Zona di Comfort: che cosa è?

Zona di Comfort: che cosa è?

Ultimamente molti clienti mi chiedono cosa sia la Zona di Comfort soprattutto da quando, l’Allenatore del Milan, Montella l’ha nominata durante una intervista; la “Zona di Comfort” è un concetto anglosassone per indicare una zona mentale nella quale noi ripetiamo in continuazioni le stesse azioni, compriamo le stesse cose, facciamo sempre le stesse strade, pensiamo sempre le stesse cose e questo perché in questa zona c’è un bassissimo livello di Stress dovuto all’ignoto e i mali che ci sono si conoscono; in questa zona ci rientrano tutte le abitudini, le situazioni che conosciamo, la routine dalle quali, per un motivo o per un altro, non vogliamo allontanarci. Solitamente il restare fermo è conseguenza di uno stato emotivo legato alla Paura che è una delle emozioni primarie e la “paura primordiale” ha due comportamenti istintivi conseguenti che sono la “fuga” e l’”immobilismo”.

In questa “zona di comfort c’è un’alta resistenza al cambiamento e una basso desiderio a modificare la situazione nella quale ci si trova; utilizzando queste 2 dimensioni su un grafico possiamo avere quattro quadrati all'interno del quale possiamo monitorare l’andamento del nostro lavoro su noi stessi.

Avremo quindi, nel quadrato dove c’è un alta resistenza al cambiamento e un basso desiderio al medesimo, la routine, le abitudini, le assuefazioni, le consuetudini, la quotidianità, i comportamenti ripetitivi, quelli scaramantici.

Nel secondo quadrato, il quadrato della “crisi”, inizia a diminuire la resistenza al cambiamento e ad aumentare la spinta a questo e ciò avviene per motivi interni o esterni; i motivi interni che spingono al cambiamento sono:

1.        la noia: la vita è diventata talmente uguale tutti i giorni che i nostri cervelli (quello sopra il collo e quello dentro la pancia) hanno bisogno di una ventata di aria fresca

2.        l’idea che attraverso la nostra azione diretta il cambiamento può avvenire, ovvero responsabilizzarci di quello che ci capita

3.        aver preso troppe porte in faccia e non farcela più (il classico “toccare il fondo”).

Tra le motivazioni esterne possiamo avere il licenziamento, fare un incidente e renderci conto che la vita non dura per sempre, essere lasciati, ecc.

Il terzo quadrato è quello del cambiamento ovvero di tutte quelle esperienze nuove che fino a quel momento non avevi messo in pratica, è l’insieme di nuovi modi di fare le cose, di nuove cose da fare, ecc.; in questo quadrato la spinta al cambiamento è massima e la resistenza al medesimo è minima.

L’ultimo quadrato, dove la resistenza e la spinta la cambiamento sono al minimo, si ha la cristallizzazione dei nuovi comportamenti acquisiti, delle nuove strutture mentali create e delle nuove informazioni cognitive acquisite.

Questo è comunque un breve articolo e l'argomento è ampio ma spero che sia utile a tutti coloro che lo leggeranno.

Buon lavoro,


Federico Panetti


Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate