La valutazione del danno e l’importanza dello psicologo nella determinazione del danno psichico

La valutazione del danno e l’importanza dello psicologo nella determinazione del danno psichico

Il Dipartimento di Psicologia dell’Università Sapienza e l’Ordine degli Psicologi del Lazio hanno organizzato il 15 novembre scorso, presso la Scuola Superiore di Polizia a Roma il convegno “Le nuove frontiere della valutazione del Danno”.

Il ricco e qualificato panel di esperti ha focalizzato l’attenzione degli interventi sulla valutazione del danno psichico e sull’importanza della figura dello psicologo specializzato nel supporto alla valutazione medico legale.

Il risarcimento del danno della persona, in particolare della macrolesione, rappresenta un tema di grande attenzione per l’opinione pubblica e per gli addetti ai lavori, operatori del diritto, medici legali, assicuratori, che agiscono con l’obiettivo comune di garantire un ristoro al danneggiato il più possibile aderente alle sue mutate esigenze di vita, ma che deve essere anche inquadrato in un’ottica di sostenibilità ed efficienza dell’architettura complessiva del modello risarcitorio.

Per poter valutare concretamente il danno psichico nell’ambito della quantificazione quali-quantitativa del danno biologico occorre innanzi tutto avere chiaro che cosa è e in cosa si declina questa componente di danno biologico. Il danno psichico, che è una estrinsecazione particolare del danno biologico, può essere identificato con la "sofferenza", cioè con il prolungato stato di sconforto e abbattimento provocato dall'evento dannoso. Mentre il danno morale affligge il soggetto che lo subisce e crea turbamento alla vita quotidiana per un breve lasso di tempo, rendendola un peso difficile da sostenere, il danno psichico impedisce, temporaneamente o permanentemente, alcuni o molti degli aspetti e delle attività della vita quotidiana cui il danneggiato era solitamente dedito prima del sinistro. Affinché sia suscettibile di una quantificazione risarcitoria, Il danno psichico deve consistere in una patologia psichica e accertabile dal punto di vista medico-legale, mentre invece per la sussistenza del danno morale è sufficiente che il danno sia fonte di sofferenza per il danneggiato (sensazione di dolore e prostrazione), senza necessariamente alterare in senso patologico le sue funzioni psichiche.

Nella pratica risarcitoria è evidente che qualsiasi declinazione del danno che ha a che vedere con la sfera psichica comporta, notevoli complessità nel procedere al suo accertamento. La distinzione fra lesione dell’integrità psico-fisica (degenerazione patologica), “dolore intimo”, “sofferenza soggettiva” e modifica della qualità di vita (“pregiudizi di tipo esistenziale”) non è sempre agevole. E’ fondamentale, in questo complesso quadro, il ruolo del medico legale, il quale con l’ausilio dello psicologo specialista, è in grado di fornire un panorama informativo esaustivo con l’obiettivo di raggiunge l’integrale risarcimento del danno. La descrizione medico-legale deve utilizzare strumenti adeguati e documentare il percorso metodologico con il ricorso a strumenti scientificamente validati, a test comprovati nell'accertamento del quadro clinico che si intende obiettivare, unitamente ad una correlata e efficace valutazione del rischio di simulazione.

La stessa Corte di Cassazione (v. ordinanza Cass. Civ. Sez. III n. 10787 del 22/04/2024) ha ribadito l'importanza di distinguere chiaramente, nella liquidazione del danno non patrimoniale da lesione fisica, il danno morale dal danno psichico, questo per evitare rischi di duplicazione di poste risarcitorie in un’ottica di sostenibilità ed efficienza dell’architettura complessiva del modello risarcitorio che si basa sul delicato equilibrio tra ammontare dei premi pagati ed erogazione degli indennizzi al quale il danneggiato ha diritto a seguito dell’accertamento delle lesioni subite. La proliferazione delle voci di danno mina il principio di sostenibilità che è fondato sulla corretta valutazione di rischi.

La valutazione effettuata da uno psicologo esperto che affianca il medico legale può evitare che le voci risarcitorie siano trattate in modo non rigoroso e talvolta interscambiabile, creando rischi di duplicazione con un aggravamento di costi a carico del sistema che va poi a penalizzare gli stessi assicurati a causa di un aumento dei premi delle coperture assicurative.

Gli esperti intervenuti hanno evidenziato la necessità di accrescere la conoscenza degli psicologi di tutti quegli strumenti utili a fornire una valutazione corretta ed appropriata della condizione psicologica del paziente che viene periziato. Il convegno è stato il primo passo per creare sinergia tra la medicina legale e la psicologia, avviando all’interno dell’Università Sapienza una serie di momenti formativi congiunti rivolti in modo particolare agli psicologi.



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