Comunità energetiche: si parte

Comunità energetiche: si parte

CON LA PUBBLICAZIONE A FINE GENNAIO DEL DECRETO INCENTIVI DA PARTE DEL MASE, SI ATTENDE SOLO LA PUBBLICAZIONE DELLE REGOLE OPERATIVE DEL GSE, CHE DOVREBBERO ARRIVARE ENTRO MARZO 2024. INTANTO I PRINCIPALI OPERATORI DEL FV E DELLO STORAGE HANNO ACCOLTO CON FAVORE LA MISURA, SOPRATTUTTO PERCHÈ IL TESTO OFFRE UN RUOLO DA PROTAGONISTA ALLE IMPRESE. LO SBLOCCO DI CER E AUTOCONSUMO COLLETTIVO POTREBBE INOLTRE RIDARE SLANCIO AD ALCUNE TECNOLOGIE, SOPRATTUTTO AGLI ACCUMULI DI TAGLIA COMMERCIALE E INDUSTRIALE, E NUOVA LINFA AL RESIDENZIALE. MA SERVIRANNO NUOVE MODALITÀ DI VENDITA, PROGETTAZIONE E INSTALLAZIONE

È tutto pronto. Finalmente. Dopo un’attesa estenuante durata mesi, a fine gennaio 2024 il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato sul proprio sito il decreto che stimola la nascita e lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili e dell’autoconsumo diffuso in Italia. Dal 24 gennaio è dunque a tutti gli effetti in vigore il decreto contenente gli incentivi, essendo avvenuta la registrazione della Corte dei Conti e, in precedenza, l’approvazione della Commissione europea. Mancano ancora due piccoli, ma fondamentali, step: entro trenta giorni, come previsto dal provvedimento, saranno approvate le regole operative del GSE che dovranno disciplinare le modalità e le tempistiche di riconoscimento degli incentivi. Entro 45 giorni dall’approvazione delle regole il GSE, inoltre, metterà in esercizio i portali attraverso i quali sarà possibile presentare le richieste.

«Finalmente in Italia prendono avvio le comunità energetiche e possiamo mettere a reddito il lavoro fatto negli ultimi anni, forti della sperimentazione e oggi anche di basi normative concrete», dichiara Andrea Brumgnach, vicepresidente di Italia Solare e coordinatore del gruppo di lavoro CER e autoconsumo. «Stimiamo che a marzo potremmo avere un quadro normativo stabile che ci consentirà di partire. Speriamo di poter iniziare il prima possibile anche perché l’attesa estenuante ha raffreddato l’entusiasmo iniziale con il quale erano state accolte le comunità energetiche».

La pubblicazione del decreto rappresenta un punto di svolta significativo per il mercato. Finalmente, i principali operatori che fino ad oggi si sono strutturati con servizi e prodotti innovativi per lo sviluppo di configurazioni di condivisione dell’energia potranno lavorare con regole più chiare. L’approvazione del decreto arriva anche in un momento particolare per il mercato del fotovoltaico in Italia. Le comunità energetiche potrebbero infatti invertire il trend negativo che ha interessato le installazioni fotovoltaiche e i sistemi di storage in ambito residenziale con la fine del Superbonus. Allo stesso tempo, potrà dare ancora più lustro alla taglia commerciale e industriale, già comunque in forte crescita. Ma non sarà semplice: serviranno infatti nuove proposte di vendita e un approccio al cliente finale totalmente diverso, che non potrà fondarsi solo sulla bontà dell’incentivo. Non solo: non si potrà più pensare di installare impianti fotovoltaici standard, ma sistemi in grado di ottimizzare la produzione e la condivisione dell’energia. Intanto oggi in Italia sono presenti circa 82 configurazioni in autoconsumo collettivo e 33 comunità energetiche. Considerando le iniziative ancora in fase progettuale, il totale raggiunge 198 progetti, sei volte di più rispetto alle 33 configurazioni mappate nel 2021 ma notevolmente al di sotto delle stime attese. Ora che la normativa offre nuovi incentivi e soprattutto maggiore spazio di partecipazione alle imprese, è chiaro come il potenziale sia decisamente molto più elevato.

«Siamo di fronte a una svolta, a una nuova fase storica nel rapporto tra cittadini ed energia», commenta il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. «Ora le comunità energetiche rinnovabili potranno diventare una realtà diffusa nel Paese, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale. Per la sua unicità, il provvedimento italiano ha richiesto una forte attenzione della Commissione europea, che ha comunque pienamente validato il modello italiano: oggi questo rappresenta dunque un apripista per altre esperienze nel Continente. Voglio ringraziare per il risultato ottenuto tutte le strutture del Ministero e della rappresentanza italiana a Bruxelles, per il valore tecnico delle norme e per l’interlocuzione sempre propositiva con gli organismi europei».

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