Riflessioni notturne sulla banalità del male che affligge il nostrano turismo [più o meno di massa]

Riflessioni notturne sulla banalità del male che affligge il nostrano turismo [più o meno di massa]

Vi invito a fare un piccolo esperimento. Provate a digitare su Google Notizie le due paroline magiche turismo+Italia. Fatelo per più giorni consecutivi. Vi troverete di fronte un caleidoscopio indecifrabile. Chi parla di record. Chi parla dell’Italia come della meta preferita finanche dai marziani. Chi parla di riscoperta dei borghi [ancora??], chi dei danni dell’overtourism, chi dei prezzi troppo alti, chi dei danni del cambiamento climatico, chi di annus horribilis. Dati precisi e ben interpretati se ne hanno pochi, come sempre. Io, dal canto mio, sono nella posizione di avere un punto di vista piuttosto globale sulla situazione attuale italiana e, stando a quanto mi dicono molti albergatori, non si tratta di un’estate particolarmente esaltante. Ovviamente c’è chi – fortuna sua – sostiene anche il contrario, ma non è certo quest’ultima la tendenza generale. E alzare i prezzi no perché sono aumentati i mutui e le bollette. E abbassare i prezzi no perché si svaluta il prodotto. E allora che si fa? Qual è il problema? A mio avviso, il problema è la nostra destinazione. Sì, la destinazione Italia, Open to Meraviglia che però sembra non meravigliare più nessuno. Città d’arte ridotte a mangiatoie e a location per i selfie di sedicenti influencer – c’è per caso rimasto qualcuno a non definirsi tale? – località balneari rimaste ferme a cinquant’anni fa, territori bellissimi ma difficili da raggiungere, siti termali senza le terme, montagne dove non nevica più, luoghi stupendi da scoprire ma promossi poco e male [e per questo non li scopre, infatti, nessuno]. A tutto questo, spesso, si aggiunge la scarsa e/o obsoleta offerta alberghiera. Io credo che, al netto delle fanfare e dei progetti milionari destinati al marketing – ma di chi e per chi? – sia arrivato il momento di fare una seria riflessione su questa meraviglia d’Italia. Vantiamo aeroporti tra i più fatiscenti del mondo. La nostra compagnia di bandiera è derisa ovunque per la sua inefficienza. Provate a chiamare un taxi in una qualsiasi metropoli dopo un evento. Prendere una coincidenza coi nostri treni è ormai disciplina olimpionica. Prendersela con i mezzi di trasporto sarebbe però fin troppo semplice. Quello che manca alle nostre destinazioni sono i servizi all’avanguardia. La digitalizzazione, l’inclusione, la sostenibilità, l’accessibilità. In una sola parola: la sensibilità verso il turista [e verso le proprie proposte]. Chi ha occupazione non si preoccupa della qualità; chi non ha occupazione sbraga – come si dice qui in Romagna – sui prezzi. Il risultato è che la nostra meravigliosa Italia sta diventando una terra di mezzo. Gli italiani preferiscono andare all’estero per spendere meno e pubblicare sui social selfie più esotici. Gli stranieri spesso vi rinunciano a causa dei disservizi di cui sopra. Ecco, io non credo che quest’estate 2023 sia un’estate anomala, come molti colleghi suggeriscono. Io credo che siamo seriamente arrivati a un punto di non ritorno dove i soldi andrebbero ripartiti e investiti in ogni singolo territorio per valorizzarlo al massimo e non per mandare in giro la Venere del Botticelli travestita da influencer [l’ennesima!], che poi gli operatori si fanno strane idee e cominciano a credere che basti ospitare ragazzini ben vestiti con un milione di followers finti su Tik Tok per fare destinazione. Lo dico perché l’ho sentito proporre e approvare da più parti [magari avessi tanta fantasia!]. La mia idea - per quel che vale - è che si sia persa di vista la reale valorizzazione del territorio a favore di uno pseudo-marketing vuoto e pensato per il brevissimo periodo. Non vedo in giro progetti interessanti di adeguamento alle esigenze di turisti nuovi. La mia idea è che non ci sia, in generale, una strategia per rilanciare territori che di più soffrono la carenza di turisti né, dall’altra parte, per sfruttare al meglio le destinazioni che hanno invece il problema opposto. Non parliamo poi della schizofrenia dei prezzi. L’unica strategia che vedo all’orizzonte è quella del prendi i soldi e scappa. Spenna il turista, fagli scattare i suoi selfie, dagli da mangiare e da bere in ogni angolo, non proporgli alternative, se si lamenta affari suoi, d’altronde che pretende, siamo la città più bella del mondo – in Italia lo sono tutte, ogni giorno, a seconda di chi finanzia i sondaggi – se non ti va bene torna a casa, noi abbiamo sempre fatto così. Questo, in sintesi, il manifesto dell’offerta turistica in Italia, un po’ a tutti i livelli. Quello che conferisce paradossalmente all'aggettivo turistico un'accezione negativa. Un manifesto che andrebbe stracciato e a cui andrebbe dato fuoco per dare vita a quel concetto di Rinascimento che auspico da anni. Invece il Rinascimento qui sta diventando soltanto la parodia del nostro Paese, da portare nel mondo con addosso la veste grottesca di una influencer bionda vestita dei peggiori stereotipi. A favore di chi? Lord knows, come dicono gli anglosassoni. E forse non lo sa manco più lui.

