mezza prof. e mezza no
Fin dove è lecito spingersi come docenti?
Io a volte mi spingo più in là di quanto sia di buon senso fare. Con alunni e alunne sono andata: a mare, a correre, a bere la sera, ho dato loro un passaggio a casa in macchina, ho preso innumerevoli caffè, svariate pizze, ho prestato loro libri, uno l'ho persino ospitato a casa mia!
Ho chattato, naturalmente.
Mi sono spesso chiesta se sia saggio.
Conosco i rischi, ovviamente. Ma conosco anche i benefici.
Spesso capita che i miei alunni, da quello che vedono di me in classe, dai discorsi e le riflessioni che facciamo, da quanto della mia vita traspare - dagli esempi che faccio, dalle difficoltà che confesso, dai sentimenti che mostro - si facciano l'idea che io sia una creatura ibrida: mezza prof, mezza no.
E alla mezza no indirizzano domande. Del tipo:
- Prof., ieri sera ho bevuto, che posso fare per farmi passare il mal di testa?
- prof., lo può dire lei ai miei genitori che io voglio/non voglio.... fare il liceo classico/ andare alla scuola pubblica, privata, di mia sorella/ andare dallo psicologo/ etc..
- prof. lo può dire lei ai miei genitori che ho preso due in matematica?
- prof. andiamo a mare? a correre? a vedere un film?
Io rifletto, in questi casi. Chiedo consiglio. Qualche volta parlo con i genitori, li avverto di quello che sto facendo ["sua figlia mi sembra abbia bisogno di parlare con qualcuno, per voi va bene se di tanto in tanto parlo con lei su whatsapp? o andiamo a prendere un caffè? naturalmente vorrei si fidasse di me, quindi ci tengo a mantenere la sua privacy sui contenuti del dialogo, se non si tratta di nulla di allarmante"]
In altri casi agisco d'impulso. Magari rischio e sono io a chiedere:
- vuoi un passaggio?
[a quell'Alessio un po' bullo della scorsa NL, che aveva speso per la merenda i soldi dell'autobus ed era solo, a piedi, su una strada statale. Ho dovuto fare un lunghissimo giro per lasciarlo a casa e intanto mi ha raccontato di sua nonna che fa le pulizie e ogni tanto gli da dieci euro, di lui che non sa cosa vuole fare e sua mamma che si dispera. E poi mi ha chiesto perché faccio la prof., se sempre ho pensato di far questo nella vita, se a sedici anni lo sapevo... Poi mi ha salutato e mi detto: "prof. sono felice di averti conosciuto, grazie del passaggio" ]
Oppure chiedo:
- che ti succede?
[a un ragazzo con lo sguardo strafatto, che dopo un po' confessa di aver fumato, "ma voglio smettere, sul serio prof., perché non mi ricordo più le cose, a matematica non mi ricordavo l'area del triangolo!"]
- perché hai preso due in filosofia?
["perché la prof. di filosofia ce l'ha con me. Perché ho i jeans strappati. Ma uno non può avere i jeans strappati e sapere la filosofia? me lo deve dire lei come mi devo vestire?"]
I vantaggi mi sembrano superiori ai rischi. E sono:
- I ragazzi non imparano dai libri, imparano dalle persone. Persone che ammirano, stimano, conoscono. Che parlano la loro lingua e intanto ne insegnano anche un'altra. E prestano loro dei libri, magari.
- Che lo studio renda migliori non dobbiamo solo dirlo, ma praticarlo. Io studio tanto. Se i miei alunni lo vedono e se vedono che poi uso nella vita quotidiana la poesia, la storia, il metodo nel fare le cose etc.. è meglio di qualunque lezione: è l'esempio (che non significa essere perfetti, ma mostrare anche, se necessario, come reagire alle difficoltà, capire gli errori etc.)
- I ragazzi hanno bisogno di opinioni adulte. Ma spesso non le vogliono dai genitori (e non vogliono neanche le opinioni 'da prof': contro la musica che loro ascoltano, i vestiti che indossano, contro Ferragni & Fedez, contro i social, contro la playstation etc..) Chattare con loro non significa essere uguali, non significa che io smetta di essere adulta. Mi piace Salmo quando canta
La mafia non fa la vacanza, ti uccide d'estate
Ci fanno una serie TV e tutto è già visto come un déjà vu
La tecnologia che ci porta lontano
Facciamo fatica a parlare italiano
e sono adulta; mi piace anche la musica lirica e Maria Callas e, se devo spiegare 'commovente', per me è Madama Butterfly quando dice
Io senza dar risposta
me ne starò nascosta
un po' per celia, un po' per non morire
al primo incontro
- Ci sono cose - incoraggiamento, fiducia, delusione - che hanno bisogno di uno spazio privato. Non si possono dire davanti a tutti. Ma si devono dire, individualmente: "Io mi fido di te".
Io le dico. E se mi sembra meglio, le dico in spazi esterni alla scuola. Se qualcuno me ne chiederà conto io glielo spiegherò.
Imparo, e poi risolvo problemi.|Non credo ai metodi, solo agli strumenti.
4 anniQuanto è sbagliato questo sistema di selezione dei docenti, che si basa sulle nozioni prima e sulla ricerca poi. E dimentica didattica, pedagogia, andragogia, psicologia. E lascia a casa la passione, di chi insegna e di chi impara. Buone Feste, Cristiana Caserta 🌹
Sales account at Gius. Laterza & F. SpA
4 anniPersonalmente non condivido una partecipazione che vada oltre il ruolo di insegnante e di docente, anche se fuori degli schemi a volte. Un insegnante, deve essere una guida, un supporto, un coach (per usare un termine tanto in voga), ma non un amico con cui condividere del tempo libero, una pizza o altro. Sia ben chiaro, non giudico assolutamente il suo operato, ho solamente espresso un mio pensiero all'istante. Grazie
Italian Language Instructor
4 anniEcco, Claudia Giacomazzi . Eccoci.