ACUFENI. UN APPROCCIO INNOVATIVO ALLA LORO GESTIONE
Che cos’è l’acufene?
Acufene (o tinnitus) è un termine medico che indica un ronzio, fischio, fruscio o tintinnio che la persona percepisce come suono fastidioso e persistente all’interno dell’orecchio.
Questo fenomeno molto diffuso, generalmente, tende a presentarsi e a scomparire in modo naturale in breve tempo. In altri casi invece, il rumore è continuo e diventa un sintomo particolarmente fastidioso, un assillo insistente che mette a dura prova la sopportazione e l’equilibrio di chi ne è soggetto.
Quando insorge l’acufene?
L’origine degli acufeni sembra essere di tipo multifattoriale, non esiste cioè un’unica e ben definita causa.
Possono generarsi per cause organiche, ad esempio una lesione all’orecchio interno, al timpano o alla coclea, in seguito all’esposizione ad un rumore molto intenso, oppure per via di un’infezione virale o batterica. Possono insorgere in seguito ad un trauma psicologico o più semplicemente in un periodo di vita particolarmente difficile per la persona che può sentirsi sotto pressione per una serie di circostanze.
Anche fattori di personalità e la capacità di gestire la propria emotività possono influire sia sullo sviluppo che sul mantenimento del problema.
In molte situazioni la persona è interessata da più di uno di questi fattori. Comunemente, al di là della causa scatenante del disturbo, la sua stessa presenza aumenta i livelli di stress provocando reazioni di ansia, irritabilità, difficoltà di concentrazione, depressione, disturbi del sonno, che a loro volta contribuiscono al mantenimento del problema in un circolo vizioso.
Le conseguenze di questa condizione portano spesso ad un peggioramento generale della qualità della vita, della prestazione lavorativa ma anche della vita personale, portando in alcuni casi all’isolamento sociale.
Come reagisce il sistema nervoso?
Quando l’acufene insorge, il nostro sistema nervoso impara a identificarlo tra tutti gli impulsi in arrivo e, gradualmente nel tempo, costruisce una sorta di filtro che può isolarlo, impedendogli di giungere a livello della coscienza.
A seconda della plasticitàà cerebrale del soggetto colpito, occorrono da alcune settimane ad alcuni mesi, durante i quali la percezione dell‘acufene diviene sempre meno costante, il disturbo va e viene e poi lentamente sparisce.
Una condizione di ansia, che nella maggioranza dei casi si accompagna come conseguenza del disturbo, si è rivelata uno dei più grossi ostacoli al trattamento degli acufeni: le persone che possiedono una migliore capacità di gestire l’ansia, riescono a creare una condizione di maggior distacco emotivo nei confronti del proprio disturbo e questo li aiuta a superare più velocemente il problema. Le persone molto ansiose, al contrario, non ci riescono a causa dell’interferenza negativa che l’agitazione ha su tutte le attivitàà cerebrali comprese quelle necessarie a sopprimere l’acufene.
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E’ inoltre frequente che, anche a distanza di tempo dalla risoluzione della sintomatologia, le persone riferiscano il riapparire per qualche tempo del disturbo in momenti di forte affaticamento, ssoprattutto mentale.
L’affaticamento, causando una diminuzione delle prestazioni cerebrali, porta ad un calo di prestazione anche del filtro, che favorisce il ripresentarsi per breve tempo, dell‘acufene.
Cosa posso fare?
Noi dello studio “Milano Psicologo” oltre al trattamento Psicoterapeutico Cognitivo Comportamentale ed EMDR abbiamo introdotto l’utilizzo del Neurofeedback Dinamico non lineare NeurOptimal ®
Il Neurofeedback Dinamico non lineare è un approccio innovativo che risulta essere un buon alleato nella gestione degli acufeni e particolarmente utile nell’alleviare il disagio che ne consegue, non soltanto durante una fase acuta o cronica del disturbo ma anche nel mantenimento di un generale buon funzionamento del sistema nervoso che può proteggerci dall’insorgenza in futuro della problematica.
Perché scegliere il Neurofeedback Dinamico non lineare?
Il principale obiettivo del Neurofedback Dinamico non lineare è quello di allenare il cervello ad autoregolarsi e quindi ottenere un efficiente funzionamento del sistema nervoso e di tutte le funzioni cerebrali.
Questo è essenziale per dominare l’acufene in quanto lo stress ed il nervosismo, associati a schemi di pensiero disfunzionali, rimuginio, preoccupazione e somatizzazioni sottraggono risorse al cervello, indebolendo la sua capacità di controllo sul disturbo.
Uno studio statistico dell’Università di Victoria in Canada ha mostrato che nel 50% dei casi il Neurofeedback Dinamico non lineare contribuisce a ridurre sia l’intensità che la frequenza del disturbo.
Inoltre, circa il 25% delle persone, pur non ottenendo cambiamenti significativi rispetto all’acufene, si è dimostrato molto soddisfatto per la riduzione dello stato d’ansia che ad esso si accompagna, così come del disturbo del sonno, dell’emicrania e di altre somatizzazioni. Hanno cioè manifestato un generale miglioramento nella qualità della vita che consente loro di convivere con l’acufene in maniera più serena e naturale.
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