 

 

Gaia Provvedi

Strategic & Business Designer | Strategie di marketing tramite Design Thinking * Identifichiamo i tuoi clienti migliori e facciamo conoscere il tuo valore in modo etico e sostenibile

1 anno

Grazie della tua riflessione. Mi farebbe molto piacere fare due chiacchiere con te e Filippo Giustini dato che sulla questione della Venere e di opentomeraviglia abbiamo anche noi qualcosa da raccontare. Dopo la tempesta del dominio che ci ha invasi personalmente e professionalmente abbiamo pensato di provare a fare qualcosa di costruttivo per il settore e abbiamo lanciato il progetto "be a meraviglia". Una challenge a supporto di piccoli e medi operatori turistici italiani. Una risposta costruttiva alla mancanza di dialogo tra istituzioni e professionisti del marketing strategico che vorremmo colmare, organizzando una challenge orientata a dare risposte alle nuove sfide del settore e che cercherà di supportare progetti orientati ad un turismo sostenibile. Ti va di approfondirlo insieme? Saremmo felici di averti a bordo.

Nicola Seghi

🔥 International Business Development Manager - Zucchetti Hospitality & Evangelist at QNT Simple Booking

1 anno

Analisi lucida e profonda, che lascia poche speranze se non riusciremo a cambiare mentalità, nel grande come nel piccolo.

Gianluca Piemonte

Consulente esterno presso Me stesso

1 anno

Nelle destinazioni che non sono più destinazioni si verifica un problema serio. Problema accentuato dai finti esperti di revenue. Ovvero il calo indiscriminato, senza senso e deleterio delle tariffe. La tariffa bassa non crea domanda, al massimo la sposta. E fin qui non ci sarebbe ancora niente di male. Il dramma è che si innesca un meccanismo al ribasso a cui non si riesce più a porre un freno e paradossalmente ci rimette il turista perché lo sappiamo bene che a certe tariffe non si può fornire un buon servizio. Ammenoché l'hotel non serva solo per fare da "lavanderia".

Salvatore Cannito

Formatore Esperto di Turismo e Marketing.

1 anno

La Riforma del Turismo del 2001 è stata a mio avviso una legge che ha iniziato un processo di demolizione del turismo stesso. Ogni regione fa come gli pare, sembra una gara tra regioni a chi fa peggio però, non a chi fa meglio. Il ministero del turismo è un’opera di facciata che in tutto ciò non serve a nulla. Dopotutto sono quasi 40 anni che esiste un partito nato con l’idea di dividere il paese in 2 parti, bisognerebbe ripartire dall’idea che l’Italia è un paese unico da nord a sud. Ad oggi aimè questa divisione è alquanto evidente.

Margherita Nieri

Marketing manager & senior copywriter | Curious, attentive, goal-oriented

1 anno

la verità fa male, lo so

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