FUGA VERSO L'EURO
Strumenti per il risparmiatore in caso di exit
I recenti avvenimenti politici, mi riferisco al rifiuto del Presidente della Repubblica Mattarella di avallare la nomina del ministro “antieuro” Savona, impongono una riflessione sul tema: “fuga dall’euro”.
Al di là delle opinioni politiche, più o meno rispettabili, mi attengo alle questioni economiche, chè quelle ci interessano.
Cosa accadrebbe, dunque, se l’Italia uscisse dall’euro?
Supponendo di adottare una nuova valuta (che chiamerò Nuova Lira – NL) possiamo essere certi solo di una cosa: essa si svaluterà, nel giro di pochi giorni, rispetto l’euro. Incontestabilmente, visto che è il motivo per cui l’adotteremmo. Grazie ad essa, infatti, renderemmo nuovamente competitiva l’industria italiana, non più ingabbiata in una morsa valutaria che non la rappresenta; dando un nuovo volano all’economia.
L’Italia, quindi, ne gioverebbe, ma il risparmiatore italiano, invece? Che destino lo aspetterebbe?
Prendiamo il Signor X, con i suoi 100.000 euro di risparmi, tenacemente difesi dalle insidie dei rapaci bancari. Immaginiamo che, un bel giorno, la transazione avvenga.
L’adozione della nuova valuta verrebbe annunciata, a sorpresa. Probabilmente un venerdì sera, a mercati chiusi...
Facendo una ipotesi di cambio alla pari, il Signor X si troverebbe sul conto (il lunedì) 100.000 NL. Come abbiamo supposto, il cambio 1/1 durerebbe pochi secondi. Alla riapertura dei mercati, in una girandola folle di acquisti e vendite la NL si attesterebbe, alla fine, al valore di cambio imposto dai mercati. Ipotizziamo venga relegata a valuta spazzatura e si svaluti del 50% rispetto l’euro. Le 100.000 NL del Signor X, corrispondano quindi ora, a 50.000 euro. Ciò significa che se volesse andare al casinò di Montecarlo per rifarsi, gli darebbero il corrispettivo di 50.000 euro in fiches. Il che significa che il signor X, di fatto, ha dimezzato i propri risparmi, in un weekend, senza aver fatto assolutamente nulla per meritarsi questa batosta.
In caso di exit, questo è il rischio cui andrebbero incontro tutti i risparmiatori. Ora, quando illustro questo mio esempio, qualcuno, invariabilmente, replica: “È vero ma, a ben vedere, il Signor X ha “pur sempre” in mano 100.000 NL le quali, nella Nuova Economia, hanno “pur sempre” lo stesso potere d’acquisto corrispondente ai vecchi (odiosi) euro.” Non è così, ma è inutile sforzarsi di spiegarlo. Ipotizziamo, invece, che il Signor X trovi in un armadio di casa 100.000 euro, cash e supponiamo che decida di cambiarli. Successivamente, quindi, all’avvenuta entrata in vigore della neo valuta, e la conseguente stabilizzazione dei cambi. 100.000 euro a quante Nuove Lire corrisponderebbero? A 200.000 NL.
Ricapitolando, quindi, 100.000 euro lasciati alla mercè delle decisioni altrui diventano 100.000 NL, per decreto, mentre i 100.000 euro provvidenzialmente ritrovati, cambiati al momento giusto, ne valgono 200.000.
Ora è un po’ più chiaro cosa c’è in gioco?
Credo che questo piccolo esempio dimostri cosa significhi uscire dall’euro e i guadagni stratosferici che si possono fare solo con la finanza più elementare, arrivandoci preparati. Come sempre basta essere consapevoli dei rischi e dell’opportunità di correrli ma, specularmente, dei vantaggi e dell’opportunità di sfruttarli. Conoscere, farsi un’idea, decidere.
Ora, la domanda è: quali strumenti finanziari permettono al risparmiatore di mettere al sicuro i propri capitali dal rischio exit? Il più semplice, ovviamente, è quello di convertire tutto in cash, cambiando alla bisogna. Quello che al Signor X è accaduto per caso…
Ma strumenti un po’ meno rozzi? Io vengo dalle assicurazioni e lì rimango. Posi il problema cinque anni fa, al responsabile del ramo vita dell’azienda per cui lavoravo. “Possiamo creare una gestione separata che garantisca la liquidazione in euro?”. Mi guadagnai un’occhiata perplessa e una riposta negativa. Nessuno pare averci ancora pensato, eppure… Ingenuamente, pensai allora di avere a che fare con degli sprovveduti. Ora, a ben pensarci, capisco che lo sprovveduto ero io. I gestori, infatti, in caso di exit stapperebbero magnum di champagne. Perché? Perché i titoli di stato esteri, in euro, nei loro portafogli, verrebbero rimborsati alla scadenza in valuta buona, l’euro appunto. I clienti, invece, liquidati con la “cattiva” le Nuove Lire. Gli utili incamerabili per le compagnie, passando all’incasso, sarebbero principeschi (ed equamente ripartiti…).
Quindi restando al ramo assicurativo vita, visto che al povero investitore nessuno pensa, non resta che rivolgersi agli strumenti esteri in valute diverse dall’euro, sottoscrivibili in Italia senza incorrere in alcun reato pecuniario. Ci sono? Io, per ora, ne ho individuato uno solo… ma continuo a cercare.
Concludo. Questo è un articolo che parla di strumenti finanziari assicurativi a salvaguardia della valuta. Perché sottoscriverne uno? Per mettere al riparo i propri risparmi da una ipotetica uscita dall’euro. Con esso, non intendo costituire una, indiretta, critica alla exit made in Italy. Anzi… Indro Montanelli, quando seppe che il filosofo La Pira si candidava a sindaco di Firenze, lo esortò ad astenersi. “Come puoi tu,” gli disse “che non sai nemmeno che differenza passa tra un buon affare da un cattivo affare, metterti in politica?” “Ti sbagli,” replicò il filosofo “io la conosco benissimo: tra un buon affare e un cattivo affare non c’è nessuna differenza.” Ecco, per l’euro vale lo stesso principio: per qualcuno è stato un ottimo affare entrarci, per altri pessimo; all’uscita accadrà lo stesso.
L’importante è capire da che parte stare.