Passaparola, è ancora la principale leva di marketing? - Un punto di vista

Passaparola, è ancora la principale leva di marketing? - Un punto di vista

Ciao a tutti,

oggi, seguendo la live audio di Le voci del mattino si è parlato del concetto del "passaparola" e della sua importanza nel marketing.

Il titolo dell'evento era "Passaparola, è ancora la principale leva di marketing?".

Introduzione

Il passaparola è un elemento chiave delle relazioni che và dal semplice "gossip" a tematiche relative all'utilità pratica quando cerchiamo un prodotto (fisico o servizi), un consiglio su dove andare a mangiare e così via.

Il passaparola può rappresentare una vera e propria leva per incrementare il branding e il fatturato, ma alla base ci sono elementi come storytelling e fiducia che vanno costruiti nel tempo e possono poi rappresentare una "base di partenza" molto valida.

Le due dimensioni del passaparola: lavoro locale ed aziende globali

Una prima distinzione che possiamo fare sul passaparola è il livello locale ed il livello azienda globale.

Nel lavoro locale, quindi molto "geolocalizzato" in termini di vicinanza a dove abitiamo, alle persone che frequentiamo, il passaparola può essere un fattore determinante e quel tipo di "attività" devono stare molto attente a "creare" relazioni con il cliente, sono esempi:

  • Lavori ad alto tasso di fiducia e relazione stretta e continuativa: meccanico, barbiere, macellaio;
  • Lavori incentrati ad alto tasso di passaparola poichè ne si ha bisogno, possibilmente, una volta tanto come un commercialista, avvocato;
  • Luoghi di ritrovo tra amici, come bar, pizzerie e ristoranti che possono pasare facilemnte da "prova casuale del passaparola" a "punto fisso";

In queste attività, a feedback immediato, il passaparola ha sicuramente un impatto più decisivo rispetto alla recensione di un prodotto o servizio fornito da un'azienda.

Nel lavoro fatto di aziende globali, dove i piani strategici di prodotto, di marketing sono definiti "annualmente", c'è uno studio nel tempo molto ampio e selettivo, i cui risultati spesso sono valutabili a posteriori. Sopratutto nell'era dei social, l'impatto dei recensori, che accedono a bacini di utenza sia generica che settoriale specifica, possono essere determinanti per il successo ed il fallimento del prodotto stesso; basti pensare al settore hi-tech per le recensioni (smartphone, notebook,tecnologie come l'AI) o al gaming (di cui il passaparola per titoli ad alta hype, ma mal riusciti, hanno impatti sulle vendite evidenti) .

Nel tempo, la capacità di aver costruito un branding e una "resilienza finanziaria" capace di "resistere" agli impatti negativi di prodotti o servizi "riusciti male" o anche non capiti dall'utenza attuale presente nel mercato è una capacità che ogni azienda deve sviluppare.

Un punto di vista sul passaparola sui social

Come ogni buon business, la capacità di creare un buon story telling, conquistare fiducia e credibilità da parte dell'utenza è fondamentale.

L'elemento della "fan base" rappresenta in chi racconta, un "effetto alone" che invita anche gli altri a "diventare membro" di quella community, a diventare un "follower".

Come le relazioni personali, per chi ha voglia di indagare e di esercitare un pensiero critico, in poco tempo si capisce se quello che l'influencer di turno "offre" ha una validità, c'è dell'autenticità o è tutto una "sponsorizzazione".

Quando, partendo da zero, un influencer, dimostra competenza nel suo settore, acquisisce una fan base ingaggiata sul tema, inizia a svilupparsi "quell'effetto megafono" in cui la fan base inizia il passaparola. L'influencer, partito dalla passione, dalla voglia di raccontarsi, "dal proprio perchè" inizia a crearsi una sua "fetta di mercato" e di fiducia.

In alcuni ambiti, addiritura, se l'influencer raggiunge un grado "di autorità nel settore" che gli viene riconosciuto dalla community (quindi non autoplocamato), può diventare un punto di riferimento per le aziende che operano nel settore.

Per mantenere autenticità e fiducia nella fan base, oltre ad indicare che l'azienda ha fornito quel prodotto o servizio per una recensione, quella recensione deve essere obiettiva, chiara, indicando i pro ed i contro, sopratutto perchè, se si tratta di un settore con molti appassionati, per perdere la fiducia costruita nel tempo, basta poco.

Il passaparola nell'ambiente lavorativo: la segnalazione

Una menzione particolare, và fatta in ambito lavorativo dove il "passaparola" non va confuso con raccomandazione, ma rappresenta una segnalazione:

La segnalazione, che in generale deriva da un percorso lavorativo fatto insieme a quella persona, ne conosciamo le abilità e le capacità e sappiamo che può esprimersi al meglio e dare un contributo utile è un ottimo strumento che fà "guadagnare" tutte le parti in gioco:

  • Incontro tra domanda e offerta lavorativa
  • Fiducia dell'azienda in chi ha segnalato
  • Aumento del gradi della relazione tra le persone (segnalante e segnalato)

Conclusione

Il passaparola è una delle attività relazionali per eccellenza, il "grado di intensità" nella relazione, ci fà capire come e quando possiamo fidarci dei consigli dati da chi conosciamo e di cui sappiamo in generale anche come si relaziona verso certi temi, che ne fa aumentare o diminuire in noi il "grado di affidabilità" sul tema che stiamo affrontando.

Nelle relazioni a distanza come quello che percepiamo dagli influencer o dalle aziende varia, occorre che si guadagnino la nostra fiducia, prima che noi mettiamo in piedi il passaparola con in nostro "networking di fiducia".

Nel dare e avere della comunicazione del passaparola, bisogna ricordarsi che le proprie esperienze impattano sul come diamo (se applichiamo il passaparola), nel ricevere vanno applicati i filtri (deduzioni e affidabilità che diamo al nostro interlocutore sul tema), e la qualità complessiva è data dal feedback (la "veridicità" percepita, la differenza tra aspettativa ed esperienza personale) che genera "solidità" nel passaparola e da chi può trarne benefici o soccomberne.


Aniello La Bua

Certificato Scrum in Metodologie Agile (PSM1, PSPO1, SPS, PSFS,PAL1) | Project Manager Certificato (PRINCE2) | Architettura IT e Sviluppo Software | Mindset orientato alla crescita

8 mesi

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altri articoli di Aniello La Bua

Altre pagine consultate