Scrivere meglio? Iniziamo dalle buone pratiche
Anche se ci capita di scrivere occasionalmente, siamo sempre alla ricerca di un modo per farlo meglio. Ovviamente, non esistono scorciatoie o illuminazioni istantanee. Come per il raggiungimento di qualsiasi risultato degno di questo nome, occorrono metodo e perseveranza.
A maggior ragione, la scrittura professionale impone procedure che non possiamo disattendere, pena la perdita di autorevolezza.
Leggere
Più leggiamo, più la nostra “cassetta degli attrezzi” si arricchisce. Non mi riferisco solo all’ampliamento del nostro vocabolario personale, ma anche come occasione per trarre ispirazione per nuove narrazioni.
Soprattutto per quest’ultimo motivo è essenziale non limitarsi alla sola letteratura tecnica (i vari libri sulla SEO, il social media marketing, il web content e compagnia cantando), ma spaziare dappertutto: dai classici greci alle avanguardie artistiche.
Credo, forse, può darsi
L’approssimazione è sempre una pessima modalità di scrittura. Senza considerare che le inesattezze, l’impossibilità di dimostrare le fonti e le grossolane falsità si pagano a caro prezzo. Scrivere bene fa il paio con una robusta documentazione che, salvo sviste e omissioni, ci mette nella condizione di conservare sempre una sufficiente cognizione di causa.
Molti social media manager ritengono che...
è approssimazione.
Il 25% del social media manager ritiene che...
è il risultato di una ricerca che, inutile dirlo, assicura maggiore credibilità al contenuto e a colui che l’ha scritto.
Siamo quello che scriviamo
È pura illusione pensare che mettere un’acca dove non ci va e un congiuntivo spericolato non abbiano a che fare direttamente con la nostra reputazione. Non possiamo incontrare personalmente tutte le persone con le quali intratteniamo rapporti professionali e/o amicali, pertanto spessissimo l’opinione sul loro conto ce la facciamo sulla base di ciò che scrivono nei blog, sui social o su qualsiasi altro mezzo. Quindi, la scrittura è un po’ come il centralino di un’azienda, è qui che ci formiamo la prima opinione su tutta la struttura. Potrebbe non esserci una seconda occasione per dimostrare le nostre capacità.
Misurare per migliorare
Se qualcuno deve investire su di noi perché gli piace come scriviamo, vorrà anche sapere quante visite totalizza il nostro blog, quante volte vengono visualizzati/condivisi/commentati i nostri articoli e quanto sono popolari su Google.
Va da sé che tenere sotto controllo queste metriche aiuta anche noi a capire dove possiamo individuare margini di miglioramento.
Non siamo infallibili
Siamo umani e per questo sbagliamo. Una citazione non corretta, una statistica non pertinente, un errore che la fretta ha reso invisibile ai nostri occhi, sono tutti incidenti di percorso pressoché inevitabili. A questi vanno aggiunte la contestazioni in merito alle opinioni o ai punti di vista che esprimiamo.
Di fronte alla critiche siamo istintivamente più inclini a porci sulla difensiva, fino ad arrivare al pericolosissimo boomerang del “Se sei più bravo, allora scrivilo te!”. Così non va.
Il professionista della scrittura è soprattutto uno che gli errori li gestisce, assumendosi (quando è il caso) le proprie responsabilità. Le considerazioni avverse non sono il capolinea della nostra carriera di scrittori, ma un’occasione per crescere e fare sempre meglio.
Il potere della narrazione
Se non raccontiamo una storia, vuol dire che stiamo solo scrivendo. Lo storytelling, al di là che oggi è diventato il new black del copywriting, fa la differenza fra un pezzo capace di stimolare delle emozioni e uno che si limita solo a dare delle informazioni. Oggi, la pubblicità venderebbe le automobili descrivendole solo sotto il profilo tecnico? Oppure, compriamo un profumo perché lo spot ci spiega la composizione chimica della fragranza?
L’obiettivo della semplicità
Anche se ne sappiamo a pacchi, facciamo lo sforzo di sempolificare il più possibile. La scrittura che coinvolge è quella che ha molti punti di contatto con il design: funzionalità, essenzialità, eleganza.
Se chi ci legge deve fare ricorso al vocabolario o essere particolarmente ferrato su un determinato gergo tecnico, siamo completamente fuori strada.
Ovviamente, non possiamo scrivere per tutti, ma possiamo fare in modo che tutti possano capire i punti chiave del nostro articolo.
Al di là della cosiddetta dittatura delle immagini, viviamo ancora in un mondo denso di parole. Dalla carta stampata al web, tutti i giorni un fiume in piena di post, articoli e saggi ci travolge senza soluzione di continuità.
In questo vortice tumultuoso è molto difficile distinguersi e restare a galla. Non accontentarsi mai dei risultati (anche se buoni) è il solo mantra che può fare di noi degli scrittori migliori.
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