Uomini, fallimenti e rinascite

Uomini, fallimenti e rinascite

La patina di polvere che si può spazzare via.

Quando avevo sette anni mio padre lavorava 12 ore al giorno. Cosi ogni tanto per stare con lui lo seguivo al lavoro. 

Il problema era che mio padre, tra le altre cose, faceva il curatore fallimentare per la Corte dei Conti di Roma. Quindi alternavo la scuola elementare alle valutazioni dei beni che sarebbero di li a poco andati all’incanto, lo studio dei primi verbi alla visita di grandi fabbriche nella vicina Pomezia svuotate da un giorno all’altro di ogni essere umano. Congelate nell’istante della chiusura. 

Mi ricordo uffici con documenti sparsi, cassetti aperti e una patina di polvere che parlava di abbandono.

Ma sopra di ogni cosa mi ricordo le facce. Quelle dei pochissimi operai lasciati a presidiare il monumento all’imprenditoria sfortunata o troppo spesso facilona. Facce di uomini affranti che pensavano a casa e ai figli, tanti, perché allora non c’era la crescita zero. Di uomini che avevano fatto la guerra e che adesso si apprestavano ad iniziarne un’altra più difficile. Una guerra dove però i confini erano meno netti. Dove il nemico non l’avevi davanti, ma intorno, e soprattutto non lo vedevi. Quel nemico che era l’incertezza e per il quale nessuno li aveva mai addestrati.

Ma vedevi anche tanti imprenditori addolorati per le loro famiglie, per quelle dei loro dipendenti, per il loro sogno che andava in malora. Perché “a quei tempi” il senso dell’onore, del rispetto, della parola data era sopra ogni cosa. Non per tutti certo: ma per i più si.

Quelle facce, quei visi, li ricordo ancora a distanza di più di 40 anni. Sarà che dopo i cinquanta la memoria comincia a rispolverare file riposti in luoghi bui e nascosti. Oppure sarà che i visi della disperazione sono sempre gli stessi e risvegliano vecchi ricordi.

Forse è per questo che inconsciamente vivo i rapporti professionali con trasporto. Forse è la paura di rivedere quei visi che non mi fa dormire la notte per cercare di aiutare chi ce la potrebbe fare. Il dolore nel sentire quelle frasi tipo “Dottò , ma io ‘sta cosa qua l’ho pagata tre volte di più” mentre mio padre dava la valutazione di base d’asta al cancelliere, quel dolore ancora lo sento mentre scrivo adesso. 

Ho 52 anni, sto continuando a studiare, come se dovessi vivere per sempre (Cit.). Più studio più mi sento ignorante. Ma la voglia di essere d’aiuto per non vedere più quelle facce, per non sentire più quelle parole, quella cresce sempre di più. E finché potrò io farò la mia parte.

Perché in fondo l’onore e il rispetto sono lì, c’è solo una patina di polvere da togliere.

(a mia madre, mia moglie e a quelli che non cammineranno mai più da soli)

Salvatore-Valerio Ferri

Executive MBA | Executive Committee Member | Commercial Director | Business Strategy | Corporate Governance | M&A

5 anni

Grande Michele. Questo testo dimostra ancor di più che bella persona che sei. Questo non significa essere una mosca bianca, un sognatore, un Naive ma essere un leader da seguire e a cui affidarsi per creare.

Luigi Radaelli

Agribusiness, AgTech, Food Tech, Sustainability Advisor

5 anni

Bravo Michele, una profonda riflessione che condivido al 100 %, l’uomo inteso come persona e comunità al centro di tutto quello che facciamo

Giovanni (Gianni) Angelucci

CEO/CFO- Corporate Advisor-Restructuring Director-Executive MBA- SERIETA’ E COMPETENZA!

5 anni

Grande Michele!

Davide Diodato

CEO at HBG Online | Director Of Operations BU ALP at Novomatic Italia | Executive MBA | Pilot

5 anni

Ci conosciamo da circa un anno, un anno intenso, ma posso assolutamente vedere che sei esattamente quello che scrivi, un grande Leader ed una grandissima persona. Grazie per aver contaminato un pezzetto della mia vita. Un abbraccio, Davide.

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