Alla Conquista di Sotheby’s. Un paravento sul mercato dell’arte coloniale
Il paravento della Conquista e vista di Città del Messico. SOTHEBY'S

Alla Conquista di Sotheby’s. Un paravento sul mercato dell’arte coloniale

Il 26 settembre di quest’anno la nota casa d’aste Sotheby’s ha messo all’asta, esclusivamente online, un raro paravento ufficialmente classificato come tesoro nazionale dal Messico. Forse proprio per questa sua caratteristica che ne rendeva impossibile l’esportazione dal paese, oltre che per un valore stimato tra i tre e i cinque milioni di dollari, l’asta è andata deserta.

Si tratta di un oggetto molto particolare, uno dei cosiddetti paraventi della Conquista, ovvero paraventi della fine del XVIII secolo che su un lato presentano la raffigurazione della conquista della capitale azteca Tenochtitlan, mentre sull’altro riportano una rappresentazione della città del Messico contemporanea corredata di molteplici indicazioni topografiche. Le legende chiariscono gli episodi storici da un lato e le localizzazioni topografiche dall’altro.

In totale, secondo i miei studi, si conoscono soltanto altri quattro paraventi della Conquista dipinti ad olio. I due esemplari più noti, in quanto visibili in esposizioni pubbliche, sono quello del Museo Franz Mayer e quello del Museo del Palacio Nacional, entrambi a Città del Messico. Sono poi da aggiungere quello della collezione del duca de Almodóvar del Valle e quello del Banco Nacional de México. Questi paraventi condividono una struttura quasi identica: sono tutti costituiti da dieci pannelli ciascun pannello misura poco più di 200 cm di altezza e fra i 50 e i 60 cm di larghezza; tutti presentano sul recto la narrazione della Conquista in dodici episodi descritti in una legenda, posizionata nell’angolo in basso a destra, e sul verso una rappresentazione con indicazioni topografiche, della moderna Città del Messico: La muy noble y leal Ciudad de México.

Il paravento della Conquista e vista di Città del Messico. SOTHEBY'S


Prima dell’asta di Sotheby’s io ritenevo, e così indicavo in un articolo pubblicato nel 2017, che ci fosse ancora un paravento noto appartenente a questa tipologia, ma questa vendita mi ha dato l’occasione di verificare che un paravento citato nel testo “Biombos mexicano” come appartenente alla collezione del marchese Pianori-Lisci a Milano, nel cui palazzo si trovava sino alla vendita a Francisco González de la Fuente nel 1968, è lo stesso che è stato esposto in occasione della mostra “Contested visions in Spanish colonial World” al Los Angeles County Museum of Art (2011-2012) e, più recentemente, al Museum of Fine Arts de Boston (2015-2016) e al Museo Winthetur (2016-2017) per la mostra “Made in the Americas: the New world discovers Asia”. Nei cataloghi di queste mostre il paravento risultava di proprietà della collezione di Vera da Costa Autrey, ma la scheda di Sotheby’s dice soltanto che appartiene a una pregevole collezione messicana: possibile che l’attuale proprietario sia un altro? Improbabile, Vera Da Costa Autrey, collezionista brasiliana, ma residente in Messico, si è già avvalsa dei servizi di Sotheby’s in altre occasioni e la sua collezione raccoglie opere di grande pregio, molte delle quali sono state riconosciute come parte del patrimonio nazionale del Messico e come tali non esportabili in modo permanente. Sembrerebbe che le molte esposizioni cui ha partecipato il paravento negli ultimi anni, di cui non ho citato che alcune, congiuntamente al rinnovato interesse per il periodo coloniale americano abbiano fatto lievitare il valore del paravento ed ora sia arrivato il momento di vendere.

Forse anche per il paravento di Massimiliano, di proprietà del Museo Storico del Castello di Miramare è arrivato il momento di una maggiore valorizzazione. Quest’opera infatti, seppur con delle importanti differenze, risulta essere una nuova aggiunta alla serie che porta a sei il numero totale dei paraventi della Conquista ad oggi noti (non includo in questo conteggio il paravento del Museo Nacional del Virreinato). Intanto lavoro ad un nuovo articolo che ampli quanto ho già pubblicato su questo splendido pezzo che mi auguro trovi presto un’adeguata collocazione espositiva.


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