Previdenza complementare verso il rilancio?

Previdenza complementare verso il rilancio?

Le risorse non sono infinite. E la propensione al risparmio degli italiani è ai minimi storici, che secondo l’Istat è scesa ulteriormente lo scorso anno al 6,3%. Per questo è legittimo chiedersi quante chances ci sono per un'operazione di rilancio della previdenza complementare, tramite un nuovo semestre di silenzio/assenso che spinga i lavoratori - soprattutto i giovani - a riflettere sulla destinazione del proprio Tfr. Diversi dettagli di questa operazione sono ancora tutti da definire, ma quel che è certo è che un eventuale successo di adesione a strumenti di previdenza complementare da parte di chi pensa alla propria pensione - e conseguente aumento del risparmio verso strumenti di secondo pilastro - equivale a ridurre parte del flusso di denaro verso le emissioni di titoli di Stato. Di quanto?

I numeri dicono che verso la previdenza complementare vanno ogni anno circa 16 miliardi di euro (19 miliardi, meno i contributi datoriali che per contratto scattano al versamento di un contributo volontario dell’aderente). Non è semplice dire quanto hanno versato i risparmiatori italiani in titoli di Stato domestici: di più, in ogni caso, se si considera che le due emissioni di BTp Valore (dichiaratamente rivolti alla clientela retail) di giugno e ottobre, hanno raccolto rispettivamente 18 e 17 miliardi di euro. Cui sono poi da aggiungere BoT, BTp e CcT emessi dal Tesoro lo scorso anno ed entrati nelle tasche dei risparmiatori di casa nostra. Una stima difficile, in ogni caso un valore superiore a quanto si potrebbe stimare se una campagna informativa sulla previdenza complementare avesse successo e portare, per ipotesi, a raddoppiare la quota di aderenti e di conseguenza il flusso di risparmio ai fondi pensione, portando il flusso annuo ai fondi pensione intorno ai 30 miliardi di euro.

Abbastanza per drenare risorse dai titoli di Stato? Quel che è certo è che il Governo punta con attenzione sulla sottoscrizione di BTp ecc da parte degli investitori domestici, visto che intende mantenere bassa (ma sta risalendo) la quota di detentori di titoli italiani nelle mani di stranieri, per mettersi il più possibile al riparo dal rischio spread e dalle turbolenze di mercato.

Insomma, ci sono abbastanza risorse per entrambe le direzioni? Quel che è certo è che l’ipotetica quota “di sicurezza” di sottoscrittori italiani di BTp e BoT non è facilmente definibile, nemmeno in considerazione dell’esperienza pregressa. Posto che questa crescita di sottoscrittori italiani metta davvero il tesoro al riparo da turbolenze e che gli italiani davvero mettano l’interesse dello Stato davanti al proprio. Al momento - vista l’impossibilità di intervenire sul primo pilastro pensionistico - nell'Esecutivo la cautela si mescola alla consapevolezza della necessità di rinforzare la previdenza complementare e di aumentare le coperture a vantaggio dei lavoratori che ne sono privi, visto che al momento è iscritto circa il 30% degli aventi diritto (altro tema è la coerenza tra risparmio e prestazioni attese).


Per saperne di più:

🔹 Abbiamo analizzato lo scenario della previdenza in questa puntata di Focus

🔹 A Cernobbio la Ministra ha così motivato l'operazione

🔹 Ipotesi confermata pochi giorni dopo a Radio24




Bruno Bellò

Consulente finanziario indipendente presso Egonomics

4 mesi

L'educazione finanziaria dovrebbe avere un ruolo fondamentale tra le nuove generazioni. La convinzione che prima si comincia ad accantonare ai fini pensionistici, anche prima della maggior età, comporta che le probabilità indubbiamente aumentano per avere una integrazione pensionistica che possa essere sufficiente per mantenere un tenore di vita decoroso.

Fabrizio Di Mattei

Segretario Generale Fondo pensione Pre.Si.Di.

4 mesi

D'accordissimo, e pensare che ci sono ancora mezzo milione di lavoratori (forze armate, dell'ordine e soccorso pubblico) privi della previdenza complementare 

Valerio Giovannini

Previdenza Complementare - Consulente per la modifica del Dlgs 252/2005 e Dlgs 124/1993

4 mesi

Il passo che pare voglia fare il governo a mio avviso continua ad essere eccessivamente timido, per quanto meritevole. Restano alcuni nodi a cui non si continua a mettere mano. 1) continuiamo ad assistere ad un accantonamento insufficiente rispetto alle nuove posizioni aperte. Le famiglie che avrebbero maggiormente bisogno di accantonare hanno una percentuale di spesa incomprimibile eccessivamente elevata e quindi pochissime risorse. 2) non viene preso in considerazione il grande problema della continuità contributiva. 3) non si è fatto ancora nulla per inserire l’argomento previdenziale in un percorso, a partire dai licei, di educazione finanziaria. In ultimo, ma questa rimane una mia idea personale, consiglierei di utilizzare la pubblica amministrazione come leva. Prevedendo per i lavoratori del settore una sorta di obbligatorietà di adesione che in Francia ha ben funzionato, registrando un aumento delle adesioni anche sui fondi pensione di altri settori. Il tutto affiancato da una campagna comunicativa forte e capillare.

Ricci Curzio

--Consulente clienti Alleanza Assicurazioni

4 mesi

SPERIAMO MEGLIO TARDI CHE MAI ANCHE SE ORA E'ORMAI UN PO TARDI. TRA UN PO SONO 20 ANNI DA QUANDO LE PROIEZIONI ISTAT DAVANO CERTI DATI. MA L'IMMOBILISMO POLITICO DELLE SCELTE SULL'ESSERE O NON ESSERE GENERANO DISASTRI GENERAZIONALI.

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