Sul palco
Ho sempre avuto l’ansia dei palchi. O forse dovrei dire “della vita”.
La vita l’ho sempre intesa come un palco: ci salivo quando volevo dimostrare ai miei genitori di meritare la loro fiducia, agli amici di essere all’altezza del loro affetto, agli insegnanti di essere capace di ciò che mi chiedevano, ai capi di essere la persona giusta per svolgere il compito.
Responsabilità, tensione, paura.
La mia percezione del palco è cambiata quando ho iniziato a pensare in un’altra direzione. Non alla direzione degli altri verso di me, alle aspettative. Ma a quella di me verso gli altri, alla mia espressione.
D’un tratto il palco non era più “occhi esterni che mi giudicano”, ma l’opportunità di trasmettere ad altri occhi la mia luce.
La magia è stata che in quell’esatto momento in cui ho adottato questa nuova prospettiva, ho cominciato a vedere la mia luce. Quella per cui io adesso, prima di tutti, sono orgogliosa.
Oggi i miei palchi sono sempre gli stessi: la famiglia, gli amici, il lavoro. Ma l’ansia che sento quando ci salgo, è tutta diversa. È positiva, è un fermento verso il desiderio grande di esprimere ciò in cui credo.
Ammetto che la paura c’è ancora: è data dalla responsabilità per chi mi guarda.
Ho sempre pensato che chi comunica - tutti quindi - abbia il dovere di pensare a come può influenzare chi ascolta. E chi comunica con “amplificatori”, mezzi che consentono di raggiungere più persone, come i politici, gli influencer, i giornalisti, le stesse aziende che acquistano spazi pubblicitari, ha un dovere tanto più grande quanto aumenta il volume di pubblico.
Perché sono convinta di questo? Perché anche se sono la prima a ripetermi “credi per vedere”, devo essere onesta: se qualcuno non mi avesse convinta del fatto che avrei potuto credere, non avrei mai visto nulla.
Non avrei capito come posso rendere orgogliosa la mia famiglia per la mia tendenza a curare i piccoli dettagli, non avrei visto le mie amiche e amici volermi bene per il mio desiderio di avere tempo per ascoltarli, non avrei pensato di riavviare una attività fondandola proprio sulla responsabilità di produrre, e far produrre, contenuti che fanno riflettere su nuove prospettive, combattendo i pregiudizi. Che sono proprio i giudizi degli altri che sentiamo verso di noi e che spesso siamo noi i primi ad avere di noi stessi. E poi che questa azienda si chiamasse LUZ, “luce”, senza che questo nome lo avessi scelto io… sembra quasi destino.
Esattamente: le persone che ci aiutano a convincerci di poter credere in noi, sono quelle che plasmano il nostro destino. Sono le Francesca Del Nero, le Barbara Mazzolai, le Sindiwe Magona, Marta Basso, Caterina Bellandi, Maria Teresa Golfari, Monica Cerin, sono gli Armando Persico, gli Eric Ezechielli, Jacopo Cardillo alias Jago, Alessandro Sandionigi, Giordano Tomasoni, i Toni Mischitelli, Bruno Bella, Nitin Sharma, Guillelmo Martinez, Stefano Simontacchi, Sandro Formica, Jack Cambria, Giampaolo Grossi con Andrea, Cristina e Issa, Andrea Bertuzzi, Lapo Elkann.
E spero di poterlo essere anche io, quel giorno bello in cui salirò su quel palco. Il 17 novembre 2019, al Teatro Dal Verme a Milano, al Dreamers Day.
Senior Consultant Human Capital | Wellbeing Happiness Social Sustainability & D&EI Expert & Advocacy | Presidente Associazione Ricerca Felicità | Co-Founder Osservatorio BenEssere e Felicità | Consigliera AIDP Lombardia
5 anniE sei anche tu Alice Siracusano ad aver dato Luce alla nostra strada e a farci comprendere che siamo su quella giusta!!
Entrepreneur | CEO @ Brandplane | LinkedIn Top Voice | Sommelier | Sports YouTuber, sometimes | Lilli Gruber Wannabe | Content. A lot. Basically a TV
5 anni❤️ a presto!
Life Enthusiast Explorer with Curiosity, Gratitude, Trust and Love
5 anniGrande messaggio! 🙏❤️🙏 let’ dream!!!
CEO Giacomo Milano Group
5 anniAlice Siracusano niente succede a caso .... chi è grande dentro è grande fuori