Non esisto sarà presentato il 23 aprile alla libreria Ubik di Ferrara

Non esisto sarà presentato il 23 aprile alla libreria Ubik di Ferrara

Le porte del carcere chiuse alle spalle e la porta di casa chiusa in faccia. Maria esce di prigione e non ha più nulla, se non un numero di telefono, sbagliato, della sorella. Non esisto di Alberto Schiavone, edizioni Clichy, è la storia di una giovane donna di cui sappiamo poco, ma non serve conoscere il suo passato. La accompagniamo fuori dal carcere nella ricostruzione di un'esistenza che sembra essere negata dalla società. Maria non esiste quando la sua famiglia preferisce allontanarla, ma non esisteva nemmeno da bambina quando per diritto naturale avrebbe dovuto ricevere di più, quando l’affetto era un lusso, “un lusso di altri che non siamo mai noi”.

"La sua vera pena la sta scontando adesso" nel mondo di fuori dove ricominciare significa partire dal niente, senza identità, senza legami, senza continuità perchè l'uscita dal carcere è un punto zero. Non c’è nessuno che l’aspetta, la sua nuova libertà, fuori dal carcere, è assenza di ciò che c’era prima, è un padre che dice vattene, è una bicicletta bucata con cui allontanarsi per sempre. Maria, all’inizio, deve nascondersi per vivere ma deve anche entrare nel mondo accettando le sue regole di ingiustizia. Non esisto è la voce a cui il narratore cede il passo quando bussa la somma urgenza di parlare: c'è un io intimo che interviene e chiarisce dove stanno andando i pensieri. “Non so mai chi sono, la sera. Valgo un minuto. Quella che ero la mattina me la sono dimenticata, come una canzone sentita alla radio di qualcun’altra. Bisogna essere abili a maneggiare idee confuse, a non far loro divorare l’autorità dei nostri sogni. Valgo meno di un minuto, sono una storia piccolissima”.

Maria trova un lavoro, si arrabatta, ma non si commisera, lava le macchine e raccoglie l'immondizia. Tra i cassonetti, c'è un rifiuto speciale che solo lei scorge perchè la miseria non si è mangiata la sua umanità. C'è un uomo che va salvato, accudito, lavato e amato. Tra la sporcizia e la fretta di raccogliere gli scarti degli altri, Maria riesce a fermarsi e a trasformare quell'incontro in una convivenza tra due solitudini. La prima parola che lui le dice è scusa. Scusa per essere entrato nella sua vita da un cassonetto, per avere interrotto qualcosa o forse per averla fatta ripartire. Maria non glielo chiede, non lo saprà mai cosa quell’uomo intendesse. Lo porta a casa, lo adagia come un Cristo ferito, lo tiene con sé, per scelta e attrazione verso un simile. Poche parole fra loro perchè “la carità è semplice”. Non sa nemmeno il suo nome, ma si sente viva ed è certa di ritrovarlo a casa il giorno dopo.

Ma c’è una solitudine interiore che non si placa, è il bisogno umano di rassicurazione, di sentirsi dire brava in una vita senza capisaldi, “regalatemi un domani”. Ma il suo domani sarà una personale conquista, nulla arriva mai in dote a Maria. 

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Annalisa Fuso

Mi prendo cura dei testi | Correttrice di bozze | Editor | Docente di scuola primaria

1 anno

Molto interessante, grazie. Lo metto in lista.

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