A pesca di umanità
Per lavoro mi occupo di comunicazione e, quindi, in questi giorni dovrei essere portato a commentare il nuovo spot di Esselunga con la #pesca come hanno fatto in molti sui social e non solo. In tutta sincerità, però, oggi nell'anniversario del naufragio di migranti che costò la vita a 368 persone, l'unica pesca di cui vorrei parlare è quella di esseri umani nel Mediterraneo. Non riesco proprio a pensare di perdere nemmeno un minuto del mio tempo a commentare uno spot pubblicitario, seppur efficace, soprattutto se commentare quello spot serve per far passare in silenzio eventi e messaggi ben più importanti.
Commentare lo spot Esselunga serve spesso per far passare sotto silenzio eventi e messaggi ben più importanti
Cerchiamo almeno di cogliere una opportunità da questo spot così discusso e che individua come motore dell'azione di spesa il nostro senso di colpa.
Personalmente non ho mai amato il concetto di senso di colpa, lo trovo un retaggio di una certa educazione cattolica che non mette al centro dell'azione di fede la volontà ma il dovere. Per questo l'ho sempre visto come qualcosa di deresponsabilizzante nei confronti delle azioni umane. Non mi comporto bene, ma poi mi pento, mi confesso, vengo perdonato e posso tornare a comportarmi male.
E’ il motore del conformismo, l’adesione ad una condotta dettata più dalle aspettative degli altri che dalle proprie convinzioni e dal proprio sentire. Signora mia, che cosa penseranno di me?
È il senso di responsabilità nei confronti di se stessi e degli altri, invece, che fa di noi dei veri motori del cambiamento e che deve impedirci di restare silenziosi e indifferenti di fronte alle grandi ingiustizie che vediamo in questi giorni.
Come di fronte ai 4.938 euro che il governo ha individuato come il valore della libertà dei migranti che sbarcano sulle coste italiane. Un, questo sì, vero e proprio pizzo di stato richiesto a dei poveracci che il solito ministro della paura ritiene benestanti perché hanno "scarpe, telefonino, catenina e orologino...".
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Come recita la pubblicità in questione "ogni spesa è importante" ed è evidente che il nostro governo ha attribuito un prezzo anche alla libertà, trattandola come una merce qualsiasi da comprare sullo scaffale del supermercato insieme alla ricotta, il pane o, appunto, le pesche.
Lo ha fatto subdolamente inserendo il provvedimento fra le righe di un decreto e senza sbandierarlo ai 4 venti come, invece, ha fatto per quei provvedimenti urgenti che avrebbero dovuto, nella loro visione, cambiarci la vita come i rave party e poi è corso a parlare d’altro, come della pubblicità della pesca.
Quando qualcuno gli ha fatto notare l’assurdità umana e giuridica del provvedimento, come sempre, hanno scaricato la responsabilità su altri, in questo caso sull’Europa - abbiamo solo applicato una direttiva europea - sì una direttiva del 2013 che nessuno si era mai filato e non in questi termini! Per loro c’è sempre un altro colpevole, loro non sono mai responsabili di nulla, e se non si è responsabili non si deve mai affrontare alcuna conseguenza per quello che succede. La leadership presuppone responsabilità e visione, senza una delle due non è leadership ma esercizio del potere fine a se stesso.
Nella vostra esperienza di manager e imprenditori vi è mai capitato di trovarvi di fronte a errori di gestione, nell’affrontare i quali la prima cosa che facevano i collaboratori era cercare di discolparsi e di attribuire ad altri la colpa di quello che era successo? A me è successo spesso, ed è una pratica che ho sempre combattuto e che è deleteria per le organizzazioni. Di fronte ad un problema un leader deve assumersi la responsabilità di quanto fatto dai propri collaboratori e in base alla propria visione del business, prendere delle decisioni affinché quel problema non si verifichi più in futuro. Sprecare il proprio tempo e le proprie energie per cercare un colpevole, un capro espiatorio, invece di porre in atto azioni per risolvere il problema creato è inaccettabile.
Che cosa ce ne facciamo di presunti leader che sono incapaci di analizzare un problema come quello della gestione dell'immigrazione? Continuano a parlarci di emergenza, quando è chiaro a tutti che si tratta di un problema sistemico e strutturale e che come tale va gestito. Quale è la visione del futuro che abbiamo, tenuto conto che il flusso migratorio non potrà essere fermato con provvedimenti tanto ridicoli e inefficaci quanto disumani? Gli studi sulla natalità nel nostro paese parlano chiaro: se non vogliamo scomparire dobbiamo favorire la natalità e accogliere gli immigrati. Le due azioni non sono alternative, sono entrambe necessarie e non devono essere viste come due sistemi contrapposti come ci vorrebbero far credere. E' chiaro che non potremo accogliere tutti, ma dovremo prepararci ad gestire con umanità, intelligenza e lungimiranza, tutti quelli che potremo accogliere in base alle opportunità lavorative che saremo in grado di fornire. In questo momento le nostre aziende hanno bisogno di centinaia di migliaia di lavoratori che non riusciamo a trovare e il problema è destinato a peggiorare nei prossimi anni.
Per questo avremmo bisogno di leader veri, che si assumano la responsabilità di scelte difficili e impopolari, ma basate su una visione di lungo periodo che parta da una analisi scientifica del problema migratorio. Dobbiamo evitare prese di posizione puramente ideologiche o, peggio, frutto di visioni elettorali di cortissimo periodo, che hanno il solo scopo di perpetuare il potere, leggi stipendio, dei nostri politici.
#3ottobre #pesca #immigrazione #leadership #visione #responsabilità