C'è un responsabile dell'engagement?

C'è un responsabile dell'engagement?

Negli ultimi mesi mi sono confrontato sul tema dell’engagement in azienda

Tento di essere sintetico e per aiutarmi prenderò due squadre. La prima squadra lotta per lo scudetto; è sempre tra le prime, ne ha già vinti molti, ha mezzi ed è, come si dice, blasonata.

La seconda si misura con condizioni molto diverse: manca sempre qualcosa per riuscire, mezzi scarsi e, tolto il tumultuoso affetto dei suoi tifosi, sono pochi i campionati tranquilli e trascorsi in prima serie. Per anni in seconda divisione e, anche quest’anno, la lotta è per non retrocedere.

Così come avviene per le Aziende, entrambe le squadre rappresentano, un insieme di mezzi e persone più o meno organizzate che hanno finalità e un proprio stile per fare ciò che fanno.

Si potrebbe dire: una Mission, una Vision, un Patrimonio e Risorse, uomini e mezzi, da organizzare in vista dei risultati. Ma delle due squadre, una è al vertice e i suoi traguardi sono correlati, l’altra ha un unico obiettivo: sopravvivere coi mezzi che ha!

Il motivo per cui utilizzo la metafora sportiva anche per parlare di engagement è perché in genere, nelle squadre, il valore delle persone prevale sul valore dei mezzi e le dinamiche organizzative vengono moltiplicate dalle soggettività. Quindi si può mettere in evidenza con più immediatezza quale sia l’importanza dei contributi che vengono forniti dalle persone.

Nell’attività di formazione che svolgo con gruppi d’azienda, usare come metafora una squadra, funziona perché l’oggetto da migliorare non sono né il colore delle magliette, né l’erba del campo, né nuovi pc, che pure contribuiscono al risultato, ma sono proprio i comportamenti, quindi non i mezzi; si parla di persone e, alle persone, si chiede di migliorare! (sui comportamenti sono le persone ad avere tutto il potere).

La situazione delle squadre allora è il COSA, ciò che queste organizzazioni fanno (e anche ciò che sono); il loro posizionamento, quello che hanno in campionato e nel mondo. In parallelo la stessa classificazione vale anche per le imprese: ne esistono di importanti, di grandi e, via via, fino a quelle in affanno… costrette in bassa classifica.

Ora proviamo ad autointerrogarci con due domande personali. La prima: se dovessimo scegliere una delle due squadre per il nostro prossimo lavoro, in quale delle due, ci piacerebbe andare? Seconda domanda: quale situazione ci vedrebbe maggiormente identificati o, meglio, ingaggiati? Quale delle due squadre considereremmo un traguardo attrattivo, visto da fuori, per il nostro prossimo lavoro? Quella che viaggia in mercati e classifica alti, oppure bassi?

E’ questa la natura dell’engagement? Prima che rispondiate a questa ulteriore domanda rispondo io: certamente NO!

O meglio, anche. Se il fattore fosse soltanto uno, il COSA sarebbe sufficiente. Ma non lo è. Nella vita lavorativa molte persone hanno provato la gioia di cambiare azienda, scalare la classifica: da una piccola società a una più grande e poi più importante… ma, quasi mai, questa salita ci ha reso felici. Né più ingaggiati. Anzi a volte ci siamo girati a pensare a com’era bello agli inizi, faticare fino a tardi pur di riuscire a…..!!! E’ il nostro cuore che parla qui.

E allora qual è l’elemento che manca? Nell’engagement gli elementi sono due. Del primo abbiamo già detto: è il COSA. L’altro, il secondo, è il COME. Cioè in quali condizioni fai (il tuo lavoro) e quindi, prevalentemente i comportamenti, quel che accade nei rapporti tra le persone e all’interno dell’organizzazione. Sono quei meccanismi più o meno governati o esplicitati, che in azienda regolano le relazioni tra le persone e “ci fanno sentire” in un certo modo. Ci fanno sentire individui. E’ un punto pesante a mio avviso e temo che questo secondo punto sia sicuro più importante del primo. Lo sanno bene le ultime squadre della classifica: succede che le persone si battano con maggiore animosità e appunto ingaggio, lottando per non retrocedere. In certe partite o in qualche progetto può capitare che ci spendiamo in maniera quasi totale, con tutte le nostre energie. I giocatori di una squadra che lotta in bassa classifica in caso di successo non avranno un grosso premio e sanno bene di non lottare per lo scudetto ma per la permanenza nella serie. Come spiegarlo?

Il cosa e il come, a dirla con Herzberg, altro non sono che i fattori igienici e i fattori di motivazione.

Ora, le ultime domande. Se le persone singole detengono una parte del potere, chi influenza; chi è responsabile di determinare le condizioni in cui si fa in azienda? Chi dà la Vision… e la sostiene? Chi spiega o interpreta gli eventi esterni? Chi si fa carico di illustrare e poi affrontare le situazioni moleste?

La mission è il COSA, ma quella c’è già. C’è da sempre. Ma a chi viene richiesto di rappresentarla in maniera credibile riuscendo ad ingaggiare le persone? Chi si farà carico di questa responsabilità?

Marisa Privitera

Sales Account at Essedi Srl

6 anni

concordo assolutamente con le dinamiche che hai descritto!

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