STERLINA SEMPRE IN BILICO

Rieccoci, cari amici, un’altra settimana insieme, per analizzare un mercato dei cambi che pare ancora incerto e indeciso sulle direzioni da prendere. L’unico movimento che è parso meno tentennante di altri, la settimana scorsa, è stato quello sulla valuta britannica, alle prese con la estenuante questione della Brexit, che ha visto scrivere un altro capitolo da parte dell’istrionico Presidente del Consiglio Johnson e del suo Governo, che ha di fatto promulgato una legge interna sui rapporti tra Irlanda del Nord e Gran Bretagna, scavalcando, almeno sul tema dei rapporti tra i due paesi, l’accordo firmato tra Ue e Uk lo scorso dicembre. Il terremoto provocato sulla divisa britannica, con un ribasso che dall’inizio di settembre è stato di circa 700 pip in circa 10 sedute operative, probabilmente non si è ancora esaurito perché da qui alla deadline richiamata dallo stesso Presidente, il 15 ottobre, potremmo vedere movimenti altrettanto significativi, sia al rialzo, sia al ribasso, data la volatilità attuale. Il mercato ha cercato di seguire il movimento della valuta inglese, con un recupero del biglietto verde, accompagnato da un leggero quanto insignificante pullback dell’azionario, che ha corretto parzialmente i guadagni precedenti, ma senza approfondire più di tanto. Non si è trattato di un vero e proprio risk off però, se osserviamo l’andamento dei cambi più sensibili a questo tipo di situazione, ovvero EurAud, EurNzd oppure AudJpy e NzdJpy, che sono rimasti stabili nei precedenti trading range e non hanno seguito la correzione dei mercati azionari. Considerando le correlazioni, siamo entrati in modalità correlazione specifica Gbp, mentre per le altre coppie valgono i valori dei trading range delle settimane precedenti e non sembrano esserci grandi possibilità di vedere accelerazioni nel breve termine, tra ripresa del trend contro il dollaro e un suo eventuale recupero strutturale. Se osservassimo i dati del Cot, vedremmo come l’interesse dei large traders si rivolge esclusivamente all’Euro, mentre sulle altre coppie di valute, vi è un generale disinteresse, eccezion fatta per qualche piccolo aumento proprio sul pound, o meglio un interessa relativo, date le dimensioni di posizioni, estremamente ridotte rispetto al solito. Il solo Euro, vede i grandi players essere ancora long di quasi 200 mila contratti, invariati rispetto alla settimana precedente, pari a circa 25 miliardi di euro, un numero che per il future è assai rilevante. I grandi investitori quindi sono ancora detentori di Euro , per ora ci restano e non hanno intenzione di tagliare le posizioni o prendere anche parzialmente profitto. L’idea è che probabilmente potrebbero tenere le posizioni fino almeno all’area 1.2400 1.2500 che potrebbe rappresentare il vero target della moneta unica, Lagarde e Bce permettendo ovviamente. E forse è proprio questo che si aspetta, prima eventualmente di arrivare a prese di beneficio. Se la Bce rilasciasse dichiarazioni allo scopo di evitare eccessi di rafforzamento della moneta unica, in quel caso potremmo vedere la fine di questo trend, almeno per ora, ma per ora non ci pare che le autorità monetarie europee abbiano detto più di tanto, nel senso che hanno dichiarato di osservare il tasso di cambio ma senza specificare né se hanno intenzione di fermarlo, tantomeno di indicarne un livello di equilibrio. Il che ci pare anche corretto dato che le valute, da sempre, devono essere lasciate libere di fluttuare senza condizionamenti di sorta. Oggi è Lunedì che di solito per molti mercati è diventato ormai un semifestivo. Non vi sono dati macro di rilievo, ad eccezione della produzione industriale europea, che però non pensiamo sia in grado di muovere i prezzi, pertanto il mercato aspetterà notizie sulla Brexit o altro per evidenziare un aumento della volatilità di breve termine. Buona giornata e buon trading. 

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