The battle of Epping forest
Lungo la strada al bordo della foresta si possono vedere le diverse gang che si stanno radunando per una battaglia sul controllo dei territori della periferia urbana.
L'oggetto del contendere, su cui le bande rivali divergono, è la valutazione e gestione del rischio di violenza e molestie.
Da ovest si sta preparando a combattere il nutrito gruppo dei fanatici del whistleblowing, secondo i quali una volta realizzato il sistema di segnalazioni si ritiene non soltanto soddisfatto ogni obbligo, ma si ritiene anche fatta la valutazione e gestione del rischio di molestie, nonché soddisfatta ogni possibilità di avere un pannello di indicatori per il suo monitoraggio.
Dalle colline a ovest stanno arrivando i professionisti delle risorse umane, i quali sono ancora tramortiti per essere stati coinvolti pesantemente nella realizzazione della certificazione di genere (PdR 125), e alcuni di loro anche nella certificazione ISO 30415 su diversità e inclusione. E dopo queste avventure, tra procedure, politiche e audit da terza parte, tutti ritengono di avere fatto quanto è necessario e possibile, e anche di più, per il rischio di violenza e molestie.
La banda delle funzioni HSE e dei Servizi di Prevenzione e Protezione sopraggiunge in fretta dai territori oltre il fiume. Essi hanno appena dissotterrato come un'ascia di guerra la valutazione del rischio stress, che tirano fuori nelle occasioni importanti o quando occorre aggiornarla, per poi sotterrarla nuovamente per altri 3, 4 o più anni. In quella valutazione essi ritengono di avere completato tutto ciò che si può fare per la valutazione e gestione del rischio di violenza e molestie.
Nessuno immagina che tutto quello che hanno fatto non è che l'inizio della valutazione e gestione del rischio di violenza e molestie sul lavoro.
I molti pregiudizi
E' un RSPP a iniziare il fronteggiamento diretto, brandendo la spada del: "Ma perché mai dovrei valutare un rischio di violenza? Se una persona fa delle molestie ne deve rispondere in proprio, cosa c'entra l'azienda?". Il che equivale un po' a dire: "Un rapinatore risponde in proprio della propria condotta, non ha quindi senso che prendiamo precauzioni nei confronti delle rapine". Oppure: "Visto che un lavoratore potrebbe dover rispondere dei propri comportamenti a rischio, non vedo perché valutare i rischi relativi ai fattori di infortunio". Una vera perla di saggezza.
Un esperto di security con segni tribali sul volto piuttosto evidenti risponde con: "E' sufficiente avere un buon sistema di security, le violenze e molestie si combattono in quel modo", sebbene ciò non tenga conto del fatto che fra sicurezza e salute da un lato e security dall'altro, ci sono alcuni margini di sovrapposizione ma soprattutto grandi differenze.
Un ingegnere, con un valido passato nell'ingegneria di processo, si lancia nella mischia al grido di: "E' ora di finirla con le scienze umane. Si possono fare valutazioni di rischio metodologicamente fondate unicamente nell'ambito delle scienze naturali". Era molto bravo nel suo lavoro, ma gli sfuggivano alcuni aspetti fondamentali, tra cui il fatto che negli ultimi decenni le scienze umane e quelle naturali hanno visto una grande convergenza nel settore della sicurezza e salute, e che i fattori umani e gli aspetti psicosociali hanno supportato, o altre volte fatto miseramente fallire, tutta l'affidabilità nell'ingegneria di processo in cui lui è molto bravo. E soprattutto, che è possibile fare una valutazione del rischio violenza e molestie molto razionale e basata su dati.
Ci sono alcuni che, in mezzo alla battaglia, stanno passando la mattinata a disquisire se sia obbligatorio o meno fare la valutazione di questo rischio, senza peraltro mettersi d'accordo né fornire il minimo contributo metodologico. Mentre poco distante i loro proseliti stanno bruciando la ISO 45001, la quale come spirito vorrebbe andare un po' più in là dell'obbligo normativo, attraverso "processi continui e proattivi" per l'identificazione dei pericoli. Ma chi se ne frega, in fondo l'importante è portare a casa una certificazione del sistema di gestione, e fino a quando non ci sono leggi specifiche e circolari ministeriali esplicative, è molto meglio occuparsi d'altro. Esattamente il contrario dei processi continui e proattivi.
