Apologia Controcorrente
Escono i dati e come tutti gli anni raddoppia, triplica, il numero di giovani che se ne vanno dall’Italia.
Che poi l’emergenza c’è solo quando escono i dati. Per cittadini e politici questo è vero. Da ambo le parti.
Escono i dati sulla natalità in crollo? Panico. Si, panico per 15 giorni. Un mese se proprio qualcuno fa più casino.
E poi si torna nel buio composto anche dai seguenti ingredienti, non prendere nota, li conosci bene:
Insomma le nuove menti vanno all’estero. Sempre di più, verso l’infinito “Europa” e oltre.
Un’ottima formazione, e vanno via senza prospettiva di ritorno, alcuni varcano il confine e tirano un respiro di sollievo.
Dice il Presidente della Repubblica: “Necessario capire le cause”.
Ok. Iniziamo:
QUA Io pago le tasse altissime a confronto con gli stipendi.
QUA non essere tirocinante per tutta la vita vuol dire fare il “Salto della Fede” di Indiana Jones, verso un futuro che appare un baratro
QUA abbiamo una burocrazia talmente folle che restiamo l’unico stato in Europa in cui serve la figura del commercialista per fare la dichiarazione dei redditi (per non entrare nel discorso burocrazia-professione-pubblica amministrazione)
Consigliati da LinkedIn
QUA non c’è prospettiva, se non sei un dipendente PUBBLICO, di comprare casa, perchè tanto il mutuo… non te lo danno
QUA una coppia di giovani crede che fare un figlio sia smettere di vivere, quando dovrebbe essere “iniziare” un nuovo capitolo, perché sì, l’Italia è bella, ma se fai un figlio poi sei chiuso in casa e butti via la chiave: passioni, aspirazioni, desideri. Scordati tutto e senza rimpianto.
BASTA! Sai che c’è?
Mi sono stancato dei giornali che fanno l'involontaria “apologia” di quelli che se ne vanno.
Non se ne rendono neanche conto. Bravi, menti eccellenti, ragazzi in gamba che sembra partano per un’avventura della vita, sono indipendenti, fermi, sicuri.
Apologia, involontaria sì, ma che spinge altri a dire, ma sai che, quasi quasi.
Voglio fare anch'io una Apologia.
In fondo, mettendo sulla bilancia quello che abbiamo, quello che ci è tolto tutti i giorni, la fatica che dobbiamo fare, ma anche le nostre grandi capacità (che non sono diverse da quelli che “vanno”), penso che quelli che restano hanno accettato la sfida.
La sfida di restare. Perché ormai è più facile abbandonare la nave che affonda.
Facile.
Ma qui gli eroi, forse eroi folli? Siamo noi che restiamo.
Noi che continuiamo a credere di poter cambiare quello che ci sta intorno.
Raddrizzare un paese che ci hanno guastato.
Architetto, BIM Manager e CDE Manager
2 anniConcordo che ormai ci vuole molto coraggio a rimanere e non è una provocazione.
Architect , 3D Artist, Illustrator | Architect @ WATG
2 anniCiao Pietro, ti parlo da emigrato, ed onestamente non credo sia una sfida tra quelli che sono partiti e quelli che hanno deciso di restare.Ci sono lati positivi e negativi per entrambi e non mi piace pensarla così. Anche a distanza nel mio piccolo provo a cambiare le cose in Italia. La vera sfida è un'altra a mio avviso, riuscire a mettere in sinergia tra loro chi resta e chi è partito, perché molte volte l'intoppo è proprio lì, persone che non comunicano tra loro indipendentemente dal luogo di residenza/lavoro. Aldilà di tutto ti seguo sempre con piacere. Ottimo lavoro sempre!