Quando il counselor esce dallo studio: il Counseling a Mediazione Naturale
Il Counseling a Mediazione Naturale (CMN) è la declinazione del Counseling che guarda all’ambiente naturale come a un utile elemento per alimentare il benessere personale e la relazione d’aiuto. Si tratta di portare, con delicatezza e attenzione, il counseling fuori dalla stanza e dentro la natura, utilizzandola come terzo elemento della relazione, come serbatoio di metafore e di immagini in grado di entrare in risonanza con il mondo interno delle persone.
Muoversi o sostare nell’ambiente naturale è un’occasione per fare esperienza di sé portando l’attenzione a ciò che sentiamo o avvertendo contatto e relazione con quanto ci circonda.
Movimento e percezione del mondo naturale sono, spesso di per se stessi, elementi di benessere. Sono ormai molte e consolidate le ricerche su tali benefici.
All’aria aperta è più facile stare nel presente e allontanarsi dalle preoccupazioni. Si apre così una distanza tra sé e i propri problemi che permette di lavorarci sopra.
Percepirsi in cammino, talvolta in un originale cammino, può facilitare un cambio del punto di vista per cogliere aspetti diversi in noi e in chi ci sta vicino.
Abbiamo bisogno del bello che rassicura e del sublime che turba, necessitiamo di immagini in cui abitare e a cui poter tornare. Per questo Il CMN propone escursioni e “avventure” alla portata di tutti, delle vie replicabili, un’idea di inusuale possibile.
Nel lavoro del CMN le emergenze naturali (la forma di una roccia, un gioco di luci, i movimenti dell’erba, le tracce sulla neve) e l’esperienza in corso, possono diventare metafora di aspetti biografici e aprire riflessioni. Siamo qui nel gioco tra stimolo e attribuzione di significati. La dimensione della metafora, che ronza e vibra, collega significati, fa saltare dal qui e ora al ricordo, collega luoghi diversi.
Altre volte il counselor si limita a condurre le persone nell’ambiente naturale e a fornire solo qualche spunto di riflessione. Sospendendo il dialogo e la parola si dà modo alle persone accompagnate di aprirsi a quel particolare atteggiamento che Buber chiamava “Io-Tu”. Siamo nella dimensione contemplativa, che può portare ad avvertire l’importanza di una dimensione che trascende l’individuo. È quello che viene talvolta indicato come il passaggio dal sé personale al Sé biosferico di cui siamo parte.
Si tratta, un poco, di entrare in una dimensione “sciamanica” del rapporto con ciò che abbiamo attorno. Con sciamanica si intende la capacità di apertura e sensibilità verso una natura considerata come vita unitaria a cui apparteniamo e che è in grado di parlarci con segnali a cui possiamo attribuire significati.
Il “luogo” del CMN si trova dentro e fuori di noi, come il paesaggio in cui si entra che non è solo una realtà esterna. Lo si può proporre in contesti contenuti come giardini o piccoli parchi, tuttavia, per quanto mi riguarda sono preferibili contesti naturali veri come i monti e i boschi. D’estate è molto bello risalire torrenti. L’impatto di sensazioni ed emozioni è, in genere, gradevole, eccitante, spiazzante. Per qualcuno è solo divertente, io preferisco definirla un’occasione in cui provare piacere e trovare nutrimento. D’inverno è possibile seguire l’acqua senza entrarvi dentro, oppure cercare nella terra a noi prossima qualcosa di inedito, di poco praticato, per posare uno sguardo nuovo sulle cose e su di noi che, tra le cose, muoviamo i nostri passi.
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Il Counselor accompagna (tutti i counselor sono accompagnatori) singoli, coppie e gruppi in un contesto naturale.
Il lavoro che si può fare dipende molto dall’ingaggio. Con il singolo, anche camminando, è possibile ascoltare il cliente che troverà probabilmente più fluido il parlare e avvertirà che i problemi vengono assorbiti dalla natura circostante. C’è spazio per tacere e per raccontarsi. Siamo così al dialogo nella natura.
Alla coppia, o alla famiglia, è possibile fornire un’esperienza comune che è anche occasione per guardarsi e ascoltarsi in modi e contesti inediti.
Per quanto riguarda il gruppo, è la sua composizione che porta a definire il livello di lavoro possibile. Con gruppi eterogenei occorre rimanere leggeri per non ledere la sensibilità di nessuno con un atteggiamento indagatorio. Del resto, non c’è da preoccuparsi che tutti arrivino a un risultato. Ognuno ha il suo e chi vuole o può cogliere, raccoglie.
Concludo ricordando che il CMN con le sue diverse componenti (il cammino, il contatto con la natura, il nutrimento delle immagini, la socialità, il contatto con la storia onto e filogenetica) porta vantaggi su diverse aree: a livello fisico, cognitivo, sociale e dello stato d’animo; inoltre è un’esperienza di bellezza, di libertà, sovente di felicità.
Alberto Folli