Ecco come i social stanno condizionando la nostra vita e quella dei nostri figli.
Una malattia comune ci ha certamente insegnato che siamo tutti sotto lo stesso cielo, non ha rispettato i confini geografici o le differenze religiose e politiche, tutto il mondo ha dovuto affrontare difficoltà simili.
(Se ti sembra un argomento “pesante” ti consiglio di continuare la lettura)
Questo ci ha resi più umani, più vicini e più solidali tra noi?
Purtroppo non è cio’ che sento, non è cio’ che vedo, cio’ che sento e vedo è invece una distanza siderale tra chi ha subito lutti o gravi difficoltà economiche e chi invece è andato avanti quasi come prima.
L’indifferenza sta dilagando, sono sempre di più i conoscenti e sempre meno le persone su cui possiamo contare per davvero in caso di bisogno.
Questo a mio modo di vedere le cose è causato da un uso improprio delle nuove tecnologie, chat, videochat, social, zoom, ci danno l’impressione di comunicare con gli altri, ma in realtà questo tipo di comunicazione è sterile dal punto di vista empatico, così ci ritroviamo con una capacità sempre più scarsa di sentire quello che provano gli altri e sempre meno capaci di metterci nei panni degli altri.
Molte persone hanno elogiato il fatto che tutti noi abbiamo migliorato le nostre capacità tecnologiche ma tutto questo ha un prezzo e il prezzo dell’algoritmo è proprio questo:
“più siamo connessi via web e meno siamo connessi umanamente”.
Le persone che usano per molte ore al giorno il pc hanno tendenzialmente meno empatia rispetto agli altri e risultano più freddi e calcolatori, li riconoscete subito perché hanno sempre la stessa espressione, semplicemente perché quando sei abituato a stare davanti ad un oggetto inanimato per tante ore poco importa che tu sia di buon umore o meno e quindi non hai alcuna possibilità di avere un feedback o un confronto.
La compassione, la pietà, la solidarietà spesso passano da sentimenti a meri slogan da rendere pubblici per essere elogiati dai nostri fan i social sono pieni di “falso altruismo”.
Questa tendenza possiamo notarla nella generazione z “i nati connessi”, questa generazione ha enormi difficoltà di relazione proprio perché attraverso i telefoni parlano, ma non comunicano, e al posto dei sentimenti usano le faccine.
Mio figlio e molti della sua generazione appaiono distaccati e superficiali e questo è anche da ricercare nel fatto che sono abituati a scrollare dopo 10 secondi qualunque informazione, infatti i nuovi social hanno tempi molto più ridotti per non annoiare, così c’è una gara al rialzo per cercare di carpire l’attenzione dei naviganti con l’effetto di prestare sempre meno attenzione a tutto.
“Se scrolli è un brutto segno”
Anche noi stiamo in qualche modo subendo questo cambiamento e passando sempre più tempo connessi stiamo diventando più superficiali “alla ricerca della ricetta magica” e più distaccati alla ricerca del denaro facile anche a scapito del prossimo.
La superficialità dilaga e non appena si approfondiscono argomenti importanti come la leadership o le abitudini o il cambiamento molti tendono ad annoiarsi e a non voler andare oltre.
Dobbiamo prima di tutto ritornare ad essere veri, integri, pensanti e capaci di coniugare il nostro lavoro con buoni sentimenti a beneficio dei clienti dei collaboratori e di tutte le persone che in qualche modo fanno parte della nostra vita.
Dobbiamo lavorare ogni giorno per mantenere vivi i nostri sentimenti, i nostri stati d’animo, condividerli con le persone accanto a noi e ritrovare la pienezza delle relazioni che sono fatte si da parole e scritti ma che necessitano tanto di ispirazione e sentimenti da condividere.
Questo è uno dei motivi per cui fare formazione è così importante proprio perché la buona formazione ci costringe in qualche modo a riflettere su noi stessi e ad approfondire i temi che più ci servono ogni giorno.
Dobbiamo agire se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo ritrovare l’entusiasmo in cio’ che facciamo, il nostro lavoro deve procurare gioia a tutte le persone coinvolte e questo non si ottiene con la bacchetta magica ma con una profonda comprensione del nostro ruolo di imprenditori.
Le persone che hanno ottenuto grandi successi non sono quasi mai superficiali, in genere studiano, partecipano a seminari ed eventi e scendono in profondità sugli aspetti professionali e personali.
Se vuoi prendere la migliore direzione per te come imprenditore, per la tua agenzia, per i tuoi collaboratori ti consiglio di venire al seminario da Agente immobiliare a imprenditore che si svolgerà dal 3 all’8 maggio in tour partendo da Torino per finire ad Ancona.
Non rimanere nella superficialità di mere tecniche ma vieni ad imparare da chi è sul campo come te da oltre 25 anni.
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Buon lavoro Stefano Mulas