Siamo abituati a mettere delle gran pezze
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Te lo sei mai sentito dire?
Non sarebbe una cosa bellissima?
Eppure siamo abituati a sistemi chiusi. Non sto parlando di unione Europea, di porti e di confini (anche se di quello si dovrebbe parlare di più).
Ma del lavoro di tutti i giorni. Che in realtà in Italia è molto indietro. Troppo.
Ho fatto un’intervista stamattina riguardo all’avanzamento tecnologico nel mondo delle costruzioni e mentre rispondevo mi è tornato in mente il periodo londinese.
Stavamo lavorando su un bando di concorso per un nuovo lotto da sviluppare tra Londra e Gatwick. Progettazione architettonica BIM, in Allplan. Neanche in modo troppo spinto, ma con tante cose carine. Pacchetti murari ricollegati al preziario nazionale per un computo diretto… cose comunque che riguardavano più o meno solo il nostro mondo.
Quindi ecco la luce: l’ingegnere, collaboratore esterno dello studio a cui erano demandati i calcoli strutturali, ci chiese l’IFC esportato con determinate caratteristiche, così il suo sistema di calcolo era più rapido.
Lì per lì, straordinario ma vero, non ci feci caso, sembrava normale.
Lavorai per una mezza giornata per rendere coerenti gli attributi e i pset con la richiesta, e lo inviai.
Perfetto, grazie, ti aggiorno il modello online con le dimensioni corrette dell’acciaio.
Solo a questo suo messaggio mi resi conto.
Era bellissimo. Un dialogo fluido e senza intoppi. Una capacità di problem solving senza precedenti, perchè il problema non sussiste, parlando noi la stessa lingua.
Ok, lui inglese, io italiano, proprio la stessa lingua?
E invece sì, era la strana lingua del BIM.
Che ha vari dialetti, quello dello strutturista e quello dell’architetto, quello del muratore e quello dell’impiantista: ma è la stessa lingua.
Non farò un confronto con la situazione italiana perché puoi immaginare come la pensi.
Cioè, qua non è presente nella stragrande maggioranza dei corsi di studio e delle università non presentano neanche minimamente il processo che sarà parte della vita di tutti i cristi che usciranno nei prossimi anni da quegli istituti.
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Ma perchè?
Lo si legge nel 2021 sul report di AssoBIM.
Non c’è fiducia.
E la “colpa” non è egualmente ripartita.
Ora, secondo me, c’è bisogno di fare i conti un po’ tutti con la realtà dei fatti:
nessuno ha più tempo. E dico nessuno, neanche te.
C’è bisogno di un cambiamento radicale, non tanto per lavorare di più, guadagnare di più.
Ma per il nostro pianeta.
Sì, l’ho detto. Per il nostro pianeta.
Ti dico due punti rapidi che mi tornano sempre in mente:
Ovvero
Dare all’edificio una completa Carta d’Identità, o meglio una tessera sanitaria, dove registrare e trovare facilmente tutto ciò che non va, non è andato o non andrà bene.
Insomma. Stiamo perdendo del gran tempo. E finchè non decideremo di fare quel passo, possono arrivare, come nei trucchi del videogioco Sim City, fondi infiniti (Europa o chissacosa), ma non cambia niente.
Continuiamo a mettere delle gran pezze.