Quelli che stanno sparendo in fretta tra gli alberi battendo in ritirata sono gli auditor della ISO 45001, che scappano perché qualcuno ha detto loro che sarebbe importante iniziare a valutare il grado di implementazione delle prassi contenute nella ISO 45003 riguardante i fattori psicosociali. La maggior parte di loro ha sfogliato la ISO 45003, alcuni non si sono resi conto di tenerla al contrario, i più attenti hanno pensato: "Sì, belle parole, ma occupiamoci delle cose più consolidate, quella dei fattori psicosociali è un'onda lunga ma ci vorranno anni prima che venga assimilata", senza rendersi conto che l'onda dovrebbero contribuire ad alzarla.
Tra tutti c'è un formatore che attira l'attenzione sfoderando statistiche sulle molestie, giurando su quanto ha di più caro che è il momento di iniziare a occuparsi del tema. Purtroppo quando gli chiedono "Sì, ma in che modo?" si rifugia in risposte molto vaghe.
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Una squadra di manager di produzione che aveva cercato fino ad ora di restare fuori dalla mischia viene tirata pesantemente all'interno di essa quando qualcuno rammenta che le violenze e le molestie, così come lo stress, oltre a essere un fattore di rischio a sé, hanno pesanti impatti anche sull'esposizione agli altri rischi (cioè contribuiscono a molti infortuni), e hanno ripercussioni sulla prestazione organizzativa. Ma loro hanno l'arma segreta che non esitano a sfoderare, cioè: "Non abbiamo tempo neanche per le cose serie, figuriamoci per queste baggianate". E soprattutto quelli di estrazione commerciale, particolarmente agguerriti, si mettono a controllare gli ordini e le offerte nel mezzo della rissa, rispondendo a qualche messaggio email senza rendersi conto di ciò che accade intorno a loro. In fondo rispondono dei risultati commerciali di fine trimestre, più in là non vedono.
Caricature?
Come nella famosa battaglia raccontata nella canzone dei Genesis, il rischio è che alla fine non vinca nessuno (e che il lancio di una moneta decida il punteggio finale, che più o meno è ciò che accade quando subentra la burocrazia, come anni fa per il rischio stress).
Ovviamente le caricature menzionate sono ispirate a personaggi e situazioni reali rivisitate in chiave ironica senza intenzione di offendere nessuno, cercando di mettere in luce alcuni modi disfunzionali (a parere di chi scrive) nell'affrontare la problematica.
Sul tema ad oggi c'è una sostanziale inerzia e superficialità, ma va anche detto che ci sono molte persone che stanno iniziando a comprendere l'importanza del rischio violenza e molestie, e professionisti seri e aziende che stanno prendendo la situazione molto sul serio. Persone di HR, di HSE, di uffici legali, di produzione, formatori, che stanno iniziando a operare in modo serio.
In un altro numero di questa newsletter ho affrontato in modo un po' più sistematico il tema.
Articolo liberamente ispirato al testo della canzone "The battle of Epping forest", Genesis (Selling England by The Pound, 1973). Ascolta il brano
Materiale a libero uso con citazione della fonte
Carlo Bisio ha realizzato negli ultimi 20 anni progetti in più di 250 organizzazioni, tra cui aziende o società di consulenza leader mondiali nel campo della sicurezza. E' stato docente a contratto presso l'Università di Milano Bicocca e altri atenei. Psicologo delle Organizzazioni, ha acquisito il NEBOSH International Diploma in Occupational Health and Safety (IDip), il Master biennale in Ergonomia presso il CNAM di Parigi. E' ergonomo europeo registrato (Eur.Erg.). E' Graduate Member of IOSH, socio AIAS, socio SIE. E' autore di più di 60 scritti scientifici o professionali (con più di 150 citazioni da parte di altri autori, verificabile su Academia.edu). Consulente, formatore, ghost writer.
Nel campo dei fattori psicosociali e del rischio violenza e molestie ha svolto (e svolge) importanti progetti presso aziende eccellenti, ha al proprio attivo significative pubblicazioni, ha messo a punto sistemi e protocolli per la valutazione del rischio.
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Responsabile Servizio Sicurezza Lavoro di Confindustria Alessandria
10 mesiGrazie Carlo, hai diffuso in modo "leggero" un aspetto che trattato in modo formale rischia di non attirare l'attenzione. Ottimo contributo come sempre