Cafè Europa - A.A.A. Commissario cercasi - Nr. 21
CAFE’ EUROPA
L’editoriale: A.A.A. Cercasi Commissario
La pausa estiva dei lavori parlamentari europei non è stata un totale dolce far niente. Seppur non come a livello nazionale, anche Bruxelles non si è fatta mancare una dose di notizie estive che oggi riprendiamo nella nostra newsletter del lunedì. Con uno sguardo a quello che ci aspetta nell’ultimo quadrimestre dell’anno.
La notizia era già nell’aria da diverse settimane, ma si è concretizzata soltanto poco dopo Ferragosto. Il Commissario europeo all’Ambiente e Vice-Presidente del Berlaymont, l’olandese Frans Timmermans, ha annunciato le dimissioni per tornare in patria a guidare la coalizione Verdi-Sinistra in vista delle elezioni parlamentari che si terranno a novembre. Timmermans lascia scoperta una casella importante: il Green Deal che, crisi Covid-19 e guerra in Ucraina escluse, che è stato il vero trade mark di questa Commissione, è figlio suo. La paternità è condivisa con la Presidente Von der Leyen, ma indubbiamente l’imprinting di Timmermans e della famiglia politica dei Socialisti è innegabile. La sua dipartita a più di un anno dalla fine naturale del mandato ha lasciato perplessi gli osservatori. A differenza di quanto possa accadere a livello nazionale, è raro vedere un Commissario europeo lasciare prima della fine del mandato. In questa Commissione, però, è già la terza volta che accade: la prima, a meno di metà mandato, fu quando il Commissario irlandese Phil Hogan commise un passo falso e fu colto in flagranza di reato non rispettando le regole di confinamento imposte dalla pandemia. La seconda, più recente, riguarda la Commissaria bulgara Maryia Gabriel, chiamata in patria a ricoprire un ruolo nel nuovo governo, formatosi dopo ben tre elezioni nel giro di un anno e mezzo. Timmermans non è però il solo a lasciare la Commissione: con lui è ormai data per certa anche la dipartita della Commissaria alla Concorrenza Margarethe Vestager. Questa volta, però, i lidi sono pur sempre altri, ma europei. È infatti in predicato di diventare la prossima Presidente della Banca europea degli Investimenti. La girandola di Commissari in uscita, con ancora quindici mesi rimanenti nel mandato e diversi dossier da votare e su cui battagliare con le altre due istituzioni europee, ha spostato l’attenzione sul futuro prossimo della Commissione. Che potere negoziale avrà il Berlaymont ora che diversi pezzi (importanti) hanno lasciato o stanno lasciando Bruxelles? La Presidente Von der Leyen è andata spedita non guardandosi indietro e seguendo il manuale: assegnazione del portafoglio di Timmermans ad un altro Commissario – lo slovacco Maroš Šefčovič – e richiesta all’Aia di nominare un sostituto. Risposta che è arrivata repentina e che ha cambiato, e non poco, le carte in tavola: sarà Wopke Hoekstra, ministro degli Affari esteri, il nuovo Commissario olandese. Hoekstra è stato in passato Ministro delle Finanze e, in quella posizione, si è distinto per essere uno dei “falchi” che ha tenuto una linea rigida contro gli aiuti di Stato all’Italia dopo la pandemia, oltranzista sulla posizione di non creare nuovi debiti condivisi nei Paesi europei. C’è di più: mentre Timmermans proviene dai Socialisti, Hoekstra è del Ppe: un cambio di casacca non da poco, anche se non è certo che il portafoglio dell’Ambiente tornerà nelle mani di Amsterdam. La speranza da parte dei partiti di centro-destra c’è: Timmermans è stato avversato – e non poco – nella sua cavalcata per un’Europa più verde, soprattutto da Ppe e Conservatori. Con diverse proposte legislative ancora sul tavolo e da finalizzare, lo sprint finale della Commissione Von der Leyen sarà decisivo: da qui fino al trimestre che precede le elezioni europee, gli equilibri politici diverranno ancora più delicati e non sono permessi passi falsi.
Da Bruxelles a Madrid, passando per Varsavia, Bratislava e Lussemburgo. Le elezioni nazionali in programma per il prossimo quadrimestre sono di importanza capitale. Quelle spagnole sono appena andate in archivio, ma con l’incertezza che regna sovrana – insieme al Re Filippo VI – non è da escludere un ritorno alle urne entro fine anno, o all’inizio del 2024, post-semestre di presidenza spagnola. Sànchez ha ancora una chance di tentare il bis, anche se dovrà passare da un accordo con i partiti indipendentisti che potrebbe assumere i contorni di una forca caudina. E se in Slovacchia si preannuncia il ritorno del Socialista Fico, in Lussemburgo i sondaggi danno in vantaggio il partito dell’opposizione di centro-destra. Nonostante le dimensioni del Gran Ducato, un Capo di Governo in più per un partito o per un altro può essere decisivo per la partita delle nomine europee del prossimo anno. È Varsavia, però, la capitale a cui sono rivolti gli sguardi più interessati. La campagna elettorale è entrata nel vivo con l’annuncio del Premier Morawiecki della data per la chiamata alle urne e di un contemporaneo referendum sul ricollocamento dei migranti proposto dall’Ue. La mossa di Morawiecki ha ricordato a molti il referendum populista della Brexit, un tentativo di polarizzare il dibattito in un voto che appare molto incerto. Ad opporre Morawiecki c’è l’ex-Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, alla guida di una coalizione molto ampia, che va dai liberali al centro-destra e che conta di sottrarre ai Conservatori del PiS la guida del Paese. I prossimi mesi che chiuderanno l’ultimo anno pieno di attività di questo ciclo istituzionale europeo, ci aiuteranno a definire i contorni della corsa all’Europa che verrà.
Lavori in corso – L’agenda della settimana europea
29-30 – Riunione informale dei Ministri della Difesa
31 – Riunione informale dei Ministri degli Affari Esteri
Monday – Lunghe letture per una lunga giornata
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Cafè corretto – Dolcificanti per iniziare bene la settimana