e probabilmente, ci sarebbe una più equa distribuzione dei beni a disposizione e per concordanza con quanto ho affermato sopra, una migliore distribuzione del potere.

Al momento, vedo i limiti del sistema capitalistico e delle democrazie occidentali, ma in attesa di più auspicabili modelli economici e di governo, mi pare che siano ad oggi, i migliori sistemi applicabili.

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Come conseguenza delle argomentazioni utilizzate sin qui, mi piacerebbe che Charly Brown, rispondesse: “Si, io sono sulla terra per far felici gli altri e gli altri ci stanno per far felice me!”



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« Il cerchio con il suo punto centrale è un simbolo molto vasto e di grande profondità.

Qualunque dimensione abbia la circonferenza, il centro del cerchio è sempre limitato a un punto. Perché?...

Perché la circonferenza è l'espressione della materia che trattiene e assorbe gli esseri e le cose, mentre il centro rappresenta lo spirito che irradia e proietta. Lo spirito non accumula nulla, non tiene nulla per sé: lo spirito dona, per questo viene rappresentato con un punto minuscolo. Il cerchio invece è vasto, perché deve ricevere e contenere le ricchezze dello spirito. Direte: «Ma allora lo spirito perde tutto!». No, dato che vive all'interno della materia, e questa ha ricevuto la sua ricchezza, non perde nulla.

Questa legge è applicabile anche agli esseri che sanno veramente donare. Chi dona non perde nulla, perché da quel momento in poi vive in tutti coloro che hanno beneficiato dei suoi doni: il suo spirito è in loro. Perciò, tutti quelli che credono di aver approfittato di qualcuno, in realtà sono abitati dal loro benefattore: è lui che si manifesta attraverso di loro. » (Omraam Mikhaël Aïvanhov)

In accordo con la citazione del filosofo macedone, sopra riportata, direi che:

Amare, è riempire se stessi con l’intento di donare agli altri, senza neanche preoccuparsi di sapere chi è che riceve”.

Ritornando alla domanda: <<come si determina la quantità necessaria per se, per rimettere in circolo il di più?>>, partirei dal decidere cosa è essenziale, utilizzando la sempre utile scala dei bisogni di Maslow:

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Se partiamo dai Fabbisogni Fisiologici e di Sicurezza di base, dove ad oggi c’è necessità di denaro per procurarseli, gli altri, sono largamente non correlati al suo possesso.

Certo, possiamo mangiare un succulento pasto secondo i nostri fabbisogni calorici e spendere pochi euro se lo mangiamo a casa dopo aver fatto la spesa, oppure assumere lo stesso fabbisogno calorico spendendo decine o anche centinaia di euro, ma qui il buon senso mi porta a dire che il pasto che va oltre i pochi euro, è superfluo se non dannoso come nel caso in cui diventiamo sovrappeso o obesi per poi doverci curare, bruciando letteralmente risorse che potrebbero essere utilizzare in modo più utile.

Attenzione, non sto dicendo che non dovremmo mai andare a mangiare al ristorante o addirittura gustare qualche buon vino prezioso, ma solo che non dovremmo farne una regola.

Stesso ragionamento per un tetto sopra la nostra testa e così via.

Mi piace ricordare che scrivo per mettere le mie opinioni sotto stress e non per affermarle come verità e ti sarò grato se vorrai dirmi la tua per perfezionarle e perché no, cambiarle.

Puoi commentare qui sotto;

scrivermi a: paolinimarco99@gmail.com;

o mandarmi un messaggio al +39 339 699 55 95.

Ma prima, ti prego di prenderti due minuti per leggere, come interagire costruttivamente con me: Se io e te, vogliamo discutere proficuamente, questi sono i 5 punti per riuscirci:

 

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