"CAPITANO, MIO CAPITANO"
Voglio subito chiarire il "nocciolo" della questione. In un Sistema Sanitario nel quale incide pesantemente la contraddizione tra la gestione aziendalista centrata sul "risultato" e la natura di un settore di attività il cui scopo è erogare un servizio, un aspetto rilevante ha subito la "compressione" più rilevante: la Formazione. Credo sia superfluo sottolineare quanto sia non utile, ma vitale l'aspetto formativo nell'esercizio delle Professioni Sanitarie.
Bene. Qualcuno sa indicare l'entità dell'investimento aziendale sulle attività formative?
Più specificamente, ipotizziamo alcune situazioni.
-Master, Corsi di Perfezionamento
-Periodi formativi, presso strutture di eccellenza nazionali e internazionali
-Convegni, nazionali e internazionali
-progetti formativi individuali, proposti dal Professionista
-acquisizione di testi, riviste,supporti informatici
Ripeto: ipotesi. Domanda: qualcuno opera presso Aziende ove tali percorsi formativi vengono integralmente e incondizionatamente finanziati?
Altro quesito: nei nostri contratti, perchè non sono stati previsti meccanismi che prevedano progressioni in carriera collegate in modo automatico al percorso formativo?
Ma,fatte salve le considerazioni di cui sopra, in tutta la loro evidenza, un elemento, in particolar modo trattando di Professione Medica, rappresenta una lacuna grave ed ingiustificabile. Mi riferisco alla TRASMISSIONE DELLE NOZIONI, sin dall'origine della scienza Medica, il metodo formativo più significativo e irrinunciabile nella sua completezza Non solo un grigio appiattimento dal punto di vista della carriera, ma la completa dispersione della risorsa più rilevante: IL CAPITALE UMANO. Medici con un'esperienza professionale decennale, ignorati e avviliti, costretti al ripetitivo esercizio di mansioni e all'unico obiettivo di raggiungere l'età pensionabile. L'alternativa, per una volta, non richiede enorme impegno creativo. Io credo che il nostro contratto debba prevedere che Ogni Medico debba essere inserito, nell'ultimo quinquennio della propria attività, in un progetto volto integralmente alla formazione. In particolare, laddove esista una convenzione con l'Università, questa debba prevedere l'inserimento del Medico di "lungo corso" nelle attività volte all'insegnamento ed al tirocinio pratico. Dal punto di vista operativo, gli specializzandi dovrebbero essere indirizzati all'attività clinica, svolta sotto la supervisione e responsabilità di Medici Formatori. Peraltro appare evidente il vantaggio operativo e l'effetto benefico nei casi di carenza di personale. Un Medico 60enne non verrebbe più adibito alla copertura solitaria di un turno, ma coordinerebbe l'attività di team di 3-4 specializzandi.
Ancora una volta, dunque, assistiamo ad una miopia gestionale per la quale soluzioni semplici, efficaci, persino vantaggiose dal punto di vista economico, vengono ignorate con disarmante leggerezza.
Gratificazione professionale, una formazione gestita al fine di risultare commisurata allo sviluppo delle abilità e attitudini di ogni singolo Professionista, un trattamento economico che riconosca e dia dignità all'impegno profuso nel corso di decenni, la motivazione enorme insita nel riconoscimento del proprio percorso professionale, grazie alla possibilità di trasmettere in dote a giovani Medici i frutti di anni trascorsi rapportandosi con i pazienti e superando la quotidiana sfida con la malattia. Non sono queste vuote rivendicazioni. Sono quelle che doverosamente ogni sistema gestionale dovrebbe considerare peculiarità irrinunciabili, per un Sistema, ricordiamo, fondato su un principio Costituzionale, non sulle capricciose regole del "mercato"