Quattro cose che ho imparato facendo (solo) formazione online
A conti fatti, giorno più giorno meno, da fine febbraio dello scorso anno ho tenuto solo corsi di formazione online. In pratica, in una manciata di mesi sono passato dal “E adesso?” al più razionale “Vediamo di prenderci le misure”, ma come in tutte le trasformazioni “veloci e violente” sono state di più le cose che ho imparato.
Una su tutte, ho capito che il mezzo (Zoom & Co.) funge da ‘A livella che disincarna i ruoli e mette tutti sullo stesso piano. Forse, fatta eccezione per il “potere” di spegnere i microfoni da parte del docente. Una pinzillacchera, avrebbe certamente chiosato Totò.
In un certo senso, la nuova aula mediata mi ha dato lo spunto per osservare con maggiore attenzione i variegati modelli di comportamento umano. Non che nei contesti fisici ciò sia impossibile, ma la persistenza della gerarchia (cattedra vs banchi), ancorché mitigata dalla cordialità del dialogo, instaura sempre un discreto disallineamento relazionale.
Il cliente ha sempre ragione
“Esiste solo un capo supremo: il cliente. Il cliente può licenziare tutti nell'azienda, dal presidente in giù, semplicemente spendendo i suoi soldi da un'altra parte”, è una famosa frase di Sam Walton.
Ora, cosa mi fa pensare che i corsisti possano essere dei clienti che “hanno sempre ragione”? Di fatto, comprano un servizio (direttamente o qualcuno per loro) e hanno (almeno) il diritto di avanzare delle critiche, ma soprattutto perché nel mercato della formazione da remoto possono scegliere fra un ventaglio di offerte pressoché sconfinato.
Così, ho capito che la mia fatica di stare davanti allo schermo, era per loro, come minimo, moltiplicata per dieci. Ecco perché ho raddoppiato il numero delle pause, ho condiviso le mie difficoltà, ho creato inedite situazioni gestionali del tempo (per dire, in ogni corso faccio eleggere un capoclasse).
Il professore e il bidello
Come nella scuola “fisica” esistono persone con ruoli differenti, anche in quella smaterializzata continuano a persistere le stesse declinazioni funzionali. Tuttavia, se il mondo analogico ci ha abituato a “classificare” (e a comportarci di conseguenza) chi tiene in mano una cartella di pelle e chi invece una scopa, in quello dei bit gli “attrezzi” sono gli stessi per tutti.
Nelle conversazioni mediate, il fatto di non sapere mai esattamente chi c’è “dall'altra parte dello specchio”, fa sparire quella spregevole modulazione lessicale e comportamentale che innestiamo – spesso inconsapevolmente – unicamente sulle professioni o sui destini di vita.
Le persone sono tutte intrinsecamente preziose. Ricordiamocelo quando ricominceremo, sicuramente più di adesso, a fare di nuovo i conti con gli atomi.
La leggerezza e la pietra
Per sua natura, la formazione online non può che privilegiare la funzione verbale della comunicazione. In relazione a questo mi sono reso conto di quanto sia potente un sostantivo che troppo spesso dimentichiamo: grazie.
Ho preso l’abitudine di dire “grazie” abbastanza frequentemente e noto come la sua apparente leggerezza nasconda in realtà tutta la forza di un’iscrizione sulla pietra. Lo vedo nelle facce piacevolmente sorprese dei corsisti.
Dire “grazie”, specie quando il contesto lo darebbe per scontato, non costa nulla e ha un effetto incredibilmente propedeutico sull'andamento dell’intero corso.
“Per ogni singolo momento nostro / per ogni gesto il più nascosto / ogni promessa ogni parola scritta / dentro una stanza che racchiude ogni certezza”. Che dire, gli Zero Assoluto si erano sintonizzati molto prima di me.
La macchinetta del caffè
Si accende la webcam, si inseriscono login e password… e si parte. Così funzionano gran parte dei corsi di formazione online, con buona pace, ahimè, del preriscaldamento iniziale tipico dell’aula “in presenza” (giuro che questa è l’ultima volta che lo dico e lo scrivo, perché sembra quasi che tutto il resto venga fatto “in assenza”).
Pertanto, ho pensato bene di iniziare ogni corso dall'angolino della macchinetta del caffè (virtuale). Il luogo ideale per permettere a tutti quindici minuti (Andy Wharol mi perdonerà) di pura informalità.
Ovviamente, spetta a me innescare il processo. Anziché iniziare con il classico “Come va?” che ottiene inevitabilmente sempre le stesse risposte automatiche (“Bene”, “Male” “Non c’è male” e “Così così”), propongo la più interessante variante del “Che progetti avete per oggi?”.
Una piccolissima conclusione
Non ho scoperto l’acqua calda e, tanto meno, ho la pretesa di aver trovato la chiave di volta della formazione online. Allo stesso modo non penso nemmeno che le mie “intuizioni” possano essere applicate nel cento per cento dei casi.
Questi mesi, trascorsi a parlare – molto spesso - a una platea di webcam oscurate, mi hanno dato l’opportunità di osservarmi e di mettere in discussione molte delle mie presunte certezze.
Ho ottenuto una gran quantità di informazioni. Alcune le sto utilizzando per improntare un nuovo stile didattico, mentre tutte le altre hanno acceso qualche lampione in più sulla strada della mia consapevolezza personale.
Articolo originariamente pubblicato su www.sergiogridelli.it