Malattia, un evento critico per la famiglia
Malattia e fragilità familiare. La malattia è un evento critico che costringe il gruppo familiare a dover rivedere l’equilibrio tra i bisogni di ciascun membro. La convivenza con un familiare malato può compromettere il benessere degli altri membri.
Ci si può trovare di fronte ad un familiare con una malattia cronica. Tra le più diffuse: le cardiopatie, l’ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche. In ultimo, ma non meno importante, c’è la malattia mentale, che meriterebbe un discorso a parte.
La malattia, un viaggio in un paese sconosciuto
La diagnosi di una malattia cronica evoca sentimenti di paura e smarrimento, spesso è percepita come una condanna a morte. Quando viene posta la diagnosi, la persona stessa e tutta la sua famiglia sentono di cadere nel baratro dell’irreversibile. La vita si ferma.
Per il familiare della persona malata inizia il vortice delle emozioni: la paura della perdita, l’incertezza per il cambiamento dei ruoli in famiglia, la fragilità delle vecchie certezze. l’ansia per gli eventuali risvolti economici,
Sorgono i dubbi anche sulle cose che prima sembravano semplici e naturali: cosa dire al malato, come toccarlo, come guardarlo. Si va incontro alle novità che spaventano; sequele di visite mediche, i medicinali che occupano sempre più spazio, nuovi termini da imparare e nuovi ruoli. E poi la necessità dell’accudimento, il prendersi cura, a volte senza aiuti esterni, al limite delle proprie forze.
Incertezza prolungata, come finisce questo ”nuovo viaggio”?
Al momento della diagnosi, quasi tutte le famiglie reagiscono con shock, cui successivamente si può osservare una reazione di impotenza o un aumento dell’attivazione fisiologica. La famiglia può pensare che le sue speranze e i suoi progetti siano stati infranti: il futuro diventa incerto e inizia la sfida con il tempo.
Durante questa cosiddetta ”sfida con il tempo” possiamo osservare cinque fasi che possono anche alternarsi. Si possono presentare più volte nel corso del tempo, con diversa intensità, e senza un preciso ordine.
Le fasi del rapporto con la malattia
- Fase della negazione o del rifiuto: è caratterizzata dal fatto che il malato ritiene impossibile di avere proprio quella malattia. Con il progredire della malattia tale difesa diventa sempre più debole.
- Fase della rabbia (“perché proprio a me?”) dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni, investendo i familiari e il personale ospedaliero. È una fase molto delicata dell’iter psicologico e relazionale del paziente. Rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta d’aiuto, ma anche il momento del rifiuto.
- Fase del patteggiamento: in questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare, ed in quale progetti può investire la speranza. Inoltre riprende il controllo della propria vita, e cerca di riparare il riparabile.
- Fase della depressione: il malato inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo e di solito si manifesta quando la malattia progredisce. In questa fase della malattia la persona non può più negare la sua condizione di salute, e inizia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile, la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta.
- Fase dell’accettazione: In questa fase la persona tende ad essere silenziosa ed a raccogliersi, inoltre sono frequenti momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che gli sono accanto.
E’ corretto nascondere le proprie emozioni?
- I membri della famiglia vivono le emozioni contrastanti che possono variare, dal sentirsi smarriti al dare coraggio e speranza al malato e agli altri familiari. Le emozioni si possono modulare, ridurre di intensità, ma mai nascondere realmente. Ogni tentativo di falsificare le emozioni genera una disturbante confusione comunicativa. è bene esplicitare il proprio stato d’animo, questo permette di agire quando agli altri componenti della famiglia capita di somatizzare o essere alla presa con attacco di panico. Solo cosi si dimostra di non aver paura della malattia e che i problemi di salute non vanno a rovinare la qualità delle relazioni.
Quando è consigliabile chiedere aiuto?
Assistere un familiare malato può essere gratificante, è un espressione di amore per qualcuno importante per noi. Allo stesso tempo può diventare psicologicamente e fisicamente esasperante. Se l’impegno richiesto diventa eccessivo, la capacità di far fronte ai problemi, si ridurranno e si accusa lo stress. Questa sensazione può variare di giorno in giorno a seconda dello stato di salute dell’infermo. Trovare il tempo per aiutare il malato è indispensabile, trovarlo per prendersi cura di se stesso è difficile. Risulta difficile ”offrire qualcosa”, quando ci si sente privi di energia interna. E’ molto importante poter narrare la propria sofferenza, purtroppo non è sempre possibile farlo con i propri cari, ed è per questo è auspicabile chiedere un aiuto di sostegno psicologico. Vivere e non solo sopravvivere.
Approfondimenti
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_1363_listaFile_itemName_1_file.pdf